✝️ Il Reverendo Whitmore e i volti del tradimento

Dalla luce alla menzogna: anatomia di un uomo votato all’abisso

Ogni fede, se spinta oltre la soglia del dubbio, può diventare un altare al servizio del Male.”
— Lettera anonima ritrovata tra le carte del Reverendo Whitmore, dicembre 1888

In ogni storia gotica c’è una figura che si erge tra il sacro e il profano, tra la salvezza e la dannazione. Nella saga dell’Archivio Blackwood, questa figura prende un nome preciso: Aldous Whitmore, reverendo della Chiesa anglicana, predicatore brillante, uomo di parola… e infine, artefice del tradimento.

Ma chi è davvero Whitmore?
Un visionario corrotto? Un servo dell’oscurità? O qualcosa di più sottile e inquietante?

Il volto pubblico della redenzione

All’inizio, Whitmore è tutto ciò che ci si aspetterebbe da un pastore d’anime: voce calma, abiti impeccabili, parole misurate. È amato nelle comunità in difficoltà, ascoltato nei salotti dell’aristocrazia, rispettato persino nei corridoi di Scotland Yard.

Nessuno avrebbe potuto immaginare che dietro i suoi sermoni si nascondesse un’ossessione — una che lo legava a riti dimenticati, libri proibiti e antichi giuramenti sussurrati in lingue morte.

La verità sepolta nella giovinezza

Nel secondo volume della saga, Il Vangelo delle Ombre, iniziamo a intuire il passato oscuro del reverendo. Un viaggio missionario in Scozia. Un villaggio abbandonato. Un culto dimenticato dai registri ufficiali. È lì che Whitmore smette di pregare rivolto al cielo… e inizia a cercare risposte altrove.

Gli indizi raccolti da O’Connor, poi completati da Blackwood, mostrano un uomo profondamente trasformato. Non posseduto — no — ma convertito. E il suo Dio, ormai, non è più quello di Londra.

Il tradimento: una scelta lucida

Nel Capitolo 13, Whitmore getta la maschera. Ma il suo tradimento non è un errore. È una liturgia. Una scelta meditata. Offre Blackwood in sacrificio, tenta di aprire un varco tra i mondi, pronuncia parole che nessun essere umano dovrebbe conoscere.

Non c’è follia, solo convinzione.
È questo che lo rende davvero pericoloso.

Un’ombra che non si dissolve

Anche dopo la sua fuga, il reverendo continua a influenzare gli eventi. Lascia simboli, messaggi, visioni. Non è un antagonista che svanisce: è una minaccia persistente, come una ferita infetta che continua a pulsare nel buio.

E il dubbio resta: Whitmore è un servo… o un sacerdote di qualcosa di ancora più antico?

Nell’Archivio Blackwood, pochi tradimenti sono così profondi, e nessuna figura è così ambigua.

Whitmore è la prova vivente che il Male non sempre indossa maschere mostruose.
A volte, predica dalla sacrestia.


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"Ritratto gotico del Reverendo Aldous Whitmore, con espressione severa e crocifisso dorato, illuminato dalla luce di una candela in un'ambientazione ecclesiastica oscura e decadente."

Jack lo Squartatore: i dettagli meno noti del caso che terrorizzò Londra

Londra, 1888. Tra le nebbie di Whitechapel e i vicoli oscuri dell’East End, un’ombra affilata come un bisturi seminava terrore, morte e mistero. Jack lo Squartatore è il nome che tutti conoscono, ma non tutti sanno quanto fossero intricati – e spesso contraddittori – i dettagli che emersero nel cuore delle indagini.

Le lettere: scherzi macabri o messaggi autentici?

Durante i mesi degli omicidi, decine di lettere furono recapitate a Scotland Yard e ai giornali. Alcune firmate “Jack the Ripper”, altre con toni ironici, blasfemi o deliranti. Tra tutte, la più celebre fu la “Dear Boss”, in cui il presunto assassino annunciava nuove uccisioni. Ma gli storici ritengono che la maggior parte fossero false, scritte da mitomani o giornalisti in cerca di clamore.

