I libri proibiti dell’Archivio Blackwood

Tra grimori maledetti e vangeli dimenticati

Cosa accadrebbe se mettessimo insieme Il Necronomicon, il Codex Gigas e il Manoscritto Voynich in una sola stanza buia, silenziosa, protetta solo da candele tremolanti e un crocifisso capovolto? Accadrebbe l’Archivio Blackwood.

Nel cuore della saga firmata da Claudio Bertolotti, l’Archivio è molto più di un semplice magazzino di prove e documenti: è una biblioteca dell’occulto, un reliquiario del Male, un luogo che respira nel buio e attende lettori abbastanza folli da sfogliarne le pagine.

Ecco alcuni dei libri proibiti che custodisce:

Il Vangelo delle Ombre

Un manoscritto leggendario, redatto da una mano sconosciuta, contenente rituali che sfidano la morte e rivelano il volto dell’Inferno. Chi lo legge, non sarà mai più lo stesso.
Leggilo ora in ebook

De Profundis

Testo rinascimentale bandito dalla Chiesa. Scritto da un monaco morto in odore di eresia, insegna come evocare “colui che cammina tra le ombre”. Si dice che Blackwood lo abbia consultato una sola volta… e poi chiuso per sempre in una teca di vetro sigillato.

Le Confessioni di Whitmore

Il diario maledetto del reverendo Aldous Whitmore. Un susseguirsi di appunti deliranti, preghiere rovesciate e visioni infernali. Conservato nella sezione “oggetti contaminati”.

Il Testamento del Sangue

Manoscritto gotico appartenuto al Conte di Wallachia. Alcuni studiosi sospettano si tratti della prima opera scritta da Dracula. Pagine rosse come l’inchiostro versato.

E molti altri:

Compendium Daemoniaca

Litanie dell’Antico Dio

Il Libro di Ceneri

Annuario delle Sette Inglesi, 1666

Dottrina Nera del Padre del Dolore

Nota dell’autore

Questi titoli sono frutto di finzione, ma la paura che ispirano è reale. Perché ogni leggenda, in fondo, nasce da un’ombra vera.

Link utili:
Le Ombre di Whitechapel
Cartaceo: https://amzn.eu/d/5PwbG4F
Ebook: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Il Vangelo delle Ombre
Ebook: https://amzn.eu/d/5ivhwiU

Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net

Instagram: @autoreclaudiobertolotti | @archivio_blackwood


Le Ombre di Whitechapel – Seconda Edizione Ora Disponibile

La nebbia di Whitechapel si addensa di nuovo.
È ufficiale: la seconda edizione del romanzo Le Ombre di Whitechapel – Il Segreto del Sangue Immortale è finalmente online, disponibile sia in formato ebook che cartaceo brossura in bianco e nero.

Questa nuova edizione è stata interamente rivista e ampliata:

Nuova introduzione inedita.

Nuove appendici narrative.

Alcune immagini finali esclusive.

Impaginazione e grafica completamente ottimizzate.

Tutto questo senza tradire l’anima gotica e oscura che ha fatto conoscere la prima edizione.
Una versione definitiva, pensata per offrire ai lettori l’esperienza più completa e immersiva possibile.

Dove acquistare

Ebook Amazon: https://amzn.eu/d/2LfEgE0

Cartaceo Amazon (brossura BN):

https://amzn.eu/d/5PwbG4F

Hai già letto la prima versione? Questa nuova edizione svelerà dettagli, simboli e riflessioni inedite.
Non è solo una ristampa: è un ritorno alle origini, con occhi nuovi e più profondi.

Prossimamente, nuove rivelazioni in arrivo anche su Il Vangelo delle Ombre e Il Carnefice del Silenzio.

#Londra1888 #EdgarBlackwood #GialloGotico #LeOmbreDiWhitechapel
#claudiobertolotti #claudiobertolotti83
http://www.claudiobertolotti83.net

Jack lo Squartatore: i dettagli meno noti del caso che terrorizzò Londra

Londra, 1888. Tra le nebbie di Whitechapel e i vicoli oscuri dell’East End, un’ombra affilata come un bisturi seminava terrore, morte e mistero. Jack lo Squartatore è il nome che tutti conoscono, ma non tutti sanno quanto fossero intricati – e spesso contraddittori – i dettagli che emersero nel cuore delle indagini.

