Come gestisco il lavoro tra scrittura, immagini e promozione

Nell’epoca degli algoritmi e dei contenuti istantanei, scrivere un libro gotico non significa più solo sedersi alla scrivania e battere parole sulla tastiera. È un lavoro che si ramifica, che chiede occhi su più dimensioni: narrativa, estetica, visiva, emotiva. E ogni dimensione ha bisogno di tempo, cura e disciplina. Oggi voglio raccontarti come gestisco tutto questo universo oscuro chiamato Archivio Blackwood.

La scrittura come ossessione organizzata

Scrivo ogni giorno, o almeno ci provo. Il mio metodo è semplice: fissare una scaletta dettagliata, con capitoli, sottotrame e scene chiave. Non inizio mai un racconto senza sapere dove voglio arrivare, anche se poi mi concedo deviazioni impreviste. Ogni scena che leggi è il frutto di una progettazione precisa: atmosfere, ritmo, struttura del dialogo e “densità gotica”. Niente è lasciato al caso. Ogni parola deve trasmettere qualcosa. Se non vibra, la riscrivo.

Controllo ossessivo della coerenza narrativa

Ogni libro dell’Archivio Blackwood è connesso agli altri. Questo significa che tutto deve combaciare: date, personaggi, eventi. Tengo un archivio interno con cronologie, mappe, genealogie e simboli. Lo consulto spesso, perché basta un dettaglio fuori posto per far crollare la magia dell’universo narrativo. Quando inizio un nuovo capitolo, rileggo quello precedente per assicurarmi che ci sia continuità fluida e coerenza emotiva.

Le immagini: non solo illustrazioni, ma estensione del testo

Le immagini che vedi su Instagram o nei reel non sono solo promozione: sono parte della narrazione. Ogni immagine è pensata per evocare un frammento del racconto. Lavoro ogni giorno con un sistema di prompt, revisioni e generazioni grafiche per ottenere una palette coerente, atmosfere realistiche e suggestioni disturbanti. Il logo cambia a seconda della scena, dei colori, del tono. L’estetica gotica è un linguaggio a sé: non può essere fissa, deve mutare, insinuarsi.

La promozione: costante, senza mai diventare invasiva

Non amo l’autopromozione fine a sé stessa. Preferisco raccontare. Ogni post sui social è un’estensione del mio mondo: un estratto, un’immagine, un simbolo, una frase. Uso il blog, Instagram, Facebook e Substack per creare connessioni, non per vendere. Eppure funziona. Quando un lettore sente che lo stai coinvolgendo in qualcosa di più grande, che lo stai guidando in un mondo, sarà lui a volerci restare.

Come tengo tutto insieme

Il segreto? Organizzazione maniacale.

Ogni settimana creo una lista di cose da fare, divisa per categorie: scrittura, immagini, articoli, correzioni, post, contatti editoriali.

Uso cartelle nominate per data e progetto, così trovo tutto subito.

Dedico una giornata fissa a settimana per la promozione. Gli altri giorni scrivo.

Tengo sempre un file Word con idee nuove, scene da recuperare e nomi da usare in futuro.

In sintesi

Scrivere oggi è un mestiere complesso, ma se hai una visione e non la tradisci, tutto si incastra. Ogni storia è un corpo. Ogni dettaglio è carne. Ogni immagine è pelle. E ogni post, se fatto bene, è una ferita aperta sul mondo reale, un invito per chi vuole entrare.

LINK UFFICIALI – LIBRI

Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre
Ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU
Cartaceo: https://amzn.eu/d/e4xI9o7

L’Archivio Blackwood – Volume II: I Racconti
Ebook: https://amzn.eu/d/38BE7RV
Cartaceo B/N: https://amzn.eu/d/2vNFTUe
Rigida B/N: https://amzn.eu/d/fNRG8Sj
Rigida a colori: https://amzn.eu/d/axEH4YU

Canali ufficiali di Claudio Bertolotti

Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net
Instagram Autore: @autoreclaudiobertolotti
Instagram Archivio Blackwood: @archivio_blackwood
Blog & Newsletter Substack: claudiobertolotti83.substack.com

Il giorno in cui bussai a una porta che non c’era

Ci sono giorni in cui Londra sembra decidere da sola dove farti andare.
Oggi fu uno di quelli.

Era un pomeriggio umido, appiccicoso. La nebbia aveva un odore ferroso, come se gocciolasse ruggine anziché pioggia. Stavo camminando lungo Ashcroft Lane, un vicolo stretto di cui non ricordavo l’esistenza. Né sulle mappe né nei miei ricordi.

