La Londra del tanfo: igiene, malattie e superstizioni nel 1800

Nel cuore pulsante della Londra vittoriana, tra nebbie fitte, vicoli lastricati e case addossate le une alle altre come corpi agonizzanti, l’igiene era una speranza più che una certezza. I miasmi della città non provenivano solo dalle fogne o dai fiumi inquinati, ma anche da un’intera visione del mondo, in cui il male si annidava tanto nei liquami quanto nelle anime.

I quartieri dove il fetore era una costante

Luoghi come Whitechapel, Limehouse, Shoreditch o Spitalfields non erano semplicemente poveri: erano invasi da un odore perenne di muffa, urina e sudore umano. Le case erano talmente ammassate che la luce solare faticava a filtrare, e l’aria stagnante era la compagna silenziosa di ogni bambino, ogni donna, ogni vecchio in attesa della prossima febbre.

In molte zone, l’unico scarico disponibile era un secchio condiviso tra dieci o più famiglie. L’acqua potabile si raccoglieva dalle fontane pubbliche, spesso contaminate da scarichi industriali o carcasse animali. E quando il colera o il tifo bussavano alle porte, non era il medico a rispondere, ma il becchino.

Miasmi e superstizione: quando l’odore era il nemico invisibile

Prima della teoria dei germi, il mondo credeva che le malattie si diffondessero per aria cattiva, o miasma. Per questo si accendevano candele profumate, si portavano bustine di erbe sotto il cappotto, e si cospargevano le pareti di calce viva. I più ricchi tenevano arance chiodate di garofano nei taschini. I poveri? Pregavano.

Si credeva che le fogne fossero la bocca dell’inferno e che da lì salisse il male: ma l’inferno era già in superficie. Bastava un passo in un vicolo cieco per cadere tra i topi e il sangue dei mattatoi, dove la realtà puzzava più del mito.

I medici? Spesso ciarlatani vestiti bene

La figura del medico non era quella rassicurante che conosciamo oggi. Molti erano autodidatti, altri erano semplici cerusici con più esperienza di amputazioni che di diagnosi. Si usavano ancora salassi, sanguisughe e pozioni a base di mercurio. Le cliniche erano sporche quasi quanto le strade.

Solo a fine secolo, con l’avvento di Florence Nightingale e le prime riforme sanitarie, si cominciò a parlare di sterilizzazione, disinfezione e igiene urbana. Ma nel 1888 — l’anno in cui si muove l’Ispettore Blackwood — Londra puzzava ancora di morte, sudore e peccato.

Curiosità d’archivio

L’odore delle fogne di East London era così forte che molti cittadini usavano profumi intensi o addirittura aceto sui fazzoletti per affrontare la strada.

Alcuni “alchimisti da strada” vendevano tonici miracolosi contro la “febbre nera” che altro non erano che whisky e erbe.

I medici consigliavano di non fare il bagno troppo spesso: si pensava che l’acqua potesse aprire i pori e lasciare entrare il male.

La Londra de Il Vangelo delle Ombre è questa: una città che si ammala di sé stessa. Una città in cui l’orrore si annida tra le fessure dei muri e nelle crepe delle coscienze.

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L’alienista: medico della mente o custode della follia?

Quando ho cominciato a scrivere Il Vangelo delle Ombre, mi sono reso conto che, per parlare veramente del Male, dovevo parlare anche della mente.
Non del mostro fuori, ma di quello dentro.
E in una Londra del 1888, chi si occupava della mente umana era l’alienista.

Chi era davvero l’alienista?

Nel XIX secolo, la parola “alienista” derivava dal concetto di “alienazione mentale”: chi perdeva il senno era considerato alienato da sé stesso.
L’alienista era il medico incaricato di studiare, contenere — e a volte correggere — questa separazione.

Non era ancora uno psichiatra, almeno non nel senso moderno.
Era una figura ambigua, spesso chiusa tra pareti di manicomi, al confine tra il medico e il carceriere, tra lo studioso e il giudice.

E in molti casi, lui stesso viveva in bilico tra lucidità e ossessione.

