L’Archivio Blackwood – Capitolo I: Le Origini

Un’edizione speciale per chi vuole entrare davvero nelle ombre

C’è un confine tra ciò che si legge e ciò che si vive. L’Archivio Blackwood – Capitolo I: Le Origini nasce proprio lì, in quella zona grigia dove la narrazione si fonde con l’esperienza, e la carta non contiene solo inchiostro, ma presagi.

Questa edizione speciale raccoglie i primi due romanzi della saga:
Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre,
restaurati graficamente per la stampa a colori, arricchiti da immagini d’archivio, mappe, documenti segreti e contenuti inediti che non troverai altrove.

Perché “Le Origini”?

Perché è da qui che tutto comincia.
Da un’epoca in cui l’ispettore Edgar Blackwood crede ancora che il male abbia un volto, e che ogni indizio porti sempre a un colpevole.
Ma le ombre di Londra non si lasciano interrogare.
E ciò che emerge dall’Archivio non è sempre ciò che il mondo è pronto ad accettare.

Disponibilità

L’edizione speciale sarà disponibile verso fine maggio in esclusiva su Amazon, in formato rilegato a colori.
Un volume da leggere, da esplorare e — perché no — da custodire.

Resta connesso. Le ombre stanno per tornare.

La promozione continua – Il Vangelo delle Ombre conquista nuove vetrine

La pubblicazione de Il Vangelo delle Ombre ha segnato un nuovo passo nell’evoluzione dell’Archivio Blackwood. E oggi, grazie alla collaborazione con @thewriters_heaven, il viaggio non si ferma.

Sulle loro pagine social, The Writers’ Heaven continua a dare voce all’atmosfera cupa e profonda del romanzo, trasformandone i temi e i simboli in contenuti visivi capaci di catturare l’attenzione. Non semplici promozioni, ma vere suggestioni narrative: immagini oscure, frasi selezionate con cura, e dettagli grafici che riflettono il cuore del racconto.

Non solo visibilità: connessione

In un mondo affollato di titoli, non è facile far emergere un romanzo. Ma quando la promozione incontra la passione autentica per la lettura e l’estetica gotica, qualcosa cambia.
Ogni immagine pubblicata da @thewriters_heaven sembra parte del libro stesso — come se Il Vangelo delle Ombre stesse espandendo le sue pagine anche fuori dal volume.

Grazie a chi crede nel progetto

Il mio ringraziamento va a chi continua a leggere, condividere, e consigliare.
Ma soprattutto a chi, come @thewriters_heaven, sa che la narrativa vive anche nel modo in cui viene raccontata… e mostrata.

Restate con me. Le ombre non sono finite.

Tra Doyle, Stoker e le Ombre: le mie fonti gotiche (non Storiche!)

Quando ho iniziato a scrivere le indagini dell’ispettore Edgar Blackwood, sapevo di voler costruire un mondo che affondasse le radici nell’Ottocento più oscuro, tra nebbia, superstizione e razionalità in crisi. Ma soprattutto, sapevo di voler rendere omaggio a quelle opere e atmosfere che hanno segnato il mio immaginario.

Arthur Conan Doyle e il metodo

Il primo inevitabile riferimento è Sir Arthur Conan Doyle. Non solo per il suo Sherlock Holmes, genio della deduzione, ma per l’intera Londra che ci ha restituito: sporca, stratificata, piena di segreti e percorsa da forze tanto umane quanto inafferrabili.
Blackwood non è Holmes, ma ne condivide l’ossessione per i dettagli, la razionalità forzata anche quando la realtà si fa disturbante. E proprio come Watson accompagna Holmes, nel mio primo volume troviamo Declan O’Connor, un compagno diverso, più irlandese che inglese, ma altrettanto essenziale.