Le case ai lati erano tutte murate. Finestre inchiodate, porte annerite, come occhi chiusi da troppo tempo.

Poi la vidi.
Una porta rossa.

Non c’era nel tratto che avevo appena percorso. Ne sono certo. Eppure adesso era lì: incastonata in un muro cieco, con la vernice sfogliata, ma ancora viva. Sembrava… aspettarmi.

Mi fermai.
La strada era silenziosa. Troppo silenziosa.
Nessun passo, nessun cigolio, nessun odore se non quello — metallico — della nebbia.

Alzai una mano e bussai. Tre colpi secchi.
Lo feci senza pensarci. Come se il mio corpo sapesse qualcosa che la mia mente ignorava.

La porta si aprì.
Non cigolò. Non si spalancò.
Semplicemente non c’era più.

Davanti a me, un corridoio lungo. Pieno di specchi, uno dopo l’altro. Tutti coperti da lenzuola grigie.
C’era odore di cera bruciata e fiori marci.
Il pavimento era bagnato, ma non pioveva. Non lì dentro.

Entrai.
Dietro di me, nessun rumore. Solo i miei passi.
Eppure lo giuro: sentivo il fiato di qualcuno sul collo.

Alla fine del corridoio, una porta identica alla prima.
Rossa.
Ma con qualcosa inciso sopra.
Un simbolo che avevo già visto — in un incubo.

Posai la mano sulla maniglia.
Fredda.

Aprii.

E non vi dirò cosa vidi.
Non oggi.

Ma da quel giorno, ho cominciato a ritrovare la porta.
A Limehouse. A Kensington. A due passi dalla mia casa.
Sempre identica.
Sempre non presente.
Finché non la cerchi davvero.

Ti è piaciuto questo viaggio?

Lascia un commento e scopri altre cronache gotiche, simboli nascosti e visioni inedite su tutti i miei canali:

Libri disponibili:
Le Ombre di Whitechapel
• Ebook  https://amzn.eu/d/2LfEgE0
• Cartaceo https://amzn.eu/d/5PwbG4F

Il Vangelo delle Ombre
• Ebook https://amzn.eu/d/5ivhwiU
• Cartaceo https://amzn.eu/d/e4xI9o7

L’Archivio Blackwood – Volume II: I Racconti
• Ebook https://amzn.eu/d/38BE7RV
• Cartaceo B/N https://amzn.eu/d/2vNFTUe
• Rigida B/N https://amzn.eu/d/fNRG8Sj
• Rigida a colori  https://amzn.eu/d/axEH4YU

Iscriviti a:
• Canale Telegram  https://t.me/claudiobertolotti83
• Substack – Dossier Blackwood  https://claudiobertolotti.substack.com
Sito ufficiale  https://www.claudiobertolotti83.net

Bethnal Green e il suo silenzio assassino

Viaggio nell’ombra di un quartiere dimenticato

Ci sono luoghi a Londra in cui il silenzio pesa più del rumore. Dove il passo dell’uomo si smorza nella nebbia, e ogni strada sembra condurre a una verità taciuta. Uno di questi è Bethnal Green, incastonata tra le maglie fatiscenti dell’East End, quartiere operaio e violento, abitato da spettri in carne e ossa.

Nel 1885, l’anno in cui si svolgono i fatti de Il Macellaio di Bethnal Green, questa zona era già nota per i suoi vicoli infestati, le bettole maledette e i locali opachi che odoravano di alcool, sangue e disperazione. Chi ci abitava diceva che certe notti non appartenevano più agli uomini, ma a qualcosa che camminava sotto pelle, nei muri, nei condotti dell’acqua, nei battiti accelerati di chi si accorgeva troppo tardi di essere seguito.

Il quartiere che inghiotte

Bethnal Green non si limita a nascondere: inghiotte.
Persone, voci, memorie. E quando restituisce qualcosa, non è mai ciò che si era perso, ma una versione distorta.
Molti riferiscono ancora oggi di un odore dolciastro, simile a carne lasciata troppo a lungo sul banco. E quel tanfo compare solo in alcune strade, vicino a porte murate da tempo o botole arrugginite. Nessuno le apre. Nessuno ha mai voluto sapere.