Trattamento o tortura?

Nei manicomi vittoriani, “curare” poteva voler dire qualsiasi cosa:

tenere il paziente immerso per ore in vasche ghiacciate

incatenarlo al letto

costringerlo a subire il silenzio assoluto per settimane

o, al contrario, sovraccaricarlo di stimoli “per farlo crollare”

E poi c’erano gli strumenti più raffinati: ipnosi, morfina, disegni interpretativi, magnetismo.
L’alienista osservava tutto. E prendeva nota.

Nelle cartelle cliniche dell’epoca troviamo diagnosi come:

Melanconia isterica con tendenza al misticismo”
oppure
“Visioni ricorrenti legate alla colpa religiosa”

Mi è bastato leggere queste frasi per sapere che Padre Marcus Quinn e i suoi tormenti interiori non erano invenzioni. Solo traslazioni.

L’alienista nella mia narrativa

Nell’Archivio Blackwood, l’alienista non è mai un semplice medico.
È spesso il primo a sospettare il soprannaturale, ma l’ultimo ad ammetterlo.
A volte viene chiamato in causa da Scotland Yard quando il crimine è inspiegabile.
Altre volte… è lui stesso a diventare un caso. Ne Il Carnefice del Silenzio, l’alienista troverà posto per un caso molto particolare…

Ho immaginato che i dossier dell’alienista si mescolassero con i fascicoli della polizia.
Che un detective come Blackwood dovesse imparare a leggerli non come diagnosi, ma come segnali.
E che a volte — nei casi più oscuri — l’unico modo per guarire una mente…
fosse isolarla. O dimenticarla.

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Il mestiere dell’occultista nell’Inghilterra vittoriana

Londra, fine Ottocento.
Mentre l’Impero si espandeva e la scienza compiva passi da gigante, c’era un altro tipo di sapere che proliferava nelle ombre: l’occultismo.
In un’epoca di rivoluzioni e razionalità, sempre più persone si affidavano a riti, sedute spiritiche, simboli esoterici, e “sapienze proibite” per cercare risposte. O vendetta.

Quando ho scritto Il Vangelo delle Ombre, ho voluto che la tensione tra fede e soprannaturale fosse reale. Ma non mi sono ispirato solo a fantasia.
Nel mio lavoro sull’Archivio Blackwood, mi sono immerso nelle figure vere — e ambigue — che abitavano la Londra vittoriana: gli occultisti.


🕯️ Chi era l’occultista?

Non era sempre un mago o un pazzo, come ci ha abituati certa narrativa.
Spesso era un gentiluomo ben vestito, laureato in filosofia o medicina, ma con l’abitudine di studiare alchimia, Cabala, astrologia, demonologia.
A volte era un prete scomunicato, un ex chirurgo, un botanico ossessionato dai grimori.
Altre volte era una donna: sensitiva, medium, spiritista, manipolatrice.
Molti si riunivano in società segrete: la più celebre? La Golden Dawn, frequentata anche da W.B. Yeats e Aleister Crowley.


📜 Tra ciarlatani e veri studiosi

La Londra dell’epoca pullulava di truffatori: bastava affittare una stanza, appendere una tenda nera e farsi chiamare “Maestro dell’Ombra”.
Ma c’erano anche studiosi sinceri, uomini e donne che volevano davvero comprendere i limiti tra il visibile e l’invisibile.
Ed è da questa ambiguità che nascono i miei personaggi.
Padre Marcus Quinn, ad esempio, è un prete che ha letto più testi eretici che Bibbie. Whitmore ha scavato così a fondo nella tenebra da non uscirne più.
E Blackwood?
Lui cerca ancora una linea tra inganno e verità. Ma sa che a volte anche il falso può uccidere.


📖 L’occultista nella narrativa

Chi scrive storie gotiche ambientate in questo periodo sa che l’occultista non è un cliché. È una necessità narrativa.
In un’epoca in cui la luce a gas rischiarava le strade, ma non le coscienze, l’occultismo offriva un rifugio, una minaccia, una tentazione.

