Accanto a Padre Quinn


L’ho seguito nel buio senza parlare.
Le sue mani tremavano appena, ma non per paura. Per il peso.

Quel genere di peso che non si vede, ma si avverte, come il freddo di una cripta che non si è mai richiusa del tutto.
Padre Marcus Quinn camminava davanti a me, il passo deciso di chi ha già perso tutto eppure continua. Il mantello frustava il vento e nella destra stringeva il rosario, annerito dal tempo, rigido come un’arma. Non era più un prete. Era qualcos’altro. Qualcuno che ha guardato nell’abisso e ha deciso di rientrare, pur sapendo che non ne uscirà.

Voltò lo sguardo una volta sola. Non disse nulla. Non doveva.
Davanti alla casa — quella casa — l’aria era densa di ceneri invisibili.
Il rituale lo stava aspettando.

Io?
Ero lì per assisterlo, ma anche per non farlo restare solo. Perché a volte l’unica difesa contro il Male… è non combatterlo da soli.

Nella stanza dove il soffitto si piegava e il legno scricchiolava come un lamento, Quinn tracciò i simboli con mano ferma. Bruciò una pagina antica, recitò in latino versi che suonavano come minacce. E poi si inginocchiò.
Ma non per pregare.

Per sfidare.

Il Viaggiatore lo stava guardando. E io lo seppi. Non c’era bisogno di vederlo. Lo sentivo in ogni fibra.

Ci sono momenti in cui la fede non è un atto di devozione.
È un’arma.
E Quinn… era pronto a usarla.

Quando uscii da quella casa, qualcosa era cambiato.
Dentro di me.
Dentro di lui.
E dentro il lettore che troverà il coraggio di aprire Il Vangelo delle Ombre.

Perché questo libro non si legge.
Si affronta.


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5 Oggetti Reali Inquietanti Trovati in Case Vittoriane


Certe case non parlano. Sussurrano soltanto… attraverso gli oggetti che vi abitano ancora.

La Londra vittoriana era un teatro di ombre, superstizioni e stranezze. In quel mondo, nulla era davvero solo un oggetto: tutto poteva nascondere un segreto, una maledizione o un ricordo impossibile da cancellare. Nel mio lavoro di ricerca per l’universo di Blackwood, mi sono imbattuto in alcuni reperti davvero esistiti, oggi conservati in musei, collezioni private o semplicemente… dimenticati nei diari del tempo.

Ecco 5 oggetti reali e documentati trovati in abitazioni dell’epoca, oggetti che potrebbero benissimo appartenere all’Archivio Blackwood.


1. Il cuscino con denti da latte cuciti

Nel 1879, a Bethnal Green, durante il restauro di un’abitazione abbandonata, venne trovato un piccolo cuscino imbottito… non di piume, ma di denti da latte cuciti con filo nero. Secondo alcune credenze popolari, cucire i denti proteggeva l’anima del bambino dalla possessione.
O forse, la intrappolava.


2. La Bibbia incisa con capelli umani

Nella zona di Clerkenwell, nel 1883, fu rinvenuta una Bibbia da viaggio le cui pagine recavano incisioni sottili eseguite con capelli intrecciati a punta d’ago. Ogni versetto riportava una data di lutto familiare. Un vero libro del cordoglio privato, dove la fede si confondeva con l’occulto.


3. Lo specchio che non rifletteva le donne

A Whitechapel, un vecchio specchio ottagonale conservato oggi al Museum of London fu al centro di una credenza straziante: non rifletteva il volto delle donne, solo degli uomini. Si scoprì che, in realtà, lo specchio era stato inclinato leggermente verso l’alto per anni. Ma i racconti delle inquiline lo descrivevano come “uno specchio che conosce il peccato”.


4. La bambola cieca con palpebre cucite

Trovata in una soffitta a Limehouse, nel 1891: una bambola di stoffa dai bottoni rimossi e le palpebre cucite con filo rosso. Nessuna spiegazione fu mai trovata, se non una nota: “Non deve guardare”. Alcuni ipotizzarono che appartenesse a un rituale per tenere lontani spiriti maligni.
O per tenerli dentro.


5. Il baule delle ossa

Scoperto nel 1902 durante una demolizione a Seven Dials: un piccolo baule chiuso da due lucchetti arrugginiti, contenente ossa animali miste a resti umani infantili, secondo il referto dell’epoca. Non venne mai aperto pubblicamente: fu confiscato dalla polizia e… sparì.