Il caso del Macellaio

Nel racconto, una serie di sparizioni e ritrovamenti mutilati scuote l’intera città, ma la verità sembra volersi nascondere proprio sotto il suolo di Bethnal Green.
E non è una metafora.
Nei documenti dell’epoca – alcuni autentici, altri deformati dalle leggende – si parla di un certo “uomo dalla giacca macchiata”, che portava con sé sacchi di iuta gocciolanti e che scendeva ogni notte nei sotterranei di un magazzino dismesso.

I bambini lo chiamavano “il Cuocitore”, e chi osava nominarlo, finiva col non dormire più.

Il silenzio è un personaggio

Bethnal Green ha un’anima.
Nel mio racconto, non è solo un’ambientazione: è il testimone muto di eventi troppo indicibili per restare nei registri della polizia. È il palcoscenico insanguinato di un male che non si annuncia con grida, ma con assenze.

Perché il vero orrore, spesso, non fa rumore.
E continua a tagliare anche quando le lame sono sparite da un pezzo.

Scopri tutti i miei libri:

Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre
Solo Ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU

L’Archivio Blackwood Volume II – I Racconti
Ebook: https://amzn.eu/d/38BE7RV
Cartaceo B/N: https://amzn.eu/d/2vNFTUe
Rigida B/N: https://amzn.eu/d/fNRG8Sj
Rigida a colori: https://amzn.eu/d/axEH4YU

Seguimi anche su:

Instagram: @autoreclaudiobertolotti
Instagram: @archivio_blackwood
Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
Telegram: https://t.me/claudiobertolotti_official
Sito ufficiale: https://www.claudiobertolotti83.net

Scrivere nel buio: come il tempo atmosferico plasma il racconto gotico

C’è un silenzio che non è fatto d’assenza, ma di presagio. Un silenzio pieno. Fatto di nebbia che sale dal fiume e si insinua nei vicoli come un presagio antico. Scrivere gotico è, prima di tutto, scrivere il tempo. Non quello cronologico, ma quello atmosferico.

Nel mondo dell’Archivio Blackwood, ogni passo affonda in pozzanghere d’ombra, ogni parola sembra galleggiare in un’aria carica d’umidità e ammonimento. Pioggia, vento, neve, gelo, nebbia. Il clima non è mai sfondo neutro, ma personaggio attivo della narrazione.

La nebbia: il velo tra mondi

In Il Sussurro del Pozzo e ne Il Vangelo delle Ombre, la nebbia è il sipario che nasconde e rivela. Ogni volta che cala, qualcosa si manifesta. Una figura, una voce, un segno. È la nebbia che inganna la vista e accende l’intuizione. Una protezione, ma anche una trappola.

La pioggia: battito e ossessione

Ne Il Carnefice del Silenzio, la pioggia è onnipresente. Batte come un metronomo sulle tegole delle dimore abbandonate, penetra nei mantelli, nel respiro, nella pelle. È una pioggia che accompagna, quasi come un canto funebre, ogni rivelazione. È l’inquietudine che bagna anche i pensieri.

Il freddo e la neve: tempo cristallizzato

Quando compare la neve, tutto si congela. Il crimine non è solo morto: è pietrificato, sospeso in un tempo immobile. Il freddo agisce come un cristallo che conserva, ma distorce.

Il vento: messaggero degli spiriti

A Limehouse, quando soffia il vento, i tetti scricchiolano, le insegne cigolano e i sussurri sembrano moltiplicarsi. Il vento diventa la voce del passato, un mezzo attraverso cui le memorie si muovono tra i muri e tornano a tormentare chi vive.

In conclusione, il tempo atmosferico in un racconto gotico non è mai decorazione, ma linguaggio. Ogni elemento – pioggia, vento, gelo – è una frase del mondo, una metafora vivente. Scrivere gotico, allora, è saper ascoltare il cielo, l’aria e la terra.

Perché prima che il male colpisca, cambia il tempo. E Blackwood lo sa.

**

Vuoi entrare nell’Archivio Blackwood?
Leggi i miei romanzi:

Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre
Solo ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU

Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net

Seguimi su Instagram:
@autoreclaudiobertolotti
@archivio_blackwood


La Londra sotterranea: tra fognature, cripte e culti perduti

Dall’Archivio Blackwood – Documenti riservati

C’è una Londra che non figura sulle mappe. Una città parallela, oscura e umida, nascosta sotto i passi ignari dei suoi abitanti. Un intrico di corridoi, cripte dimenticate, passaggi murati e pozzi di silenzio: la Londra sotterranea.