E nell’Archivio Blackwood, queste figure continuano a muoversi tra le righe.
A volte aiutano. A volte tradiscono.
Sempre… disturbano.


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Le Ombre di Whitechapel – Seconda Edizione Ora Disponibile

La nebbia di Whitechapel si addensa di nuovo.
È ufficiale: la seconda edizione del romanzo Le Ombre di Whitechapel – Il Segreto del Sangue Immortale è finalmente online, disponibile sia in formato ebook che cartaceo brossura in bianco e nero.

Questa nuova edizione è stata interamente rivista e ampliata:

Nuova introduzione inedita.

Nuove appendici narrative.

Alcune immagini finali esclusive.

Impaginazione e grafica completamente ottimizzate.

Tutto questo senza tradire l’anima gotica e oscura che ha fatto conoscere la prima edizione.
Una versione definitiva, pensata per offrire ai lettori l’esperienza più completa e immersiva possibile.

Dove acquistare

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Hai già letto la prima versione? Questa nuova edizione svelerà dettagli, simboli e riflessioni inedite.
Non è solo una ristampa: è un ritorno alle origini, con occhi nuovi e più profondi.

Prossimamente, nuove rivelazioni in arrivo anche su Il Vangelo delle Ombre e Il Carnefice del Silenzio.

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Fascicolo 4-D: il rapporto perduto del Reverendo Whitmore

Documento non protocollato – recuperato nei sotterranei della canonica di St. Jude, 7 dicembre 1888.

Stato: non autenticato
Firma: Rev. A. Whitmore (non verificata)
Sigillo dell’Ordine del Sacramento Spezzato: parzialmente abraso

[Inizio del documento – manoscritto]

“Non sono più certo di essere al servizio del Bene.”

Le parole che scrivo stanotte potrebbero condannarmi, o forse redimermi. Ho seguito il Viaggiatore, sì. Ma non per fede cieca.
L’ho fatto per osservare, per capire, per tenere il Male sotto controllo. Almeno così mi sono detto. Così ho giustificato le notti insonni e i rituali ai margini della canonica. Ma c’è un punto oltre il quale anche l’osservazione diventa complicità.

L’orfanotrofio di Hampstead…
È lì che ho visto il seme germogliare.

I bambini — alcuni muti dalla nascita, altri ridotti al silenzio da qualcosa che non parlava con voce — disegnavano simboli ricorrenti.
Mani. Occhi. Croci storte. E cerchi concentrici, sempre uno più grande dell’altro, come se qualcosa stesse allargando la sua influenza.

Non avevano istruzioni. Eppure ogni bambino sapeva dove disegnare.
Dietro tende. Sotto i letti. Sui muri delle cantine.
C’era una volontà più grande che guidava le loro mani.

Ho provato a esorcizzare. Ma ciò che ho affrontato non cercava di entrare nei corpi. Era già dentro. E rideva.

Uno di loro — Eliza, sette anni, occhi completamente bianchi — mi disse solo tre parole, prima di strapparsi la lingua:

“Tu sei il ponte.”

[Stralcio non firmato, inserito alla fine con grafia diversa]

“Whitmore non ha tradito. Whitmore ha solo smesso di fingere.”

— annotazione vergata con inchiostro nero, presente sul margine inferiore, scritta da mano non identificata

Nota d’archivio (a margine del fascicolo)

Documento 4-D fu recuperato durante le indagini di Edgar Blackwood.
Fu segnalato come prova incompleta, in quanto non presenta né timbro ecclesiastico né conferma di autenticità.
Fu poi rimosso dagli atti ufficiali su richiesta del Vescovado.

Ma tra le ombre di Whitechapel e i sussurri nei sotterranei della canonica, il nome Whitmore non ha mai smesso di essere pronunciato.
Solo… sottovoce.


