Chi ha letto Le Ombre di Whitechapel o Il Vangelo delle Ombre avrà notato una frase ricorrente:
“Blackwood accese un sigaro economico.”
Alcuni lettori attenti mi hanno chiesto: “Ma perché ripeterlo? Non è superfluo?”
La risposta è: no, non è un dettaglio casuale. È un tratto caratterizzante.
Un gesto, un’identità
L’ispettore Edgar Blackwood non fuma un sigaro qualsiasi. Non è un vizio di prestigio, né una posa da gentiluomo vittoriano. È un’abitudine concreta, essenziale, senza orpelli.
Un sigaro economico, appunto. Come chi non ha tempo da perdere con le vanità. Come chi preferisce l’efficacia alla forma.
Ripetizione consapevole
Nel linguaggio narrativo, ripetere un dettaglio apparentemente banale può avere due effetti:
1. Ancorare il lettore a un tratto distintivo: ogni volta che Blackwood accende un sigaro economico, non è solo una pausa — è una firma.
2. Costruire atmosfera: il fumo che lo circonda è lo stesso delle strade che indaga. Nessun aroma raffinato. Solo nebbia, tensione, e la concretezza dell’uomo che osserva.
Un vizio sincero
Blackwood non cerca di piacere. Non è Holmes con la sua pipa intellettuale, né un ispettore elegante da salotto. È un uomo di strada, abituato a camminare nei vicoli, non a sedere nei club.
Il suo sigaro economico è l’equivalente del suo silenzio, del suo sguardo diretto, della sua solitudine.
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In conclusione:
Non tutto ciò che si ripete è ridondante. A volte, è solo una verità che torna a farsi sentire.









