Sante, vittime o streghe? Il ruolo delle donne nell’orrore gotico
Nel mondo dell’Archivio Blackwood, le donne non sono mai semplici comparse.
Sono anime spezzate, corpi in preghiera, volti scolpiti dal dolore.
Sono le prime a percepire l’ombra.
E spesso, sono le prime a cadere.
Ma non sono deboli.
Sono il confine sottile tra il sacro e il profanato.
La voce spezzata di Fairweather
Fairweather non è solo un personaggio secondario. È uno specchio.
Riflette il trauma di chi osserva il Male e sopravvive.
Nel secondo volume, Il Vangelo delle Ombre, la vediamo oscillare tra la fede e il dubbio, tra la razionalità e il terrore.
Ma ciò che la rende memorabile non è ciò che dice.
È ciò che non osa più dire.
La sua voce, come molte donne nell’universo di Blackwood, è interrotta. Ma è lì che vive la forza: in ciò che resiste, anche nel silenzio.
Possedute. Ma da chi?
Le donne possedute sono una costante.
Non solo nel romanzo, ma nella tradizione letteraria gotica.
Ma cosa possiede davvero queste figure? Un’entità oscura? Il peccato? Il giudizio?
O forse è solo la disperazione mai ascoltata?
L’Archivio Blackwood, senza predicare, lo suggerisce:
A volte il Male entra da porte che la società stessa ha lasciato aperte.
La strega e la martire
Tra le pagine dell’Archivio emergono anche figure quasi mitologiche:
donne rinchiuse perché “visionarie”
suore che custodiscono segreti
madri che compiono sacrifici impensabili
bambine che parlano lingue antiche nel sonno
Tutte, in fondo, incarnano una verità ancestrale:
la donna è sempre sospesa tra venerazione e condanna.
E in questo equilibrio spettrale, si annida il cuore dell’orrore.
Il corpo femminile come luogo sacro e profanato
In Il Vangelo delle Ombre, il corpo della donna diventa territorio rituale.
Strumento e simbolo.
Reliquia e minaccia.
Ma è anche, nella sua sofferenza, l’unico baluardo contro l’annientamento.
Chi ha letto con attenzione sa che spesso, mentre gli uomini indagano, le donne ricordano.
Mentre i sacerdoti parlano, le madri tacciono.
Ma nel silenzio, scrivono la storia vera.
Conclusione
Nell’Archivio Blackwood, le donne sono vittime, sì.
Ma sono anche vessilli, portali, ferite aperte che rivelano verità dimenticate.
Sono quelle che vegliano sul Male… anche quando nessuno ha il coraggio di guardare.
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