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Blackwood: la cronologia della saga e le anticipazioni sul futuro

Chi ha letto Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre lo sa: Edgar Blackwood non è un investigatore come gli altri. L’oscurità che lo circonda cresce di volume in volume, ma anche la profondità della sua umanità e il peso delle scelte che è costretto ad affrontare. In questo articolo ripercorriamo brevemente l’ordine dei romanzi, la continuità narrativa e ciò che ci attende nel prossimo capitolo dell’Archivio Blackwood.

Ordine di lettura della saga

1. Le Ombre di Whitechapel – Il segreto del sangue immortale
Il primo caso che ha reso noto il nome di Edgar Blackwood. Un’indagine che lo vede coinvolto insieme al dottor Watson, sullo sfondo della Londra del 1888, tra società segrete, papiri maledetti e un nome che non si dimentica: Dracula.

2. Il Vangelo delle Ombre
Dopo la morte di Declan O’Connor, un nuovo terrore affiora dalle tenebre. Blackwood affronta possessioni e rituali proibiti. A fianco dell’ispettore, due nuove presenze: padre Marcus Quinn e il sergente Elias Monroe.

3. Il Carnefice del Silenzio (in fase di scrittura)
La terza indagine si sposta tra monasteri abbandonati, archivi ecclesiastici e riti antichi. Il confine tra crimine e sacro viene violato da un assassino che sembra agire sotto il segno di una fede corrotta. Un romanzo più lungo, oscuro e stratificato, in cui il Male si nasconde dietro simboli dimenticati.

Cosa ci attende dopo?

Il quarto volume sarà un salto indietro.
Una discesa alle origini dell’Archivio Blackwood, al primo caso affrontato da Edgar prima delle vicende di Whitechapel. Un’indagine ambientata anni prima, in un’epoca in cui Blackwood era ancora più istintivo, più aperto… ma già destinato a essere cambiato per sempre.

Il titolo provvisorio è:
“La Muta dei Santi – L’origine”

Una setta.
Bambini scomparsi.
Una fede deformata e antica che torna a reclamare sangue.
E una torre silenziosa che nessuno vuole nominare.

Segui il blog e i profili social per scoprire, passo dopo passo, gli indizi lasciati dall’Archivio.

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Gli edifici parlano: architetture gotiche e case infestate nell’universo Blackwood

Nell’universo narrativo dell’Archivio Blackwood, gli edifici non sono mai solo semplici ambientazioni. Sono presenze vive, contenitori di memoria, simboli di un passato che non passa e custodi muti di segreti antichi. Dal monastero abbandonato alle ville vittoriane infestate, ogni struttura è scelta — e costruita — per evocare qualcosa che va oltre la pietra e il legno: l’inquietudine che cresce tra le ombre.

La casa di Kensington: la rovina dietro l’eleganza

Nel Vangelo delle Ombre, la casa dei Fairweather rappresenta un capolavoro di ambiguità architettonica. Esteriormente elegante, borghese, raffinata, al suo interno nasconde corridoi gelidi, salotti in penombra e una scala centrale che sembra portare più in basso che in alto. Qui si fondono due mondi: la rispettabilità sociale e l’occulto silenzioso. La casa non è solo il teatro dell’azione, ma il primo antagonista silenzioso che Blackwood e padre Quinn devono affrontare.

Monasteri, archivi e scuole: la pietra come eredità maledetta

Nel prossimo volume, Il Carnefice del Silenzio, l’ambientazione si sposta verso strutture religiose abbandonate, archivi ecclesiastici e istituti dimenticati, luoghi dove la funzione sacra è ormai corrotta. Questi edifici sono contenitori deformati dalla fede tradita, dove ogni navata, ogni archivio, ogni scala consunta sembra sussurrare: “Qualcosa è rimasto qui… ed è ancora in ascolto.”
In questi spazi, l’architettura non protegge: guida, intrappola, simula sicurezza mentre cede al buio.

Simboli incisi, finestre cieche e geometrie disturbanti

Un elemento ricorrente è la presenza di simboli scolpiti, tracciati o nascosti tra le pareti. Croci rovesciate, occhi, cerchi concentrici: ogni segno diventa una voce muta, una memoria residuale che trasforma muri e pavimenti in superfici narrative.
Anche gli elementi classici — come le finestre gotiche, le colonne spezzate o i corridoi simmetrici — vengono scelti per trasmettere una bellezza disturbata, uno squilibrio che il lettore avverte prima ancora di comprenderlo.