Perché inserirli nei tuoi racconti?

Ogni oggetto è un frammento narrativo in potenza. Ognuno contiene:

  • Un simbolo (la bambola cieca = ignorare la verità)
  • Un enigma (lo specchio = percezione selettiva)
  • Un trauma (la Bibbia incisa = lutto e colpa)
  • Una possibilità per fare paura senza mostri.

Nel mio romanzo Il Vangelo delle Ombre, questi elementi non sono solo suggestione: diventano porta d’accesso a un altro mondo, e danno forma al Male stesso.
Perché il Male, spesso, indossa il volto dell’abitudine.


Hai mai trovato un oggetto inquietante in una casa antica?

Scrivilo nei commenti o raccontamelo su Instagram o Telegram: potresti ispirare il prossimo caso dell’Archivio…


IL VANGELO DELLE OMBRE
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Un giorno qualunque nel 1888… o forse no


“Alcuni giorni si lasciano raccontare. Altri si nascondono. Questo, invece, ci ha trovato.”


12 dicembre 1888 – Bethnal Green, Londra

Un uomo cammina lungo Cambridge Road. È l’alba. Porta con sé una borsa di pelle consumata e un piccolo mazzo di fiori secchi.

Dice che è per la moglie.

Dice che l’aspetta ogni giorno, da quando è morta nel 1879.

Ma nessuno gli ha mai chiesto nulla.

Nessuno tranne un ragazzo, stamattina, poco dopo le 6:00.

Gli ha chiesto: “Perché lo fai?”

E l’uomo ha risposto:
“Perché oggi è il giorno in cui torna.”

Poi si è voltato verso la cancellata del cimitero.
E ha sorriso.

Il cancello era già aperto.

Ma nessuno aveva le chiavi.

Né il custode. Né il vicario. Né Scotland Yard.
Eppure, il cimitero era aperto dall’interno.

L’uomo? Mai più visto.
La sua borsa? Trovata vicino a una tomba mai registrata.
I fiori secchi? Disposti a forma di croce rovesciata.

Sul retro della lapide c’era incisa una frase:
“Un giorno qualunque, per chi non ascolta.”


Perché ho scritto questo?

Perché i miei romanzi nascono da notti così.
Da appunti scritti su fogli che nessuno ha mai chiesto.
Da storie come questa, che sembrano finte, ma suonano vere.
Oppure sono vere, ma sembrano scritte.

E tu, lettore, che stai leggendo ora,
dimmi:
sei sicuro che oggi sia solo un giorno qualunque?


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I titoli che ho scartato prima de Il Vangelo delle Ombre


Trovare il titolo giusto per un libro è come cercare il battito del cuore in una stanza buia. Sai che c’è. Ma non basta sentire un rumore. Devi riconoscerlo come quel rumore. Quello giusto. Quello che farà vibrare anche il lettore.

Per Il Vangelo delle Ombre, ho scartato almeno cinque titoli. Alcuni belli. Altri evocativi. Ma nessuno… funzionava davvero.


I titoli scartati (veri)

1. “Il Libro del Vuoto”
Suonava bene. Era cupo, denso, persino un po’ mistico. Ma era anche troppo astratto, troppo filosofico. E il romanzo non è solo vuoto. È pieno. Di sangue. Di ricordi. Di segreti.

2. “La Croce Nascosta”
Un titolo forte, simbolico, quasi biblico. Ma sembrava anticipare troppo. E poi c’era un rischio: sembrava un thriller religioso canonico. Il mio libro è altro.

3. “Il Sermone del Silenzio”
Mi piaceva. Molto. Ma era troppo vicino al titolo del terzo volume: Il Carnefice del Silenzio. Rischiavo confusione.

4. “L’Evangelium Tenebris”
Latinismi. Mi piacciono. Ma non tutti i lettori li amano. E un titolo deve attirare, non intimidire.

5. “Il Canto delle Cripte”
Suona gotico, giusto? Ma anche… fumettistico. E un po’ troppo barocco.


Perché ho scelto Il Vangelo delle Ombre

Alla fine, l’ho capito: serviva un titolo che fosse solenne, ma inquietante. Qualcosa che evocasse:

  • Religione deviata
  • Luce spenta
  • Parola scritta… ma maledetta

E così è nato:
Il Vangelo delle Ombre.
Un titolo che non spiega, ma sussurra. Che non mostra… ma attira dentro.