Le lettere: scherzi macabri o messaggi autentici?

Durante i mesi degli omicidi, decine di lettere furono recapitate a Scotland Yard e ai giornali. Alcune firmate “Jack the Ripper”, altre con toni ironici, blasfemi o deliranti. Tra tutte, la più celebre fu la “Dear Boss”, in cui il presunto assassino annunciava nuove uccisioni. Ma gli storici ritengono che la maggior parte fossero false, scritte da mitomani o giornalisti in cerca di clamore.

Eppure, una in particolare – la cosiddetta “From Hell”, recapitata con metà di un rene umano – rimane ancora oggi un inquietante mistero.

I sospetti insospettabili

Molti dei principali sospetti erano figure insospettabili: medici, nobili decaduti, artisti. Alcuni nomi erano coperti da protezione istituzionale, alimentando teorie su insabbiamenti e coperture. Un sospetto ricorrente fu il pittore Walter Sickert; un altro, il medico Montague Druitt, morto suicida poche settimane dopo l’ultimo omicidio.

E poi c’era chi accusava personaggi del mondo ecclesiastico, o membri della famiglia reale. Ma senza prove, tutto rimase avvolto nel silenzio.

Gli errori della polizia

La polizia dell’epoca era mal equipaggiata per affrontare un serial killer. Nessun profilo psicologico, nessuna banca dati, poche fotografie. La scena del crimine veniva contaminata, i testimoni lasciati andare senza registrazione formale, e i quartieri venivano pattugliati solo dopo che il sangue era già stato versato.

Uno degli indizi più clamorosi – una scritta su un muro accanto a un grembiule insanguinato – fu cancellato d’urgenza per non “offendere la comunità ebraica”, privando l’indagine di una possibile traccia fondamentale.


Un caso aperto anche per la narrativa

Jack lo Squartatore è ormai un’icona del Male nella cultura moderna, ma fu anche – e soprattutto – il simbolo di una Londra che aveva paura del proprio lato oscuro. Ed è proprio in questo solco che si inserisce l’universo dell’Archivio Blackwood.

Chi ama l’atmosfera cupa, i misteri non risolti e i dossier sepolti nei sotterranei di Scotland Yard, troverà nelle pagine de Le Ombre di Whitechapel un riflesso inquietante di quella storia. Un omaggio narrativo che profuma di sangue, nebbia e segreti non ancora svelati. Anche se, in questo volume, Jack lo Squartatore non compare.

Scrivere un romanzo gotico investigativo: dietro le quinte de L’Archivio Blackwood – Le Origini

Ogni storia ha un’origine, e quella dell’Archivio Blackwood affonda le sue radici in una nebbia fitta di appunti, mappe, sogni e ossessioni.

Quando ho iniziato a scrivere Le Ombre di Whitechapel, non sapevo ancora che sarebbe nato un intero archivio. Ma sentivo che Edgar Blackwood non era solo un personaggio: era una voce che voleva parlare. Voleva indagare.

Documentarsi nell’Oscurità

Costruire un’indagine ambientata nel 1888 non significa solo studiare la Londra vittoriana, i giornali dell’epoca o la struttura di Scotland Yard. Significa ascoltare l’atmosfera. Per ABVO ho consultato cronache dell’epoca, libri di folklore, testimonianze su Jack lo Squartatore, e testi occulti scritti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Ma il vero cuore pulsante del lavoro è stato: come far convivere il metodo investigativo con l’ignoto?

L’equilibrio tra ragione e orrore

Un romanzo gotico non è solo buio, pioggia e candele tremolanti. È un’ombra che si insinua nella mente del lettore, senza mai svelarsi del tutto. In ABVO ho cercato un equilibrio costante tra logica e terrore, tra razionalità e superstizione.

Blackwood indaga, osserva, annota. Ma intorno a lui tutto vacilla. L’orrore non si rivela mai con chiarezza: si lascia solo intuire.

L’archivio, un mondo vivo

L’idea di trasformare ogni indagine in un dossier è nata quasi per gioco. Ma col tempo è diventata la chiave di tutto. Un archivio è silenzioso, ma ogni fascicolo trattiene la voce di chi l’ha scritto, e il dolore di chi è scomparso.