L’architettura come specchio dell’anima

Gli edifici in Il Vangelo delle Ombre non sono semplici scenografie. Sono riflessi concreti delle ossessioni e delle paure dei personaggi. Entrarvi significa affrontare la parte più oscura di sé.
Perché nelle storie di Blackwood, a volte non è il mostro a entrare nella casa.
È la casa stessa a essere viva. E a guardarci.

Le consulenze segrete di Scotland Yard: come Blackwood sfrutta consigli proibiti

Dentro la rete invisibile dell’Archivio Blackwood

Nel cuore di Londra, nel gelo che penetra i vicoli e il silenzio delle stanze in rovina, non bastano il taccuino e la deduzione. Edgar Blackwood lo sa bene: la verità non si presenta con la cravatta degli ispettori, ma si sussurra con voci rotte, si paga con favori e si ottiene dove nessun poliziotto oserebbe mettere piede.

Per questo, l’Archivio Blackwood non è fatto solo di rapporti ufficiali. È fatto di uomini dimenticati, di informatori scartati, di legami rischiosi.
È una rete costruita nell’ombra della legge.

Quando l’ufficialità non basta

Chi legge Il Vangelo delle Ombre o Le Ombre di Whitechapel capisce subito che Edgar non è un ispettore qualunque.
Laddove i suoi colleghi archiviano per mancanza di prove, lui cerca testimoni tra le prostitute, mendicanti, ladri di cadaveri, guaritori, medium decaduti e orfani scomparsi.
Spesso riceve notizie prima della stampa. Ma non gratis.

“Hai una sigaretta per me, Blackwood? O stavolta preferisci la verità?”
— Declan O’Connor, 1888

I “consiglieri” dell’ombra

Un becchino senza licenza che scava più tombe di quante ne vengano registrate

Un antiquario cieco che riconosce manoscritti solo dal peso e dal profumo della carta

Un ex chirurgo radiato che aiuta a leggere i corpi come pergamene, in cambio di silenzio

Un prete caduto (Quinn) che conosce rituali che la Chiesa ha dimenticato — o volutamente nascosto

Ognuno di loro ha una stanza invisibile nell’Archivio.

Confini morali e compromessi

Blackwood non nasconde il suo metodo.
Non lo spiega a Scotland Yard, ma nemmeno lo rinnega.

La sua regola è una sola: la verità giustifica il mezzo. Finché salva una vita.

Eppure, ogni favore chiama un favore. E ogni informazione rubata costa un pezzo della sua coscienza.

Nel prossimo romanzo…

Nel volume Il Carnefice del Silenzio, questa rete tornerà centrale.
Vecchi alleati e nuovi intermediari.
E forse un tradimento.
Perché chi vive nell’ombra non sempre si lascia illuminare senza reagire.

Leggi ora le indagini precedenti:
Le Ombre di Whitechapel (cartaceo):
Il Vangelo delle Ombre (ebook):

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Cosa leggere se ti è piaciuto Il Vangelo delle Ombre

5 letture gotiche, cupe e indimenticabili per chi ama misteri, rituali e ombre vittoriane

Chi ha attraversato i corridoi oscuri del Vangelo delle Ombre sa cosa significa sentirsi osservati da qualcosa che non ha un nome. Sa che certi simboli non vanno interpretati… ma temuti.
E sa anche che, una volta chiusa l’ultima pagina, resta il desiderio di restare in quell’atmosfera.

Ecco dunque 5 libri perfetti per chi ha amato Il Vangelo delle Ombre e vuole immergersi in nuovi incubi, misteri e presagi.

1. Il Ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde

Un classico immortale.
La Londra decadente, l’eleganza corrotta e l’orrore che si nasconde sotto la superficie dell’apparenza.
Dorian è l’antenato spirituale di molti antagonisti dell’Archivio Blackwood.