Eppure, una in particolare – la cosiddetta “From Hell”, recapitata con metà di un rene umano – rimane ancora oggi un inquietante mistero.

I sospetti insospettabili

Molti dei principali sospetti erano figure insospettabili: medici, nobili decaduti, artisti. Alcuni nomi erano coperti da protezione istituzionale, alimentando teorie su insabbiamenti e coperture. Un sospetto ricorrente fu il pittore Walter Sickert; un altro, il medico Montague Druitt, morto suicida poche settimane dopo l’ultimo omicidio.

E poi c’era chi accusava personaggi del mondo ecclesiastico, o membri della famiglia reale. Ma senza prove, tutto rimase avvolto nel silenzio.

Gli errori della polizia

La polizia dell’epoca era mal equipaggiata per affrontare un serial killer. Nessun profilo psicologico, nessuna banca dati, poche fotografie. La scena del crimine veniva contaminata, i testimoni lasciati andare senza registrazione formale, e i quartieri venivano pattugliati solo dopo che il sangue era già stato versato.

Uno degli indizi più clamorosi – una scritta su un muro accanto a un grembiule insanguinato – fu cancellato d’urgenza per non “offendere la comunità ebraica”, privando l’indagine di una possibile traccia fondamentale.


Un caso aperto anche per la narrativa

Jack lo Squartatore è ormai un’icona del Male nella cultura moderna, ma fu anche – e soprattutto – il simbolo di una Londra che aveva paura del proprio lato oscuro. Ed è proprio in questo solco che si inserisce l’universo dell’Archivio Blackwood.

Chi ama l’atmosfera cupa, i misteri non risolti e i dossier sepolti nei sotterranei di Scotland Yard, troverà nelle pagine de Le Ombre di Whitechapel un riflesso inquietante di quella storia. Un omaggio narrativo che profuma di sangue, nebbia e segreti non ancora svelati. Anche se, in questo volume, Jack lo Squartatore non compare.

Lettere perdute, voci ritrovate: il potere degli scritti nell’Archivio Blackwood

C’è qualcosa di eternamente inquietante nei messaggi scritti a mano. Un’ombra lasciata dall’inchiostro, una parola cancellata, una firma che sembra tremare: ogni lettera, ogni appunto, ogni diario racchiude una voce. E nell’universo dell’Archivio Blackwood, queste voci non tacciono mai.

Ne Le Ombre di Whitechapel e ne Il Vangelo delle Ombre, le parole scritte diventano testimoni muti di eventi oscuri. Frammenti di diario, annotazioni marginali, missive sbiadite: sono questi a guidare l’ispettore Blackwood nella sua indagine attraverso il tempo, la nebbia e la memoria.

Le lettere non sono solo indizi, ma strumenti di evocazione. Portano con sé il peso di ciò che è stato taciuto, la tensione di ciò che sta per accadere. In un mondo dove l’occulto si nasconde tra le pieghe della realtà, la parola scritta assume una forza sacrale, quasi rituale.

Ogni foglio sgualcito, ogni passaggio sottolineato, ogni simbolo tracciato su un bordo è un ponte tra vivi e morti, tra colpevoli e innocenti, tra il razionale e l’ignoto.

Scrivere significa, in fondo, tentare di fermare l’oblio. Nell’universo di Blackwood, però, non tutto ciò che viene scritto è destinato a rimanere silenzioso. Alcuni messaggi, una volta letti, non possono più essere dimenticati.

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Una lettera antica scritta a mano, appoggiata su una scrivania in legno, accanto a una candela accesa e a una lente d’ingrandimento. Atmosfera gotica e silenziosa, in stile vittoriano.