Negli anni di servizio dell’ispettore Edgar Blackwood, numerose indagini lo hanno condotto sotto la città, in luoghi che non avrebbero dovuto esistere. Luoghi dove l’aria si fa spessa e il tempo sembra essersi fermato.

Fognature vittoriane: il ventre della città

Costruite in seguito alla grande epidemia di colera, le fognature di Londra sono un capolavoro d’ingegneria e orrore. Per molti, sono solo canali per il deflusso delle acque nere. Per Blackwood, sono state spesso teatri di fughe, inseguimenti… e rituali oscuri. I cultisti li chiamano “i canali del risveglio”. Alcuni tunnel presentano incisioni mai documentate nei registri civili. Altri conducono a stanze murate dove il puzzo di zolfo è più forte del tanfo del fango.

Cripte sotto le chiese, cimiteri sprofondati

Le cripte di Whitechapel, St. Giles e St. Dunstan sono i luoghi in cui Blackwood ha trovato alcuni dei manoscritti dell’Ordine delle Radici d’Ombra. Altri accessi conducono a ex-cimiteri profanati, sommersi da nuove costruzioni. In uno di questi, l’Ispettore rinvenne ossa umane disposte a spirale, intorno a una pietra recante iscrizioni non latine.

Passaggi segreti e luoghi che “non esistono”

Secondo il fascicolo 92A dell’Archivio, almeno dodici strutture pubbliche della Londra di fine Ottocento contenevano accessi segreti al sottosuolo: tra questi, un vecchio magazzino a Limehouse, una biblioteca dismessa a Kensington, e una stazione postale vicino a Fleet Street. Nessuno di questi accessi compare nei registri municipali. Blackwood li ha segnati, a mano, su una mappa clandestina: è quella che oggi campeggia nel suo archivio, accanto a un taccuino insanguinato e al simbolo inciso del Viaggiatore.

Là sotto non vale la logica. Là sotto, qualcosa aspetta da secoli.”
— Appunto anonimo ritrovato sul retro di un biglietto ferroviario datato 1887

Le ombre si nascondono dove la luce non osa scendere. E a Londra, nel 1888, la luce era merce rara.

**

Approfondimenti:

Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre
Ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU

Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net

Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood


Morte e silenzio nei conventi abbandonati: luoghi perduti dell’Archivio Blackwood

Nel cuore della Londra vittoriana, alcuni luoghi non appartenevano più al mondo dei vivi. Tra questi, i conventi abbandonati: silenziosi, decadenti, dimenticati. Ma non vuoti.

Tra i documenti segreti dell’Archivio Blackwood, conservati negli anni e tramandati con cautela, emergono descrizioni inquietanti di luoghi dove il silenzio diventava assordante. I conventi dismessi, chiusi da decenni, ricorrono spesso nei dossier su eventi inspiegabili e possessioni avvenute lontano dagli occhi della città.

Uno di questi casi è legato al convento di St. Etheldreda, situato nei sobborghi di Limehouse. Disabitato sin dal 1849 a seguito di un incendio mai chiarito, fu più volte segnalato per apparizioni notturne e grida sussurrate all’alba. Quando Edgar Blackwood vi fu inviato in incognito nel 1887, documentò la presenza di simboli religiosi rovesciati, manoscritti danneggiati da segni di artigli, e celle murate dall’interno.

Ma non fu l’unico. I conventi abbandonati di Highgate, Islington e Deptford sono menzionati nei rapporti di Quinn e O’Connor, spesso in relazione a riti di evocazione o a sparizioni di giovani novizie. Spazi di preghiera convertiti in altari sacrileghi, cripte violate, registri bruciati: luoghi in cui fede e orrore si confondevano.

Cosa cercavano davvero coloro che tornavano a pregare in quegli edifici caduti in rovina?

L’Archivio Blackwood suggerisce che quei luoghi vennero scelti per la loro “assenza di suono divino”: pare che il silenzio assoluto delle pareti, impregnate di preghiere dimenticate, rendesse più semplice il passaggio tra i mondi.