Bram Stoker e l’orrore antico

Se Doyle rappresenta la mente, Bram Stoker è il cuore nero. Dracula è molto più di un romanzo dell’orrore: è  un’opera che parla di controllo, paura dell’ignoto, e sopravvivenza dell’antico dentro il moderno.
In Le Ombre di Whitechapel, Dracula non è solo un nemico: è una presenza che mette in discussione la stessa idea di giustizia. Il confine tra male e mito, tra orrore e fascino, è una linea sottile su cui ho camminato con rispetto e inquietudine.

Penny Dreadful e la contaminazione

Negli ultimi anni, la serie Penny Dreadful mi ha mostrato come si possa fondere in modo elegante e potente i grandi archetipi del gotico.
Ho amato la sua capacità di mescolare Frankenstein, Dorian Gray, vampiri e streghe in un mondo coerente, visivamente potente e narrativamente profondo. Nei miei racconti, non ci sono “crossover” classici, ma c’è la stessa volontà di far coesistere investigazione, spiritualità e sovrannaturale, in un equilibrio instabile e pericoloso.

Scrivere i racconti dell’Archivio Blackwood è stato come varcare una soglia: dalla Londra storica alla Londra nascosta, dai crimini tangibili ai segni che nessun tribunale riconoscerebbe. E se oggi esistono Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre, è anche grazie a quelle letture, a quei simboli, a quei mostri — reali o meno — che non mi hanno mai abbandonato.

La genesi del titolo “Il Vangelo delle Ombre”

Ogni titolo porta con sé un’eco. A volte nasce spontaneo, come un sussurro venuto dalla storia stessa. Altre volte si fa attendere, si nasconde tra le righe, nei dettagli di un simbolo, in una frase scritta su un vecchio manoscritto. Il Vangelo delle Ombre è nato così: come un’epifania oscura, che ha dato senso a ciò che si andava componendo.

Durante la stesura del secondo capitolo dell’Archivio Blackwood, era chiaro fin dall’inizio che la storia si sarebbe inoltrata in territori più profondi, arcani e mistici rispetto al primo volume. Qui, la morte non era soltanto fisica, ma anche spirituale. Il Male aveva una voce, un culto, una dottrina non scritta che si tramandava nelle tenebre.

Il termine “vangelo” non è casuale. Non allude a un testo sacro in senso tradizionale, ma a una verità alternativa, distorta, eretica, trasmessa da coloro che vivono nell’ombra. Questo “vangelo” non è composto da parole, ma da simboli, riti, sacrifici. Un libro mai scritto, eppure inciso nella carne delle vittime, nei rituali della setta, nei sussurri.

Le ombre, in questo contesto, non sono soltanto ambientali o metaforiche. Sono personaggi. Sono memorie. Sono colpe e visioni che Blackwood stesso porta con sé. Il titolo, quindi, è diventato un manifesto: il secondo volume dell’archivio non racconta semplicemente un nuovo caso, ma raccoglie e decifra il codice oscuro del nemico.

Solo a posteriori, durante la revisione finale del testo, mi sono reso conto che Il Vangelo delle Ombre non era più soltanto un titolo. Era il nome stesso di ciò che la setta custodiva, il cuore segreto di tutta la vicenda.

Il Male invisibile – L’ombra che perseguita l’Archivio Blackwood

In Le Ombre di Whitechapel il Male aveva un nome.
In Il Vangelo delle Ombre, il Male ha una voce. Ma non un volto.

Questa è una delle trasformazioni più importanti nella saga dell’ispettore Edgar Blackwood: la lenta ma inesorabile evoluzione dell’antagonista. Da figura fisica e riconoscibile, il nemico si dissolve nell’aria, si insinua nelle pieghe della mente e nella fede degli uomini.
Diventa invisibile.

Non è più solo un assassino. È un sussurro nei sogni.
Non è un culto. È un dubbio.
Non è un demone. È la possibilità che esista davvero.

L’indagine oltre la logica

Blackwood è un uomo razionale. Non crede nei fantasmi, ma studia i simboli. Non parla di spiriti, ma osserva chi li teme.
Eppure, nel secondo romanzo, la sua razionalità inizia a incrinarsi. Gli eventi non seguono più logiche umane. I testimoni parlano lingue morte. Le croci si piegano da sole.
E Blackwood comincia a interrogarsi:

E se non fosse un uomo? E se non potessi arrestarlo?”