Progettare Personaggi Memorabili: Guida Pratica per Scrittori

Un personaggio ben costruito è il cuore pulsante di ogni storia avvincente.  Che si tratti di un eroe tormentato o di un antagonista carismatico, la loro profondità e coerenza determinano il coinvolgimento del lettore.  In questo articolo, esploreremo i passaggi fondamentali per creare personaggi tridimensionali e credibili.

1. Definisci l’Identità del Personaggio

Inizia delineando le caratteristiche base:

Nome e Cognome: Scegli nomi che rispecchino l’epoca e il contesto culturale della tua storia.

Età, Sesso, Origini: Questi elementi influenzano il comportamento e le prospettive del personaggio.

Occupazione e Status Sociale: Determinano le sue interazioni e motivazioni.

Creare una scheda dettagliata aiuta a mantenere coerenza durante la narrazione 

2. Costruisci una Backstory Solida

Ogni personaggio ha un passato che ne plasma il presente.  Considera:

Eventi Chiave dell’Infanzia: Traumi o successi che influenzano le sue decisioni attuali.

Relazioni Passate: Amicizie, amori o rivalità che hanno lasciato il segno.

Obiettivi e Paure: Cosa desidera ardentemente? Cosa teme di più?

Una backstory ben pensata aggiunge profondità e rende il personaggio più autentico  .

3. Identifica il Conflitto Interiore

Il conflitto interno è ciò che rende un personaggio umano e interessante.  Può trattarsi di un dilemma morale, di una paura nascosta o di una contraddizione tra desideri e doveri.  Questo conflitto guida le sue azioni e decisioni, creando tensione narrativa  .

4. Delinea l’Arco di Trasformazione

I personaggi memorabili evolvono nel corso della storia.  Pianifica come il tuo personaggio cambierà:

Inizio: Chi è all’inizio della storia?

Sviluppo: Quali eventi lo metteranno alla prova?

Conclusione: Come sarà cambiato alla fine?

Un arco di trasformazione ben strutturato rende la narrazione più coinvolgente  .

5. Utilizza il Principio “Show, Don’t Tell”

Invece di descrivere direttamente le caratteristiche del personaggio, mostra le sue qualità attraverso azioni, dialoghi e reazioni.  Ad esempio, invece di dire “era coraggioso”, mostra una scena in cui affronta una paura per salvare qualcuno  .

6. Evita gli Stereotipi

Sebbene gli archetipi possano essere utili come base, è importante aggiungere unicità ai tuoi personaggi.  Evita cliché e cerca di sorprendere il lettore con tratti inaspettati o contraddittori che rendano il personaggio più realistico  .

7. Interazioni e Relazioni

I personaggi si definiscono anche attraverso le loro relazioni con gli altri.  Analizza come interagiscono con amici, nemici e figure di autorità.  Queste dinamiche rivelano aspetti nascosti della loro personalità e possono servire a far avanzare la trama  .

In fine

La creazione di personaggi complessi e credibili richiede tempo e riflessione.  Investire nella loro progettazione arricchirà la tua narrazione e coinvolgerà maggiormente i lettori.  Ricorda: un personaggio ben costruito può trasformare una buona storia in un capolavoro indimenticabile.

Se desideri approfondire ulteriormente la costruzione dei personaggi, ti consiglio di esplorare risorse come “L’arco di trasformazione del personaggio” di Dara Marks, che offre una guida dettagliata su questo argomento.

Una scrivania d’autore: bozzetti, appunti e tratti distintivi dei personaggi prendono forma su carta ingiallita. È qui che inizia la costruzione di ogni identità narrativa.

✍️ Scrivere con metodo: l’importanza di una buona scaletta narrativa

Ogni storia coinvolgente ha una struttura invisibile che la sorregge: la scaletta.
Molti autori iniziano con entusiasmo a scrivere il primo capitolo, per poi perdersi tra personaggi, sottotrame e colpi di scena non pianificati. È proprio qui che entra in gioco una buona scaletta strutturata, capace di trasformare un’idea in un romanzo coerente, avvincente e ben costruito.