Oggi, solo frammenti di questi rapporti sono disponibili al pubblico. Ma chi vuole davvero approfondire, può accedere ai dossier completi, segreti e inediti, iscrivendosi alla mia newsletter su Substack:

**

Scopri i romanzi dell’Archivio Blackwood:  Le Ombre di Whitechapel – Il segreto del sangue immortale
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre (solo ebook)
https://amzn.eu/d/5ivhwiU

http://www.claudiobertolotti83.net
Instagram: @autoreclaudiobertolotti
@archivio_blackwood

Vita da Autore Indie: Pubblicare su Amazon tra Ostacoli e Libertà

Scrivere un romanzo è un atto solitario, pubblicarlo è una sfida collettiva. E nel mezzo, c’è l’autore indipendente: un funambolo che cammina tra creatività e gestione, tra sogni gotici e formati Word.

Quando ho deciso di pubblicare Le Ombre di Whitechapel, sapevo che avrei dovuto affrontare molto più della semplice scrittura. Amazon si è rivelata una piattaforma potente, ma anche esigente.

Il primo ostacolo: il formato

Chi pensa che basti caricare un file e cliccare su “Pubblica” sbaglia di grosso. Il file dev’essere impaginato correttamente, con stili coerenti, margini precisi, e interruzioni di pagina nei punti giusti. L’indice dev’essere automatico per l’ebook, mentre la versione cartacea richiede un occhio clinico alla grafica. E poi ci sono le immagini: sempre a 300DPI, calibrate per non sgranarsi nella stampa.

Il secondo ostacolo: la copertina

Una buona copertina può fare la differenza tra uno sguardo distratto e un click. Ma Amazon ha regole ferree: no testo sul dorso se il libro è troppo sottile, risoluzione minima altissima, e attenzione maniacale all’allineamento. Senza contare l’ottimizzazione per le versioni A+ (le schede premium).

La grande libertà: il controllo totale

Nonostante tutto, essere autore indie offre un privilegio raro: decidere ogni cosa. Dalla sinossi alla grafica, dal prezzo al momento del lancio. Puoi parlare direttamente ai tuoi lettori, creare una community, lanciare giveaway, pubblicare contenuti extra.

In un mondo editoriale sempre più affollato, l’indipendenza è anche visibilità conquistata sul campo. Serve costanza, visione, e un pizzico di ostinazione.

Ma alla fine, quando stringi tra le mani la tua opera, carta o digitale che sia, capisci che ne è valsa la pena.

**

“Le Ombre di Whitechapel – Il segreto del sangue immortale” Link cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Link ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

“Il Vangelo delle Ombre”
Link ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU

Scopri di più su www.claudiobertolotti83.net

Instagram: @autoreclaudiobertolotti @archivio_blackwood


Bambole, specchi e pozzi: gli oggetti inquietanti dell’immaginario gotico

Esistono elementi narrativi che, sin dalla notte dei tempi, sembrano evocare nell’uomo una paura atavica, profonda, quasi istintiva. Oggetti comuni, a volte innocenti, che diventano portali per l’inquietudine. Tra questi, pochi sono così potenti come le bambole, gli specchi e i pozzi.

Le bambole: il volto dell’innocenza corrotta

Nel mio racconto Il Sussurro del Pozzo, una bambola impolverata con le labbra cucite torna a tormentare il protagonista. Le bambole, per definizione, imitano l’umano. Sono fatte per essere familiari, ma proprio in quella somiglianza imperfetta, in quel volto fisso e vuoto, si annida il perturbante. Freud lo chiamava Unheimlich – “il non familiare che si finge familiare”. La bambola è l’eco muta dell’infanzia, ma nel gotico, quell’infanzia è sempre perduta, morta, dimenticata. E lei resta.

Gli specchi: riflessi che mentono

Uno specchio incrinato è il simbolo di una realtà rotta. Nei miei racconti, gli specchi non riflettono ciò che c’è, ma ciò che si nasconde. Sono portali, inganni, finestre su mondi alterati. A volte, il riflesso non coincide con l’originale. Altre volte, restituisce uno sguardo che l’osservatore non sa di avere. Lo specchio ci guarda, ci giudica. E spesso – nel gotico – ci tradisce.

I pozzi: la discesa nell’inconscio

Il pozzo è profondità, oscurità, umidità e silenzio. È l’antro da cui emerge la verità dimenticata. In Il Sussurro del Pozzo, è il luogo dove tutto comincia e tutto ritorna. Il pozzo non è solo una cavità nel terreno: è un simbolo archetipico, un ventre della terra, ma anche una tomba, un passaggio, un portale. Spesso si sente chiamare da ciò che vi abita. E a volte, risponde.