Un Male che non ha bisogno di apparire

Il vero terrore, in Il Vangelo delle Ombre, non viene da ciò che si vede.
Viene da ciò che si sospetta.
Dal fatto che le prove spariscano. Che i pazienti delirino. Che una reliquia sia solo leggenda… o forse no.
Il Male diventa un’assenza concreta, qualcosa che si sente ma non si può afferrare. Come la fede. Come la follia.

Il Male (senza spoilerare!)

E poi c’è lui. Il nome sussurrato.
Un’entità che non viene mai spiegata del tutto, ma che lascia tracce. Che attraversa il tempo e le convinzioni.
Non ha corpo, eppure si manifesta.
Non ha tempio, ma viene invocato.
E Blackwood dovrà decidere se affrontarlo come poliziotto… o come uomo.

Il Vangelo delle Ombre è un romanzo che non dà risposte.
Ma una cosa la suggerisce: il vero Male è quello che non puoi spiegare, e che proprio per questo, ti guarda negli occhi ogni giorno.

In arrivo l’edizione speciale de “L’Archivio Blackwood – Volume I”

Qualcosa si muove nell’ombra…
Dopo il successo dei primi due volumi, Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre, presto sarà disponibile una nuova edizione speciale pensata per i lettori più appassionati.

Si tratterà di un volume unico, in copertina rigida, che raccoglie le origini dell’Archivio Blackwood.
Un progetto curato nei dettagli, arricchito da contenuti esclusivi e stampato in una versione elegante, pensata per chi desidera avere tra le mani l’intera storia delle origini.

Cosa aspettarsi?

Senza rivelare troppo, possiamo dirvi che questa edizione:

comprenderà entrambi i racconti pubblicati finora

conterrà una nuova introduzione dell’autore

e sarà impreziosita da materiale inedito: appunti, lettere, simboli esoterici e mappe tratte dall’archivio dell’ispettore Blackwood

Quando sarà disponibile?

L’edizione speciale è prevista tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2025.
Sarà pubblicata su Amazon in formato cartaceo con copertina rigida, e sarà annunciata ufficialmente anche sui social appena disponibile.

Restate connessi. L’Archivio Blackwood si apre… ancora una volta

Perché Blackwood fuma sempre un “sigaro economico”?

Chi ha letto Le Ombre di Whitechapel o Il Vangelo delle Ombre avrà notato una frase ricorrente:
Blackwood accese un sigaro economico.”

Alcuni lettori attenti mi hanno chiesto: “Ma perché ripeterlo? Non è superfluo?”
La risposta è: no, non è un dettaglio casuale. È un tratto caratterizzante.

Un gesto, un’identità

L’ispettore Edgar Blackwood non fuma un sigaro qualsiasi. Non è un vizio di prestigio, né una posa da gentiluomo vittoriano. È un’abitudine concreta, essenziale, senza orpelli.
Un sigaro economico, appunto. Come chi non ha tempo da perdere con le vanità. Come chi preferisce l’efficacia alla forma.

Ripetizione consapevole

Nel linguaggio narrativo, ripetere un dettaglio apparentemente banale può avere due effetti:

1. Ancorare il lettore a un tratto distintivo: ogni volta che Blackwood accende un sigaro economico, non è solo una pausa — è una firma.

2. Costruire atmosfera: il fumo che lo circonda è lo stesso delle strade che indaga. Nessun aroma raffinato. Solo nebbia, tensione, e la concretezza dell’uomo che osserva.

Un vizio sincero

Blackwood non cerca di piacere. Non è Holmes con la sua pipa intellettuale, né un ispettore elegante da salotto. È un uomo di strada, abituato a camminare nei vicoli, non a sedere nei club.
Il suo sigaro economico è l’equivalente del suo silenzio, del suo sguardo diretto, della sua solitudine.