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Cosa deve avere un titolo, per funzionare?

Secondo me, tre cose:

  1. Risuonare con il cuore del libro
    Non basta suonare bene. Deve contenere l’anima.
  2. Farsi ricordare
    Un titolo debole è come una porta anonima. Nessuno la apre.
  3. Accendere una domanda
    “Che cos’è questo vangelo? E perché è delle ombre?”
    Se un titolo genera una domanda, ha già vinto.

Ci sono titoli che sembrano perfetti, ma non sono il tuo. E altri che arrivano piano, come un sussurro dietro la spalla, e capisci che non potrai chiamarlo in nessun altro modo.


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Dietro le quinte: il diario segreto dell’autore durante la scrittura


«A volte le parole mi vengono addosso come lame. Altre, invece, si nascondono tra le pieghe del silenzio, e io resto lì, a cercarle.»

Scrivere Il Carnefice del Silenzio e Il Vangelo delle Ombre non è stato solo un lavoro creativo. È stato un attraversamento. Ogni pagina è nata da una notte insonne, da una passeggiata interrotta, da una voce che sembrava parlarmi da lontano.

E se vi dicessi che, in certi momenti, ho davvero temuto che quei personaggi mi stessero seguendo?


Una pagina reale del mio taccuino

8 dicembre 2024 – ore 3:14
“Sto riscrivendo la scena di Blackwood davanti alla finestra. Ma stasera non riesco a farlo muovere. È immobile, come me. Abbiamo lo stesso dubbio: se scendere in strada… o aspettare che qualcosa bussi. Continuo a sentire un rumore nel corridoio. Non c’è nessuno. Ne sono quasi certo.”


Scrivere paura, sentire paura

Non puoi scrivere l’oscurità senza entrare, almeno un po’, nella sua ombra. Quando ho descritto la casa della famiglia Fairweather, ho spento la luce. Volevo vedere quanto sarei riuscito a resistere. E ho resistito. Ma solo perché, scrivendo, qualcosa si accende comunque. Una candela. Una voce. Un nome che ritorna.


Quando le parole si rifiutano

Ci sono stati giorni in cui ho odiato questa storia. E non lo nascondo. Ho odiato Declan per la sua assenza. Ho odiato Monroe per la sua ingenuità. Ho odiato Blackwood… perché si stava allontanando anche da me.

Ma poi bastava una frase, una visione, un ricordo… e la macchina ripartiva. Come se la storia non mi appartenesse, ma volesse comunque essere raccontata. E io, più che scrittore, ero solo il suo archivista.


Una promessa

A chi legge i miei libri: sappiate che ogni parola è stata vissuta. Anche se finta. Anche se immaginata. Perché per creare un incubo credibile, bisogna averci camminato dentro. In silenzio. Con una torcia in mano. E senza sapere se alla fine… si uscirà davvero.


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Dentro “Il Carnefice del Silenzio” – Cronache da un testimone invisibile


Non so dire quando è cominciato. Forse la prima volta che ho visto quegli occhi, gli occhi di Blackwood, fissi su un fascicolo che nessuno voleva riaprire. O forse è stato prima ancora, quando il silenzio stesso cominciò a cambiare forma. Non era più un’assenza. Era una presenza. Opprimente. In ascolto.

Ho seguito Edgar nei corridoi scrostati di un orfanotrofio abbandonato, nei sotterranei di un monastero in rovina, e tra le stanze sepolte di archivi dimenticati da Dio. Lui non lo sa, ma c’ero. Sempre un passo dietro. Quando accendeva un fiammifero nel buio, lo vedevo tremare più per abitudine che per paura. Quando leggeva ad alta voce nomi che nessuno avrebbe dovuto pronunciare, lo ascoltavo trattenendo il respiro.

Il Carnefice esiste. Non è un mito. Non è una leggenda nata dal sangue e dalla polvere. È carne che si è fatta simbolo. È giudice di qualcosa che abbiamo cercato troppo a lungo di ignorare. Ma chi lo ha evocato davvero? E perché ogni passo che facciamo per fermarlo sembra solo avvicinarci di più all’abisso?

Nel cuore della storia, il silenzio diventa protagonista. Un silenzio che uccide, che giudica, che lascia cicatrici nei luoghi dove è passato. Non so come finirà. So solo che il tempo stringe, e le voci che abbiamo ignorato troppo a lungo stanno tornando.