Questi oggetti – bambole, specchi e pozzi – sono più di semplici oggetti di scena. Sono strumenti narrativi potenti. Parlano al subconscio, evocano ricordi, paure e simbolismi antichi. E sono, da sempre, compagni inseparabili delle storie gotiche.

**

Leggi anche Il Vangelo delle Ombre  https://amzn.eu/d/5ivhwiU


Le Ombre di Whitechapel (cartaceo): https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Le Ombre di Whitechapel (ebook): https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net


Nella nebbia del porto – Un viaggio nel cuore oscuro della Londra del 1888

Se vi foste trovati a passeggiare lungo le rive del Tamigi in un crepuscolo d’inverno del 1888, avreste visto ben poco.
La nebbia, pesante come una coperta bagnata, si arrampicava sulle pareti degli edifici e inghiottiva i lampioni a gas, lasciando solo una luce fioca e gialla, tremolante come il respiro di una candela sull’orlo dell’estinzione.

L’aria sarebbe stata densa, greve, quasi masticabile.
Avreste sentito odori sovrapposti: il salmastro del fiume mischiato all’olio bruciato delle navi mercantili, al tanfo acre del carbone e a quello ancora più pungente dei canali di scolo. A volte, un odore dolciastro, più sottile, come carne andata a male. Nessuno chiedeva spiegazioni.

I moli erano un labirinto di casse, funi, botti di rum, reti e casse di pesce aperte, il cui contenuto grondava acqua nera e squame. I topi correvano liberi tra i piedi degli scaricatori, i quali maledicevano in più lingue, mentre i gabbiani gracchiavano sopra le impalcature come profeti ubriachi.

Sul selciato umido, gli zoccoli dei cavalli lasciavano scie di fango e letame. Carretti cigolanti trasportavano casse piene di oggetti esotici, provenienti da luoghi che pochi avevano mai visto davvero. Talvolta, un feretro.

I suoni erano ovattati dalla nebbia: urla soffocate, canti irlandesi, bestemmie, lamenti, risate ubriache e il clangore del metallo.
Da qualche bettola sul molo, si sentiva uscire una fisarmonica stonata, accompagnata da una voce ruvida che cantava una ballata marina.

Il cielo?
Il cielo non esisteva.
Era un lenzuolo grigio-verde, invisibile. Solo la luna, talvolta, bucava l’oscurità come un occhio lattiginoso e maligno.
E in certi vicoli, troppo stretti per essere mappati, sembrava che qualcosa respirasse.

Qualcosa che non era mai salito da una stiva.
Qualcosa che Londra non aveva chiesto.
Ma che, ormai, abitava lì.

**

Vuoi scoprire queste atmosfere tra le pagine?

Il Vangelo delle Ombre
Ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU

Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

http://www.claudiobertolotti83.net

Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood


Dalla mente alla carta: come nasce un racconto breve gotico

Scrivere un racconto gotico non è solo una questione di trama. È evocare atmosfere, dare corpo alle paure e voce ai silenzi. Quando inizio un nuovo racconto, come Il Sussurro del Pozzo, non parto da una struttura definita, ma da un’immagine che mi perseguita. In questo caso: un pozzo nel buio, e occhi che osservano dal fondo.

Tutto comincia lì. Poi prendo appunti, disegno mappe mentali, annoto frasi che sento sussurrare nella mente mentre cammino per la città o durante la notte. Alcune frasi nascono già con il peso giusto per diventare l’incipit, altre sono dettagli che rimangono in attesa di trovare il loro posto.

La costruzione del racconto segue una logica emozionale. Non mi interessa spiegare tutto. Voglio che il lettore percepisca l’inquietudine prima ancora di comprenderla. Ogni oggetto ha una storia: un rosario bruciato, una bambola di porcellana, una stanza murata. Ogni personaggio porta una crepa nell’anima.

Il gotico vive di ciò che non si dice, di ciò che si lascia in ombra. La mia scrittura cerca di rievocare quella nebbia che avvolge la Londra dell’Archivio Blackwood, dove il reale e l’irreale si sfiorano senza mai spiegarsi del tutto.

Un racconto breve non è un frammento: è un sussurro completo, un richiamo dal fondo di qualcosa che non vuole essere disturbato. Ma che, se ascoltato, non si dimentica più.

**

Vuoi immergerti nei miei racconti gotici?

Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo → https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook → https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre
Solo Ebook → https://amzn.eu/d/5ivhwiU

Sito ufficiale → http://www.claudiobertolotti83.net

Instagram → @autoreclaudiobertolotti | @archivio_blackwood