In conclusione:
Non tutto ciò che si ripete è ridondante. A volte, è solo una verità che torna a farsi sentire.

Southwark 1888: la Londra ai margini del sacro e del profano

A sud del Tamigi, oltre i ponti percorsi da carrozze e passanti incappucciati, si estendeva una Londra diversa: Southwark, nel 1888, era un territorio di confine. Non solo tra quartieri, ma tra epoche, tra rispettabilità e degrado, tra il quotidiano e l’oscuro. È qui che i passi di Blackwood e degli altri protagonisti del Vangelo delle Ombre si muovono in silenzio, tra vicoli angusti e chiostri dimenticati.

Un passato monastico e un presente inquieto

Un tempo, Southwark ospitava numerosi edifici religiosi: priorati, ospedali e ospizi. La grande Cattedrale di Southwark, ancora oggi visibile, era il cuore spirituale del quartiere. Ma nel 1888, quei simboli di devozione apparivano isolati, anneriti, quasi schiacciati dalla modernità violenta della città.

Intorno si alzavano:

magazzini

bordelli

taverne dalle insegne scolorite

case di mattoni grigi sbrecciati dall’umidità

Il contrasto tra il sacro decaduto e il profano vivo era palpabile a ogni angolo.

Popolazione e vita quotidiana

Southwark era abitata da:

facchini e scaricatori di porto

prostitute e venditori ambulanti

predicatori di strada e burattinai

bambini scalzi che correvano nel fango

Le condizioni igieniche erano pessime. Le fogne scoppiavano dopo ogni pioggia. L’odore del pesce marcio e delle cucine a carbone si mescolava con quello delle stamberghe abbandonate.

Eppure, la vitalità era impressionante. Il Borough Market era il cuore pulsante del commercio locale, mentre le rive del Tamigi ribollivano di traffici leciti e illeciti.

Southwark nel romanzo

In Il Vangelo delle Ombre, Southwark è luogo di passaggi e di perdizione. È tra i suoi vicoli che si cela una presenza antica, una verità rimossa, un indizio dimenticato. Il quartiere si trasforma in uno scenario onirico e pericoloso: i mattoni umidi sembrano osservare, i portoni chiusi sussurrano qualcosa, e il suono delle campane si mescola a quello di una messa che nessuno ricorda di aver celebrato.

Oggi come allora

Chi passeggia oggi tra i vicoli restaurati di Southwark può ancora percepire l’eco di un’epoca perduta. Le pietre della cattedrale, le arcate del mercato, le ombre tra le rive: tutto parla di un passato gotico e suggestivo, perfetto per chi ama perdersi tra storia e leggenda.

Hai camminato anche tu tra le ombre di Southwark? Raccontamelo nei commenti qui sotto.

Clerkenwell nel 1888: tra ombre, botteghe e rivoluzione

Nel cuore di Londra, lontano dai fasti della City e dalle nebbie opprimenti di Whitechapel, Clerkenwell rappresentava nel 1888 un mondo a sé. Ed è proprio qui che si apre Il Vangelo delle Ombre: in una zona che, pur non toccata direttamente dalle lame dello Squartatore, trasudava mistero, tensione sociale e un fermento inquieto che si adattava perfettamente all’incipit della storia.

Un quartiere in bilico tra passato e futuro

Clerkenwell, nella seconda metà dell’Ottocento, era un quartiere di forti contrasti. Un tempo sede di monasteri e ordini religiosi, era divenuto nel tempo un centro artigianale e operaio, pullulante di:

orefici e orologiai

tipografi

piccole botteghe meccaniche

pub e taverne frequentate da lavoratori e radicali

Accanto alle viuzze strette e alle case addossate si stagliavano ancora i resti delle costruzioni monastiche, come l’ex priorato dell’Ordine di San Giovanni, le cui cripte medievali sembravano nascondere segreti dimenticati.

