Perché scrivere una raccolta di racconti brevi gotici alla Poe

In un’epoca in cui l’attenzione è frammentata e i ritmi frenetici lasciano poco spazio alla contemplazione, i racconti brevi tornano ad avere una potenza narrativa straordinaria. Ma non si tratta solo di forma. Quando si sceglie lo stile gotico, e soprattutto si guarda a un maestro come Edgar Allan Poe, l’obiettivo diventa qualcosa di più profondo: sondare gli abissi dell’animo umano, tra follia, mistero e verità inconfessabili.

Scrivere una raccolta di racconti brevi gotici oggi è un atto di resistenza e memoria. È un modo per rendere omaggio a una tradizione letteraria oscura ma raffinata, fatta di simbolismi, ambientazioni claustrofobiche, case decadenti, orrori psicologici e presenze impalpabili. Ma è anche un laboratorio creativo: ogni racconto è un microcosmo, una lente deformante attraverso cui esplorare le mille sfaccettature dell’ignoto.

Lo stile alla Poe non si limita a narrare l’orrore. Lo seziona, lo rende razionale, lo osserva con lucidità clinica. La mente del protagonista spesso coincide con quella del lettore, trascinandolo in un vortice di dubbi e percezioni distorte. In questa forma breve, la tensione non si diluisce: si comprime, si concentra, esplode.

Scegliere la forma del racconto breve gotico, oggi, significa offrire al lettore un’esperienza intensa, densa, disturbante. È un invito a leggere con lentezza, ad ascoltare il silenzio fra le righe, a temere ciò che non viene detto. In ogni pagina, un’eco del passato. In ogni storia, un interrogativo che resta sospeso.

Ecco perché scriverne ancora. Perché il gotico non muore mai: cambia forma, ma continua a sussurrare dietro le porte chiuse della nostra coscienza.

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Il Sussurro del Pozzo

Dietro le quinte di un racconto inedito dell’Archivio Blackwood

Ci sono storie che si pianificano con precisione, e poi ci sono quelle che emergono, inaspettate, come voci nel silenzio. Il Sussurro del Pozzo nasce così: tra un pomeriggio d’estate e un taccuino aperto, mentre sono – almeno sulla carta – in ferie.

Un titolo evocato da un’immagine.
Un rumore che non dovrebbe esserci.
Una voce che nessuno dovrebbe ascoltare.

Una nuova ombra nella saga

Il Sussurro del Pozzo è un racconto breve, scritto con lo stile che ormai definisce l’Archivio Blackwood: cupo, simbolico, narrato con un passo che vuole inquietare più che spiegare.
Non è un capitolo centrale della saga, ma è qualcosa che vi si intreccia. Un frammento laterale. Una voce perduta in un fascicolo, forse volutamente nascosto.

Chi ha letto Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre ritroverà qui la stessa Londra sporca, spettrale, carica di presagi.
Ma questa volta, niente indagine.
Solo un uomo. Un pozzo. E qualcosa che non dovrebbe rispondere.

Una ricompensa per chi segue le Ombre

Il Sussurro del Pozzo sarà presto regalato in formato PDF durante un contest riservato ai lettori dell’Archivio.
Voglio che sia un contenuto speciale, una ricompensa per chi continua a camminare tra le mie ombre, pagina dopo pagina.

E più avanti nascerà una vera e propria raccolta di racconti in stile Poe, in cui storie brevi, inquietanti e disturbanti costruiranno un altro volto dell’Archivio Blackwood.
Meno luce. Più silenzio. Più simboli.

Per ora, ascolta solo se sei pronto

Il pozzo è lì.
La corda è frusta.
E qualcosa si muove in fondo.

Ma attenzione: non tutto ciò che chiami… risponde come ti aspetti.

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