Nell’epoca degli algoritmi e dei contenuti istantanei, scrivere un libro gotico non significa più solo sedersi alla scrivania e battere parole sulla tastiera. È un lavoro che si ramifica, che chiede occhi su più dimensioni: narrativa, estetica, visiva, emotiva. E ogni dimensione ha bisogno di tempo, cura e disciplina. Oggi voglio raccontarti come gestisco tutto questo universo oscuro chiamato Archivio Blackwood.
La scrittura come ossessione organizzata
Scrivo ogni giorno, o almeno ci provo. Il mio metodo è semplice: fissare una scaletta dettagliata, con capitoli, sottotrame e scene chiave. Non inizio mai un racconto senza sapere dove voglio arrivare, anche se poi mi concedo deviazioni impreviste. Ogni scena che leggi è il frutto di una progettazione precisa: atmosfere, ritmo, struttura del dialogo e “densità gotica”. Niente è lasciato al caso. Ogni parola deve trasmettere qualcosa. Se non vibra, la riscrivo.
Controllo ossessivo della coerenza narrativa
Ogni libro dell’Archivio Blackwood è connesso agli altri. Questo significa che tutto deve combaciare: date, personaggi, eventi. Tengo un archivio interno con cronologie, mappe, genealogie e simboli. Lo consulto spesso, perché basta un dettaglio fuori posto per far crollare la magia dell’universo narrativo. Quando inizio un nuovo capitolo, rileggo quello precedente per assicurarmi che ci sia continuità fluida e coerenza emotiva.
Le immagini: non solo illustrazioni, ma estensione del testo
Le immagini che vedi su Instagram o nei reel non sono solo promozione: sono parte della narrazione. Ogni immagine è pensata per evocare un frammento del racconto. Lavoro ogni giorno con un sistema di prompt, revisioni e generazioni grafiche per ottenere una palette coerente, atmosfere realistiche e suggestioni disturbanti. Il logo cambia a seconda della scena, dei colori, del tono. L’estetica gotica è un linguaggio a sé: non può essere fissa, deve mutare, insinuarsi.
La promozione: costante, senza mai diventare invasiva
Non amo l’autopromozione fine a sé stessa. Preferisco raccontare. Ogni post sui social è un’estensione del mio mondo: un estratto, un’immagine, un simbolo, una frase. Uso il blog, Instagram, Facebook e Substack per creare connessioni, non per vendere. Eppure funziona. Quando un lettore sente che lo stai coinvolgendo in qualcosa di più grande, che lo stai guidando in un mondo, sarà lui a volerci restare.
Come tengo tutto insieme
Il segreto? Organizzazione maniacale.
Ogni settimana creo una lista di cose da fare, divisa per categorie: scrittura, immagini, articoli, correzioni, post, contatti editoriali.
Uso cartelle nominate per data e progetto, così trovo tutto subito.
Dedico una giornata fissa a settimana per la promozione. Gli altri giorni scrivo.
Tengo sempre un file Word con idee nuove, scene da recuperare e nomi da usare in futuro.
In sintesi
Scrivere oggi è un mestiere complesso, ma se hai una visione e non la tradisci, tutto si incastra. Ogni storia è un corpo. Ogni dettaglio è carne. Ogni immagine è pelle. E ogni post, se fatto bene, è una ferita aperta sul mondo reale, un invito per chi vuole entrare.
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L’Archivio Blackwood – Volume II: I Racconti
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Canali ufficiali di Claudio Bertolotti
Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net
Instagram Autore: @autoreclaudiobertolotti
Instagram Archivio Blackwood: @archivio_blackwood
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