Io ci sono ancora. E ascolto.


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Il rituale del silenzio: quando uccidere è un messaggio


Certe morti non sono solo delitti. Sono simboli. Sono segnali tracciati con il sangue, destinati a chi sa leggere tra le righe di un corpo abbandonato, o nel gelo di una stanza sigillata.

Nel cuore di Il Carnefice del Silenzio, l’omicidio si trasforma in rituale, in codice, in profezia. Ogni vittima è una parte di un disegno più grande, ogni silenzio forzato è un eco che parla a chi ha orecchie abbastanza dannate per ascoltarlo.

Chi è davvero il carnefice? Un semplice assassino o un messaggero antico, legato a una voce che affonda le radici in un culto perduto?

Nel romanzo, l’ispettore Edgar Blackwood si trova a decifrare molto più che indizi: deve comprendere una lingua dimenticata, fatta di simboli, mutilazioni e silenzi rituali. Ma c’è di più. Ogni omicidio sembra risvegliare qualcosa che dormiva… nel cuore stesso di Londra.

La domanda non è più solo chi uccide. Ma perché il silenzio è diventato la vera arma?

Se non avete ancora letto Il Carnefice del Silenzio, vi consiglio di prepararvi a un’indagine che non vi darà risposte facili. Perché in fondo, come dice Blackwood:

“Le verità sussurrate sono le uniche a sopravvivere ai secoli.”


Il Vangelo delle Ombre sta per raggiungere la stampa!
Abbiamo superato le 250 copie preordinate, ma vogliamo accelerare l’editing e la pubblicazione finale.

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Cosa legge un autore gotico?


I miei 7 libri del cuore (più uno segreto)

Scrivere gotico non significa solo costruire atmosfere, scavare nei silenzi o inseguire ombre. Significa soprattutto nutrirsi di storie che sanno restare addosso, come il freddo di certi corridoi dimenticati. Alcuni libri – lo ammetto – non li ho mai più riletti. Ma continuano a sussurrare nel fondo della mente, ogni volta che inizio una nuova pagina.

Oggi voglio condividere 7 titoli (più uno) che hanno plasmato il mio immaginario, senza spoiler, solo suggestioni.


1. “Il Giro di Vite” – Henry James

Una storia che non dice mai tutto, e per questo inquieta. L’ambiguità è la sua forza: il male è dentro o fuori? Una lezione di tensione psicologica.

2. “Dracula” – Bram Stoker

Non può mancare. Non solo per la figura del vampiro, ma per il modo in cui Stoker intreccia lettere, diari e testimonianze. Una struttura narrativa che ho studiato a fondo.

3. “La casa dei sette abbaini” – Nathaniel Hawthorne

Lento, oscuro, profondo. Una maledizione che attraversa le generazioni e uno stile che scava nella colpa. Gotico americano nella sua forma più letteraria.

4. “Melmoth l’Errante” – Charles Maturin

Un’opera monumentale, labirintica. A tratti faticosa, ma visionaria. Un patto col Male che si trascina nel tempo, come un’ombra che non vuole dissolversi.

5. “Il monaco” – Matthew Lewis

Osceno, morboso, scandaloso per l’epoca. Una discesa negli abissi della fede corrotta e della superstizione. Mi ha ispirato più di una scena nella saga di Blackwood.

6. “I racconti del terrore” – Edgar Allan Poe

Nessun elenco gotico può ignorarlo. Ma più della morte, in Poe mi interessa l’ossessione. L’idea che ogni evento sia, in fondo, una metafora della mente.

7. “Il Nome della Rosa” – Umberto Eco

Sì, non è gotico puro. Ma l’ambientazione del monastero, i libri proibiti, la biblioteca come labirinto sono elementi che ho respirato a lungo. Eco insegna come un contesto storico possa diventare mitico.


E il libro segreto?

Non lo dirò mai. È un’opera minore, trovata per caso in una libreria polverosa a Cambridge. Non è nemmeno tradotta in italiano. Ma un singolo paragrafo di quel testo ha dato vita a un intero capitolo del mio primo romanzo.

Ci sono libri che si leggono.
E altri che ti leggono dentro.


Se anche voi amate le atmosfere gotiche, vi invito a dare un’occhiata al mio ultimo libro:
Il Vangelo delle Ombre, attualmente in campagna su Bookabook.