Una fucina di idee e rivoluzioni

Ma Clerkenwell non era solo nebbia e officine: era anche un centro di agitazione politica. Qui si erano insediati:

socialisti europei in esilio

intellettuali radicali

stampatori clandestini

Non era raro, nel 1888, sentire discussioni in lingue straniere tra i vicoli o assistere a volantinaggi notturni seguiti da rapide fughe. Le ombre, a Clerkenwell, non erano soltanto quelle della sera, ma anche quelle dell’ideologia e della paura.

La vita quotidiana: odori, rumori e atmosfera

Chi camminava per Clerkenwell Green o attraversava Rosebery Avenue nel tardo pomeriggio veniva investito da un miscuglio pungente di:

fumo di carbone

olio meccanico

pane appena sfornato

sudore operaio

I pub erano pieni già dal tramonto, i cavalli lasciavano escrementi sulle pietre consumate, e gli strilloni urlavano notizie di crimini, cospirazioni e apparizioni inquietanti.

Nel romanzo: il confine tra realtà e ombra

È in questa Londra minore, meno raccontata ma carica di tensione, che prende forma la prima scena de Il Vangelo delle Ombre. Un corpo senza nome. Simboli incisi nella terra. E il passo pesante dell’ispettore Blackwood che attraversa un quartiere ancora immerso nel silenzio dell’alba.

La scelta di ambientare l’inizio proprio a Clerkenwell non è casuale: è un omaggio a un quartiere sospeso tra il reale e il metafisico, dove tutto sembra possibile e niente è mai come appare.

Hai già visitato i luoghi di Clerkenwell nel romanzo? Lascia un commento sotto l’articolo.

Il Vangelo delle Ombre: La Mappa dei Luoghi Reali

Il Vangelo delle Ombre non è solo un viaggio nell’occulto, ma anche un percorso attraverso i quartieri più misteriosi e storici di Londra. Ogni luogo visitato dai protagonisti esiste davvero e conserva ancora oggi un’aura di inquietudine e fascino. Ecco la mappa dei luoghi reali che compaiono nel romanzo:

Clerkenwell

Quartiere dalle radici medievali, noto per i suoi monasteri e pozzi sacri.  Nel romanzo, è il luogo dove tutto ha inizio, con una bambina che recita frasi in latino. 

Bethlem Royal Hospital (Bedlam)

Il più antico ospedale psichiatrico del mondo, fondato nel 1247.  Simbolo delle paure collettive legate alla follia, è teatro di eventi inquietanti nel romanzo. 

Southwark

Storico quartiere situato sulla riva sud del Tamigi, noto per i suoi teatri e taverne.  Nel romanzo, è il luogo di residenza di padre Marcus Quinn. 

Camden Town

Famoso per il suo mercato e la scena musicale alternativa.  Nel romanzo, è un quartiere popolare e degradato dove Blackwood scopre la seconda vittima. 

Scotland Yard

Sede storica della polizia metropolitana di Londra, simbolo dell’investigazione e del mistero.  Nel romanzo, è il luogo di lavoro di Blackwood e Monroe. 

Chiesa di St. Bartholomew-the-Great

Fondata nel 1123, è una delle chiese più antiche di Londra.  Nel romanzo, è il luogo in cui viene rinvenuto il corpo del sagrestano con un simbolo inciso. 

Highgate

Quartiere noto per il suo cimitero vittoriano e le leggende di fantasmi.  Nel romanzo, è il luogo dove si trova la parrocchia sconsacrata di St. Jude’s. 

Holborn

Antico quartiere centrale di Londra, sede di importanti istituzioni legali.  Nel romanzo, è un quartiere cupo e misterioso in cui si trova il pub “The King’s Arms”. 

Wapping

Quartiere marittimo con una storia legata ai dock e alla pirateria.  Nel romanzo, è il luogo dove si trova la canonica abbandonata utilizzata da padre Quinn. 

Mappa Gotica di Londra

Per visualizzare questi luoghi e immergerti nell’atmosfera del romanzo, ecco una mappa in stile gotico vittoriano: