Nella mente del Mostro: cosa spinge un uomo a oltrepassare il limite


Ci sono crimini che non si esauriscono nei fatti, ma continuano a vivere nelle domande che lasciano dietro di sé. La figura del “mostro” affascina e spaventa da sempre, perché non rappresenta solo la devianza, ma anche il riflesso più oscuro dell’animo umano.
Dietro l’orrore di un delitto c’è quasi sempre una mente che si è spezzata, un’identità che ha perso il confine tra realtà e delirio. È in quel momento che l’uomo oltrepassa il limite, trasformandosi in ciò che la società non riesce più a comprendere.

Molti dei casi più inquietanti della storia — da Jack lo Squartatore a Ed Gein — mostrano un filo invisibile che lega la violenza al bisogno di controllo, al trauma, alla solitudine e, spesso, a un’ossessione profonda verso la figura materna o verso il divino.
Ed Gein, in particolare, rappresenta una frattura simbolica: l’uomo che ha trasformato la propria casa in un mausoleo, confondendo amore, colpa e fede. Dietro la cronaca, si nasconde una mente fragile e disorientata, incapace di distinguere peccato e purificazione.

Studiare il male non significa giustificarlo, ma comprenderlo. Ogni omicidio rituale, ogni gesto apparentemente inspiegabile, è il sintomo di un vuoto che si riempie di follia. E solo guardando dentro quel vuoto possiamo capire quanto sottile sia la linea che separa l’essere umano dal suo abisso.

Il mio saggio Il Culto della Madre – Ed Gein e l’orrore nella mente umana nasce proprio da questa domanda: cosa spinge un uomo a credere che la morte possa essere un atto di redenzione?

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IL CARNEFICE DEL SILENZIO
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Chi legge l’Archivio: ritratti immaginari di lettori dell’occulto

Una tipologia semi-seria per chi si perde tra le ombre di Blackwood

Ogni libro trova i suoi lettori.
Ma Archivio Blackwood non è una saga per tutti.
È fatta di nebbia, di silenzi, di simboli che parlano a bassa voce.
E chi decide di varcare quella soglia, lo fa per una ragione precisa — anche se non sempre la conosce.

Ecco allora una galleria di ritratti immaginari (ma forse no) dei lettori ideali della saga.
Chissà, forse ti riconoscerai in uno di loro… o in più di uno.

1. L’erudito silenzioso

Legge con una matita in mano.
Sottolinea ogni riferimento, ogni nome, ogni data.
Ha un debole per i dossier segreti, per le appendici storiche e per le lettere inedite.
Crede che ci sia un codice nascosto tra le pagine… e probabilmente ha ragione.
Ama Holmes, ma preferisce Blackwood: più tormentato, più umano.

2. L’occultista raffinato

Non ha bisogno di spiegazioni.
Quando compare un sigillo, sa già cosa significa.
Ha letto Agrippa, sfoglia il Picatrix, e tiene il Grimorio di Crowley sul comodino.
Ma ciò che lo affascina dell’Archivio non è la magia: è il confine tra simbolo e fede.
Annota i passaggi più oscuri con un sorriso complice.
E forse ha anche ricopiato una delle formule del Vangelo delle Ombre…
per studio, ovviamente.

3. Il collezionista dell’invisibile

Ama le edizioni speciali, i contenuti extra, i taccuini fittizi, le mappe, le lettere illustrate.
Tiene tutto con cura maniacale.
Sfoglia il libro con guanti, fotografa ogni segnalibro.
Colleziona fascicoli come altri raccolgono reliquie.
E sogna, un giorno, di ricevere una busta anonima con un documento firmato “Blackwood”.
Per passione.

4. Il razionalista che vacilla

Ha iniziato con scetticismo.
“Una saga gotica? Vampiri? Possessioni? Mah…”
Poi ha letto.
E qualcosa ha iniziato a cedere: una certezza, un’idea, un confine.
Ora sa che qualcosa non torna.
E quando guarda fuori dalla finestra, nelle notti più silenziose, crede — anche solo per un attimo —
di vedere un uomo in cappotto scuro osservare dalla nebbia.

5. Il lettore fedele (e paziente)

Ha letto tutto.
Aspetta il nuovo volume.
Commenta, condivide, scrive messaggi pieni di affetto e domande.
È quello che rende vivo l’Archivio.
Non cerca risposte semplici.
Cerca solo di continuare il viaggio, una pagina alla volta.

E tu, da che parte dell’Archivio leggi?

Qualunque sia il tuo modo di attraversare le ombre, sei il benvenuto.
Perché ogni lettore aggiunge una traccia nel dossier.
E ogni traccia, come sai…
non viene mai cancellata.