Perché la scaletta è fondamentale

Una buona scaletta:

Ti evita blocchi narrativi e contraddizioni

Ti permette di bilanciare i tempi narrativi tra azione, mistero, introspezione e svolte

Ti aiuta a gestire sottotrame e intrecci complessi

Mantiene la coerenza tonale e stilistica dalla prima all’ultima pagina

Come si struttura una buona scaletta

1. Definisci l’ossatura generale

Ogni storia ha un inizio, uno sviluppo e una fine, ma per funzionare deve contenere:

Un incipit atmosferico (ambientazione, tono, presagi)

Uno o più eventi scatenanti

Una serie di complicazioni crescenti

Un climax

Una risoluzione (anche parziale, se la saga continua)

2. Organizza i capitoli

Un romanzo ben strutturato alterna momenti lenti e riflessivi a scene forti, rivelazioni, conflitti.
Ogni capitolo dovrebbe contenere:

Una scena di apertura immersiva

Uno sviluppo con nuovi elementi (indizi, incontri, ostacoli)

Una chiusura che invogli a proseguire

Interludi: piccole pause cariche di significato

Gli interludi sono strumenti preziosi per:

Cambiare punto di vista (es. diario, documento, flashback)

Mostrare eventi paralleli al protagonista

Dare respiro alla narrazione senza spezzarla

Ben usati, rafforzano l’atmosfera e arricchiscono la trama con dettagli altrimenti inaccessibili.

Struttura delle scene: il dettaglio che fa la differenza

Ogni scena è un piccolo ingranaggio e va costruita con attenzione:

Luogo e tempo ben definiti

Obiettivo narrativo chiaro (cosa deve cambiare o rivelarsi)

Dialoghi funzionali ma naturali

Tensione e immagini evocative

La scaletta è viva: non è una gabbia, ma una mappa

Una scaletta non è rigida: può (e deve) evolversi durante la scrittura.
Ma averla significa sapere sempre dove si sta andando, anche quando si decide di deviare per una nuova ispirazione.

Scrivere senza scaletta può sembrare più libero… ma spesso porta solo a tornare indietro, tagliare pagine intere o perdere il filo.
Con una buona scaletta strutturata, ogni scena avrà un senso, ogni svolta sarà costruita, e il lettore si sentirà dentro un viaggio vero – e non in un labirinto senza uscita.

Vuoi vedere un esempio pratico?
Nel progetto Il Carnefice del Silenzio, ogni capitolo è costruito su una base narrativa predefinita: 6–8 scene con apertura atmosferica, sviluppo, sottotracce, climax e svolta.
Una struttura che aiuta a far convivere indagine, sovrannaturale e tensione.

Giveaway gotico – Vinci una copia gratuita de L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini

Hai amato Le Ombre di Whitechapel? Sei stato catturato da Il Vangelo delle Ombre?
Allora questa è la tua occasione: sto regalando una copia in brossura (bianco e nero) del volume speciale “L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini”, che unisce i due romanzi in un’unica edizione.

Ma attenzione: per partecipare è necessario seguire dei passaggi precisi tramite Instagram.

Come funziona il giveaway?

Entro mercoledì 4 giugno 2025, verrà estratta una persona tra tutti i partecipanti che riceverà a casa gratuitamente il volume in brossura.
La spedizione è inclusa. Non è richiesto alcun acquisto.

Requisiti per partecipare (obbligatori)

Per partecipare correttamente, è necessario avere un profilo Instagram attivo e seguire questi tre passaggi:

1.  Vai su Instagram e segui il profilo ufficiale: @archivio_blackwood

2. ❤️ Metti “Mi piace” al post del giveaway che trovi su quella pagina

3. ✍️ Commenta quel post taggando @autoreclaudiobertolotti

Solo i commenti sotto il post Instagram con il tag corretto verranno considerati validi per l’estrazione.

Cosa si vince?