Ogni lettore, aprendo queste pagine, non legge solo una storia. Sfoglia prove, lettere, indizi e segreti. Come se Blackwood stesso avesse lasciato tutto perché qualcuno, un giorno, potesse capire.

Copertina promozionale per “L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini” di Claudio Bertolotti, con i due volumi (copertina rigida illustrata e brossura in bianco e nero) su sfondo scuro gotico. Testo evidenzia le due edizioni disponibili.

Perché Dracula? La scelta di un nemico immortale

Nel costruire il primo volume Le Ombre di Whitechapel ci si è trovati davanti a una domanda antica quanto la narrativa stessa: contro cosa combatte davvero il nostro protagonista?

Non bastava un assassino. Non bastava un rituale.
Occorreva un’ombra più grande, più profonda. Qualcosa che fosse insieme reale e irreale, concreta ma avvolta nel mistero. Un male che non si limitasse a colpire il corpo, ma che potesse insinuarsi nelle pieghe della mente e nella memoria stessa di una civiltà.

È qui che nasce la scelta: evocare Dracula.

Non il Dracula da manuale, non il mostro da cinema, ma il simbolo di ciò che l’Ottocento temeva di più: la decadenza mascherata da nobiltà, la superstizione che ritorna, la contaminazione dell’invisibile.
Dracula diventa, in questo contesto, un’eco. Non serve vederlo per sapere che c’è. Come un sussurro nei corridoi del potere o una goccia d’inchiostro nero versata su un documento classificato.

In Le Ombre di Whitechapel, primo dei due dossier raccolti nel volume L’Archivio Blackwood Volume I – Le Origini, la sua presenza è un’influenza, un’infezione sotterranea. L’ispettore Blackwood non insegue solo degli indizi: insegue un pensiero antico, una minaccia senza volto che si riflette nei simboli, nei culti, nei riti.

Ecco perché Dracula.
Perché più di ogni altro rappresenta il nemico definitivo di un uomo razionale.
Perché sopravvive ai secoli, muta, si adatta e torna.
E perché ogni archivio, prima o poi, contiene qualcosa che sarebbe dovuto restare sepolto.

Libro Brossura B/N disponibile su Amazon

Libro copertina rigida a colori disponibile su Amazon

Sta arrivando: L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini

Dopo Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre, è quasi tempo di chiudere il cerchio… o meglio, di aprirne uno nuovo.

Il 31 maggio verrà pubblicata l’edizione speciale illustrata:
L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini, un volume unico in copertina rigida a colori, che raccoglie i primi due casi dell’ispettore Edgar Blackwood in una veste completamente nuova.

Non si tratta di una semplice raccolta.
Questa edizione conterrà:

  • entrambi i racconti in versione integrale,
  • due nuove appendici inedite, ambientate dopo i finali ufficiali,
  • mappe d’epoca, lettere ritrovate, annotazioni investigative, simboli e documenti segreti.
    Un archivio narrativo completo, per chi ha amato i misteri dell’East End e vuole approfondirli… e per chi vuole iniziare l’indagine dall’inizio, con qualcosa in più.

Manca poco.
Il 31 maggio l’Archivio si aprirà. Di nuovo.
E non sarà più solo un racconto… sarà un oggetto da collezione.

Le lettere mai spedite dell’Archivio Blackwood

Voci dall’ombra, frammenti di verità mai consegnati

Nelle indagini più cupe dell’Archivio Blackwood, non tutto viene verbalizzato.
Ci sono verità che non finiscono nei fascicoli ufficiali.
Ci sono emozioni che non trovano posto nei rapporti.
Ci sono lettere che non vengono mai spedite.

Oggi riportiamo tre frammenti di corrispondenza rimasti sepolti tra le pagine dei taccuini di Edgar Blackwood. Non sappiamo se siano stati scritti per davvero, o se siano solo pensieri annotati nel silenzio. Ma ciascuna di queste lettere racconta una crepa nell’anima di chi lotta contro l’oscurità.

1. Lettera di Edgar Blackwood (mai spedita) a Declan O’Connor


Londra, notte fonda

“Avrei voluto scriverti prima. Avrei voluto dirtelo a voce.

Non ti ho seguito solo perché eri un bravo poliziotto.
Ti ho seguito perché avevi fede anche quando io non ne avevo più.

Il giorno in cui sei entrato in quella cripta, sapevi che non ne saresti uscito.
E io, che non credo nei santi, quella sera ho pregato per te.