🎯 Mancano meno di 4 copie per arrivare all’obiettivo!
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Perché sostenere un libro in crowdfunding è un atto magico


Ogni libro nasce due volte.

La prima, nel silenzio di una stanza. È lì che si compone la trama, si scelgono le parole, si scavano i personaggi come se fossero ossa antiche. Ma un manoscritto, per quanto intenso, resta solo una voce chiusa in una bottiglia, finché qualcuno non decide di ascoltarla.

La seconda nascita avviene quando qualcuno – un lettore, un sostenitore, un curioso – sceglie di credere in quella voce. Di pre-ordinare un libro che ancora non esiste, ma che ha già un’anima. Di fidarsi, senza sapere ancora dove lo porterà quella storia.

Ecco perché il crowdfunding editoriale è qualcosa di più di una raccolta fondi. È un patto. Un gesto magico nel senso più puro: una formula che unisce autore e lettore, volontà e carta, immaginazione e realtà.

Sostenere un libro significa dire:

“Questa storia merita di esistere.”

Significa diventare parte della sua nascita.

Significa anche – nel caso de Il Vangelo delle Ombredare voce a chi non l’ha mai avuta: bambini dimenticati, sacerdoti in lotta contro il Male, ispettori logorati dal buio che indagano nei vicoli della Londra del 1888.

In questa campagna, ogni copia pre-ordinata è una lanterna accesa. E oggi, ne mancano meno di 12.


AIUTAMI A ILLUMINARE L’OMBRA

Il Vangelo delle Ombre è in campagna di crowdfunding con Bookabook. Se raggiunge l’obiettivo minimo, verrà pubblicato e distribuito in libreria.

Siamo vicinissimi: mancano meno di 20 copie.
Anche solo condividere il link può fare la differenza.

Partecipa qui: https://bookabook.it/libro/il-vangelo-delle-ombre/


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DOSSIER N.21 – Le Lettere Nere dei Bambini


Archivio Blackwood – Dicembre 1888
Documento interno, livello di accesso: V – Ristretto ai casi correlati al Viaggiatore


Durante il recupero dei fascicoli bruciati nella canonica di St. Bartholomew, è emerso un fascicolo secondario, contenente dodici fogli piegati con cura, scritti a mano con inchiostro scolorito. Nessun mittente. Nessuna data. Solo firme infantili, alcune incomprensibili, altre cancellate con tratto violento.

Ma il contenuto è inequivocabile.

Erano lettere mai spedite, vergate da mani tremanti.
Bambini scomparsi.
Bambini di cui non si era mai trovato il corpo.
Bambini dimenticati.


Estratto 1

“Signor Edgar, ho paura. Lei mi ha detto di scrivere se avessi sentito ancora le voci. Ma ora le voci sono dentro la mia testa. Non mi parlano più da fuori.”
(– E.)


Estratto 2

“Se mi fai uscire, giuro che non parlo. Ma non mandare di nuovo il prete. Lui non sa cos’è il buio. Lui non l’ha visto.”
(– “Il bambino nel muro”) – firma illeggibile


Estratto 3

“Quello che guida porta le maschere. Ma non le toglie mai. Anche quando piange, piange da dietro.”
(– R.)


Le lettere non sono firmate con cognomi. Molte parole sono sbagliate, infantili, ma il contenuto è terrificantemente coerente.
I riferimenti al “Viaggiatore”, alle “maschere cucite”, al “prezzo per passare” compaiono in almeno sette dei dodici fogli.

Una delle lettere più brevi riporta solo una frase, tracciata con grafite rossa:

“Ci hanno chiesto i nomi. E poi ce li hanno tolti.”


CAMPAGNA CROWDFUNDING – BOOKABOOK

📘 Il Vangelo delle Ombre è ora in campagna di crowdfunding con la casa editrice Bookabook.
Se raggiungiamo 200 copie pre-ordinate, il libro sarà pubblicato e distribuito in libreria.
Ne mancano meno di 35 per arrivare al traguardo.

Chi ordina oggi riceverà il libro per primo appena stampato.
In caso contrario, Bookabook rimborserà l’ordine entro 10 giorni.

🙏 Ti chiedo una mano per far sì che le voci di quei bambini, e l’indagine di Blackwood, possano arrivare tra le mani di altri lettori.


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