“La coscienza e la codardia sono in realtà la stessa cosa.”

2. Il nome della rosa – Umberto Eco

Se Blackwood fosse vissuto nel Medioevo, si sarebbe chiamato Guglielmo da Baskerville.
Intrigo, filosofia, morte e manoscritti proibiti: un labirinto di segreti in cui la verità è sempre più inaccessibile.

Per chi ama gli indizi nascosti e i libri che uccidono.

3. Il monaco – Matthew G. Lewis

Un romanzo gotico estremo e visionario.
Sesso, religione, diavoli e monasteri profanati: tutto ciò che fa tremare le pareti della morale.
Perfetto per chi ha sentito bruciare le pagine del Vangelo delle Ombre.

“L’inferno non è altro che la verità che nessuno vuole accettare.”

4. Dracula – Bram Stoker

Sì, il classico. Ma non riletto con occhi moderni.
Riletto con lo sguardo di Blackwood.
Lettere, corrispondenze, medici che non sanno spiegare, viaggi oscuri e figure che non riflettono nello specchio.

5. I racconti del mistero – Edgar Allan Poe

Un’intera raccolta. Un pozzo senza fondo.
Cadaveri sepolti vivi, case che respirano, menti che collassano.

Lettura lenta, disturbante, perfetta per i fan dell’atmosfera.
Blackwood non l’avrebbe mai ammesso, ma sicuramente avrebbe letto Poe di nascosto.

Bonus extra: Le Ombre di Whitechapel

Se hai letto solo Il Vangelo delle Ombre, sappi che Le Ombre di Whitechapel Il Segreto del sangue immortale ti aspettano.

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Possessione e follia: il confine sottile tra scienza e occulto

Un’indagine tematica nel cuore de Il Vangelo delle Ombre

Il paziente parla in latino, pur non conoscendolo. La sua voce cambia tono, registro e timbro. Ma la diagnosi ufficiale è isteria.”
— Estratto dal fascicolo n.42, Archivio Blackwood

Nel secondo volume dell’Archivio Blackwood, la linea che separa la medicina dalla superstizione si fa così sottile da diventare pericolosa. Il Vangelo delle Ombre non è solo una storia di demoni, riti e antichi manoscritti: è un viaggio nella fragilità della mente umana, dove la razionalità vacilla davanti all’inspiegabile.

Ma cosa separa davvero la possessione dalla follia?
E quando la scienza non basta più, cosa resta?

La scienza vittoriana: un sapere che scricchiola

Londra, 1888. L’epoca della ragione, del progresso, dell’anatomia e della classificazione.
Eppure, di fronte a corpi che si contorcono senza causa, lingue sconosciute che emergono da bocche innocenti, simboli tracciati nel buio… la medicina ufficiale si rifugia in una sola parola: psicosi.

Blackwood, nella sua indagine, interroga medici, neurologi, alienisti. Tutti tentano di spiegare. Nessuno riesce a convincere.

Il dubbio: quando la razionalità non basta

Padre Quinn, esorcista caduto e poi rinato, incarna l’altra metà del conflitto.
Per lui, la follia non è sempre umana. Ci sono voci che non appartengono all’inconscio.
Ci sono verità che la mente non può contenere senza spezzarsi.

Là dove lo scienziato cerca il trauma, Quinn vede il varco.
E nel mezzo, Blackwood. L’osservatore. L’uomo diviso tra ciò che può provare… e ciò che è costretto a credere.

Il cuore oscuro del romanzo

Il Vangelo delle Ombre non offre risposte.
Non divide nettamente il bene dal male, la mente dallo spirito.
Ma ci mostra una verità più sottile:

a volte, la possessione è solo un nome dato a un’oscurità che nessuno vuole riconoscere.

La vera domanda non è se il Male sia reale.
È: quanto siamo disposti a negarlo, pur di dormire tranquilli.

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Un prete con stola viola e un uomo in cappotto scuro (Blackwood) osservano una Bibbia aperta su un tavolo in una stanza borghese vittoriana, immersa in un’atmosfera gotica e realistica