Spero che le ombre ti abbiano restituito qualcosa che a me è stato tolto.”

– Edgar

2. Appunto manoscritto di Elias Monroe (non consegnato)

Sir,

Se non tornerete prima dell’alba, lo farò io.

Non perché sia pronto. Ma perché non posso più fingere che questo male ci stia solo osservando.
È già tra noi. Ha voce, ha nomi, ha luoghi. E ci ha scelti.

Con rispetto e terrore,
– Monroe

3. Frammento dal diario di padre Quinn (bruciato in parte)

[…] eppure anche tra le mura della chiesa ho sentito freddo.
Non un freddo fisico, ma una voce che diceva: “Sei stato via troppo tempo.”

[…] loro non cercano preghiere. Cercano testimoni.

E io, sebbene debole, sarò presente alla fine.

La voce di chi resta in silenzio

Queste lettere non compaiono nei romanzi ufficiali.
Non servono all’indagine.
Ma servono a ricordare che dietro ogni ombra, c’è un uomo che cerca ancora di restare umano.

Nei prossimi articoli, continueremo a esplorare l’Archivio Blackwood da prospettive nascoste: appunti, mappe, oggetti e memorie che raccontano ciò che i verbali non possono scrivere.

I nemici invisibili: il potere del non detto nella narrativa gotica

Da Dracula al Carnefice del Silenzio

Il vero orrore, nella letteratura gotica, non è quello che vediamo.
È quello che intuiamo.
È ciò che aleggia tra le righe, si nasconde nei silenzi, si insinua nei gesti spezzati.
Il male più potente non entra dalla porta principale.
Si insinua nella mente. E lì resta.

Il non detto: architettura dell’angoscia

Nella narrativa gotica, l’elemento invisibile è spesso più disturbante di un mostro descritto con dovizia di particolari.
Perché lascia spazio all’immaginazione.
E l’immaginazione è il luogo più pericoloso in cui l’orrore può agire.

Non sapere cosa stia accadendo, ma sentire che qualcosa non va, è la chiave del terrore gotico.
Il corridoio vuoto. Il rumore che non si ripete. Il sussurro che non ha bocca.
Il lettore riempie quel vuoto con le proprie paure.

Dracula: l’invisibile che seduce

Nel romanzo di Bram Stoker, Dracula agisce per buona parte della storia senza essere visto.
Non è l’immagine del vampiro a inquietare. È la sua assenza.
La porta lasciata socchiusa. La luce che si spegne da sola.
La trasformazione silenziosa di Lucy.
Il vero terrore non nasce dalla creatura, ma dalla sua influenza invisibile.

Il Vangelo delle Ombre: la setta silenziosa

Nel secondo volume dell’Archivio Blackwood, Il Vangelo delle Ombre, il male assume la forma di un culto.
Ma il culto non urla. Non marcia.
Preghiere sussurrate. Simboli nascosti nei libri. Sguardi che non si incrociano mai.
La minaccia è in ciò che non viene detto, ma che ogni personaggio intuisce.
Il lettore sa che qualcosa sta per accadere… ma non sa cosa, né quando.

Il Carnefice del Silenzio:

Nel terzo volume, senza spoilerare, Il Carnefice del Silenzio, la minaccia si fa ancora più astratta.
Non c’è una creatura. C’è un’assenza.
Il male qui non uccide gridando.

Perché funziona?

Perché il lettore gotico non vuole risposte subito.
Vuole il dubbio.
Vuole sapere che potrebbe esserci qualcosa oltre la parete.
Che potrebbe esserci un altro piano di realtà.
O che il vero mostro è già seduto accanto a lui.

Conclusione

Dalla Transilvania ai sotterranei londinesi, dal conte Dracula al Carnefice del Silenzio, il vero nemico è invisibile.
Eppure, è ovunque.
Non si mostra. Ma si fa sentire.

E noi, come Blackwood, non possiamo fare altro che ascoltare.
In silenzio.

L’evoluzione del male: da Le Ombre di Whitechapel a Il Vangelo delle Ombre

Cos’è il male?
Un volto nell’ombra? Una mano armata?
O forse qualcosa di molto più sottile: un’idea, un culto, un desiderio che corrompe lentamente?
Nell’universo narrativo dell’Archivio Blackwood, il male non è mai lo stesso. E ciò che cambia, da un libro all’altro, non è solo la minaccia… ma anche lo sguardo di chi la affronta.