Il premio è una copia omaggio in brossura (bianco e nero) del libro:

L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini
Un volume unico che contiene:

Le Ombre di Whitechapel

Il Vangelo delle Ombre

Immagini inedite e appendici inedite

Due romanzi gotici, investigativi, oscuri e misteriosi… in un’unica edizione.

Link utili

Il Vangelo delle Ombre

Ebook:

Brossura:

L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini

Brossura economica:

Copertina rigida illustrata a colori:

Sito ufficiale:

ℹ️ Hai dubbi?

Se non hai Instagram, purtroppo non puoi partecipare a questo giveaway specifico, ma ne verranno altri anche qui sul sito o su Facebook.

Nel frattempo puoi:

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Buona fortuna, e che l’oscurità vi guidi…

alt="Copertina gotica de L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini davanti a un cimitero nebbioso, con la scritta Partecipa al Giveaway Gotico – Vinci una copia gratuita"

Quando la città dorme: la Londra silenziosa del primo Archivio

C’è una Londra che non esiste più.
Una Londra che inizia dove finiscono i giornali del mattino, quando il battito dei passi si perde tra la nebbia e le campane tacciono.

È la Londra che Edgar Blackwood attraversa ogni notte.
Vicoli tra mura sudice, lanterne che oscillano su archi gotici, pioggia che cola lungo grondaie arrugginite.
Una città che non dorme: semplicemente finge di farlo.

Il silenzio in queste strade non è mai totale. C’è sempre qualcosa che scricchiola. Un’insegna che ondeggia.
Un cigolio lontano di carrozza o il lamento sommesso del vento.
In quell’apparente immobilità, l’Archivio respira.
Ogni dossier, ogni fascicolo recuperato nel primo volume — Le Ombre di Whitechapel, Il Vangelo delle Ombre — è stato trovato proprio in questa penombra: non nell’urgenza del giorno, ma nel tempo delle cose taciute.

Londra non è solo un’ambientazione.
È un personaggio che osserva e che nasconde.

Ed è di notte, quando la città si svuota, che mostra i suoi segreti più profondi.

L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini è disponibile in due edizioni:
Brossura B/N:
Copertina rigida illustrata a colori:

Oppure scopri Il Vangelo delle Ombre da solo:
eBook Kindle:
Versione cartacea:

Veduta gotica e notturna di una chiesa avvolta nella nebbia, con una figura solitaria di spalle — Edgar Blackwood — che si dirige verso l’ingresso illuminato da un tenue bagliore sacro. L’atmosfera è cupa, silenziosa e carica di presagi.

Scrivere un romanzo gotico investigativo: dietro le quinte de L’Archivio Blackwood – Le Origini

Ogni storia ha un’origine, e quella dell’Archivio Blackwood affonda le sue radici in una nebbia fitta di appunti, mappe, sogni e ossessioni.

Quando ho iniziato a scrivere Le Ombre di Whitechapel, non sapevo ancora che sarebbe nato un intero archivio. Ma sentivo che Edgar Blackwood non era solo un personaggio: era una voce che voleva parlare. Voleva indagare.

Documentarsi nell’Oscurità

Costruire un’indagine ambientata nel 1888 non significa solo studiare la Londra vittoriana, i giornali dell’epoca o la struttura di Scotland Yard. Significa ascoltare l’atmosfera. Per ABVO ho consultato cronache dell’epoca, libri di folklore, testimonianze su Jack lo Squartatore, e testi occulti scritti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Ma il vero cuore pulsante del lavoro è stato: come far convivere il metodo investigativo con l’ignoto?

L’equilibrio tra ragione e orrore

Un romanzo gotico non è solo buio, pioggia e candele tremolanti. È un’ombra che si insinua nella mente del lettore, senza mai svelarsi del tutto. In ABVO ho cercato un equilibrio costante tra logica e terrore, tra razionalità e superstizione.

Blackwood indaga, osserva, annota. Ma intorno a lui tutto vacilla. L’orrore non si rivela mai con chiarezza: si lascia solo intuire.

