Appunti di Edgar Blackwood – Limehouse, dicembre 1888
Londra non dorme. Londra trattiene il fiato.»
C’è un’ora precisa, tra le quattro e le cinque del mattino, in cui la città si lascia osservare senza maschera.
La nebbia non è ancora piena. I canti dei mercati non sono ancora cominciati.
E il Tamigi… il Tamigi respira.
Scendo lungo Narrow Street con la giacca umida sulle spalle e l’odore di tabacco ancora nelle dita. Il mio alloggio non è lontano da qui: un edificio stretto e scolorito, incastrato tra due magazzini dismessi. Ma è in questi vicoli che trovo le risposte che gli archivi non osano contenere.
Il primo segnale è l’odore
Non c’è bisogno di vedere il fiume per sapere che ci sei vicino.
È l’odore a trovarmi per primo: ferro e alghe marce, cenere bagnata, muschio incrostato, urina vecchia e sangue. Ma anche qualcosa di più sottile… quasi dolce, come carne sfiancata, come un’offerta rimasta troppo tempo all’aperto.
Mi fermo al solito angolo, dove la ringhiera arrugginita affaccia sulle acque basse. E ascolto.
Non vedi mai tutto, qui. Non il fondo, non la riva opposta, non ciò che galleggia davvero. Ma senti.
Il fiume parla con voci che la terra ha dimenticato. Legni che cigolano. Corde spezzate. Lo scalpiccio delle barche dei pescatori che non ci sono. O forse sì.
E se stai abbastanza fermo…
…qualcosa risponde.
Il Tamigi non perdona, ma custodisce
È lì che ho trovato il primo indizio, settimane fa.
Un guanto. Una ciocca. Una reliquia.
Non serve elencare cosa. Solo dire che era stato lasciato, non caduto.
Come se qualcuno volesse che lo trovassi.
Da allora torno qui ogni tre o quattro giorni, sempre all’alba, sempre solo.
Non prendo appunti. Non ne ho bisogno.
Perché ogni odore resta.
E con esso, il sospetto.
Un tempo pensavo che Londra nascondesse i suoi mostri tra i portoni e le ombre.
Ora so che li deposita qui, nel ventre del Tamigi.
E lui li accoglie, silenzioso. Come una madre. Come una tomba.
Non so cosa troverò domani.
Ma so che lo sentirò prima di vederlo.
Perché l’odore del Tamigi all’alba non mente mai.
E chi mente… non dovrebbe mai avvicinarsi a queste acque.
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