Le Ombre di Whitechapel – Il male come enigma

Nel primo volume, Le Ombre di Whitechapel, il male è ancora oscuro, sfuggente, quasi leggendario.
Blackwood si muove in una Londra livida, tra cadaveri e superstizioni, cercando di distinguere la verità dai sussurri. L’orrore è fisico, tangibile, ma carico di simbolismo: un nemico che uccide nell’ombra, che lascia indizi nei rituali, che si confonde con il sangue e la nebbia.

Il protagonista è un uomo razionale che si ritrova a combattere qualcosa che sfugge alla logica.
Il male, qui, è una domanda senza risposta.

Il Vangelo delle Ombre – Il male come sistema

Nel secondo volume, Il Vangelo delle Ombre, tutto cambia.
Il male non è più un assassino. È una struttura.
Un’ideologia antica. Un culto organizzato. Un disegno che va oltre la semplice vendetta o follia.

Il linguaggio si fa più teologico, più rituale, più intimo.
L’orrore non si limita a colpire. Seduce. Chiama. Promette immortalità, senso, redenzione attraverso il sangue.
E Blackwood?
Lui cambia. Non si limita più a inseguire. Inizia a comprendere. A temere ciò che comprende.
Il male ora è una verità scomoda che affonda le radici nel cuore dell’uomo.

Un percorso oscuro, ma necessario

In entrambi i romanzi, il male non è mai gratuito.
Ha una struttura. Ha un simbolo. Ha una voce.

Ma è solo nel confronto tra i due volumi che emerge la vera trasformazione:
Non solo dei nemici. Ma di Edgar Blackwood.
Da investigatore razionale a custode di verità che nessuno vuole ascoltare.

E se il primo libro chiedeva: chi è l’assassino?
Il secondo sembra chiedere: e se l’assassino fosse parte di un disegno molto più grande di noi?

Verso il silenzio

Il terzo volume, Il Carnefice del Silenzio, approfondirà questa evoluzione.
Perché il male, quando non riesce più a convincere, inizia a farsi silenzioso.
E chi sa ascoltare… rischia di non tornare indietro.

I simboli nascosti nei manoscritti dell’Archivio Blackwood

Ogni simbolo racconta una storia.
Ma alcuni non si limitano a raccontare: guidano, ingannano, proteggono o condannano. Nei romanzi dell’Archivio Blackwood, i simboli non sono semplici decorazioni narrative. Sono chiavi. Codici. Tracce oscure lasciate da mani dimenticate.

Nel corso delle sue indagini, Edgar Blackwood si è imbattuto in sigilli rituali, croci alterate, glifi tracciati col sangue, simboli che affondano le radici in tradizioni perdute e culti segreti. Questi elementi non nascono dal nulla. Ogni dettaglio è studiato, contaminato da fonti reali, reinterpretato attraverso la lente del gotico ottocentesco.

Simboli che parlano

Il più ricorrente è il sigillo dell’occhio interrotto, comparso già in Le Ombre di Whitechapel. Una forma geometrica imperfetta, spesso tracciata con polvere di carbone o cera rossa, che richiama riti di osservazione e controllo spirituale. In epoca vittoriana, simboli simili erano legati alla massoneria esoterica e ad antichi culti del silenzio.

In Il Vangelo delle Ombre, alcuni frammenti di pergamena riportano lettere capovolte e combinazioni numeriche che alludono alla gematria ebraica e ai testi gnostici. Blackwood non li comprende subito. Ma li conserva. Li studia. Perché sa che ciò che è scritto nell’ombra non è fatto per essere compreso… ma per essere temuto.

Simboli come trappole

Non tutti i simboli proteggono. Alcuni attirano. Altri invocano.
Nel prossimo volume, Il Carnefice del Silenzio, il lettore scoprirà che certe figure non possono essere cancellate: tracciate con materia vivente, si imprimono nella pietra, nella carne, nella mente.

E forse, non sono stati gli uomini a inventarli.

Se ti è piaciuto esplorare il significato nascosto dei simboli dell’Archivio Blackwood, resta con noi: nei prossimi articoli ti porteremo nei vicoli oscuri della Londra vittoriana e tra i segreti non detti del nuovo romanzo.