L’archivio, un mondo vivo

L’idea di trasformare ogni indagine in un dossier è nata quasi per gioco. Ma col tempo è diventata la chiave di tutto. Un archivio è silenzioso, ma ogni fascicolo trattiene la voce di chi l’ha scritto, e il dolore di chi è scomparso.

Ogni lettore, aprendo queste pagine, non legge solo una storia. Sfoglia prove, lettere, indizi e segreti. Come se Blackwood stesso avesse lasciato tutto perché qualcuno, un giorno, potesse capire.

Copertina promozionale per “L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini” di Claudio Bertolotti, con i due volumi (copertina rigida illustrata e brossura in bianco e nero) su sfondo scuro gotico. Testo evidenzia le due edizioni disponibili.

L’abito dell’ispettore Blackwood

Ci sono uomini che entrano in una stanza in silenzio, eppure la riempiono.
Non per il tono della voce, né per l’autorità formale, ma per ciò che indossano. O meglio: per come lo indossano.

L’ispettore Edgar Blackwood non è un eroe da vetrina. Il suo cappotto è troppo logoro per l’eleganza, troppo pesante per la moda, troppo impregnato di pioggia e fumo per chi vive all’asciutto.
Eppure è quel cappotto che lo precede. Che lo annuncia, come una figura uscita da un archivio che nessuno ha mai chiesto di aprire.

Ogni piega racconta una notte.
Ogni bottone cucito a mano tiene insieme un caso irrisolto.
Il colletto rialzato non è stile: è protezione. Dal freddo, dagli sguardi. Dai ricordi.

Il sigaro che fumaeconomico, mai aromatico — è più una museruola che un vizio. Lo tiene occupato, lo isola, lo frena. È la brace che si consuma mentre intorno tutto resta oscuro.

Blackwood non ha bisogno di presentazioni.
Il suo abito, il suo passo lento, la sua presenza tra le ombre parlano prima di lui.
E quando si ferma, davanti a una porta, davanti a un corpo, davanti a un nome… è sempre il cappotto a muoversi per primo.

Quello non è un indumento.
È un archivio addosso.

Edgar Blackwood sotto la pioggia davanti a una chiesa gotica di Londra

Perché Dracula? La scelta di un nemico immortale

Nel costruire il primo volume Le Ombre di Whitechapel ci si è trovati davanti a una domanda antica quanto la narrativa stessa: contro cosa combatte davvero il nostro protagonista?

Non bastava un assassino. Non bastava un rituale.
Occorreva un’ombra più grande, più profonda. Qualcosa che fosse insieme reale e irreale, concreta ma avvolta nel mistero. Un male che non si limitasse a colpire il corpo, ma che potesse insinuarsi nelle pieghe della mente e nella memoria stessa di una civiltà.

È qui che nasce la scelta: evocare Dracula.

Non il Dracula da manuale, non il mostro da cinema, ma il simbolo di ciò che l’Ottocento temeva di più: la decadenza mascherata da nobiltà, la superstizione che ritorna, la contaminazione dell’invisibile.
Dracula diventa, in questo contesto, un’eco. Non serve vederlo per sapere che c’è. Come un sussurro nei corridoi del potere o una goccia d’inchiostro nero versata su un documento classificato.

In Le Ombre di Whitechapel, primo dei due dossier raccolti nel volume L’Archivio Blackwood Volume I – Le Origini, la sua presenza è un’influenza, un’infezione sotterranea. L’ispettore Blackwood non insegue solo degli indizi: insegue un pensiero antico, una minaccia senza volto che si riflette nei simboli, nei culti, nei riti.

Ecco perché Dracula.
Perché più di ogni altro rappresenta il nemico definitivo di un uomo razionale.
Perché sopravvive ai secoli, muta, si adatta e torna.
E perché ogni archivio, prima o poi, contiene qualcosa che sarebbe dovuto restare sepolto.

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