Nel 1888, Londra non era solo la capitale dell’Impero Britannico: era anche il cuore pulsante di mille superstizioni.
In un’epoca di progresso scientifico, ancora moltissime persone credevano fermamente in presagi, maledizioni e presenze oscure.
Tra le credenze più diffuse:
Il corvo: incontrare un corvo nero lungo la strada era segno di morte imminente.
Il numero 13: ritenuto diabolico, era evitato nei numeri civici e perfino nelle prenotazioni di hotel e carrozze.
Lo specchio rotto: sette anni di sfortuna, dicevano. E molti evitavano di tenerne in casa.
Le lanterne spente improvvisamente: erano considerate presagio di visita di uno spirito maligno.
Nei quartieri più poveri di Whitechapel, queste credenze si mischiavano con i sussurri di omicidi irrisolti e apparizioni notturne, rendendo Londra una città dove il buio era temuto davvero.
In Le Ombre di Whitechapel, questi timori antichi sono parte viva del racconto: un’eco costante che avvolge strade, case e cuori.
