Dietro la copertina: come nasce l’estetica di Blackwood

Ogni storia ha un volto. E per L’Archivio Blackwood, quel volto è fatto di nebbia, ombre e silenzi.
Molti lettori mi hanno chiesto com’è nata la copertina del primo volume, quali scelte ci sono state dietro e cosa rappresentano davvero le immagini e i colori. Questo articolo vuole raccontarvelo — senza filtri, ma con tutta la cura che merita un lavoro gotico e visivo come il mio.

Niente verde, niente filtri digitali

Fin dall’inizio ho stabilito alcune regole inderogabili per lo stile visivo:

No ai toni verdi, spesso associati a filtri digitali freddi e artificiali.

No alla grafica piatta o digitale eccessiva: l’atmosfera doveva essere tangibile, quasi materica.

Sì a una palette profonda, naturale, con colori realistici e ombre pesanti.

L’obiettivo era creare copertine che sembrassero uscite da un archivio polveroso dell’epoca vittoriana, non da un software di grafica moderno. Le immagini dovevano avere anima — e imperfezione.

La figura di spalle, sotto il lampione

Nella copertina di “Le Ombre di Whitechapel” e de “Il Vangelo delle Ombre”, la figura maschile di spalle — probabilmente Edgar Blackwood stesso — non mostra mai il volto.
Perché?
Perché il mistero non si rivela mai tutto. E perché il lettore deve avere lo spazio per proiettare se stesso nell’indagine. La luce del lampione, unica fonte in mezzo alla nebbia, rappresenta l’intuizione, la verità che tenta di farsi largo nel buio.

Brossura o copertina rigida? Due anime dello stesso libro

La versione in brossura è sobria, elegante, perfetta per chi ama leggere ovunque.
La copertina rigida, invece, è un oggetto da collezione. La prima tiratura, arrivata in questi giorni, aveva un piccolo difetto sul bordo, ma il risultato estetico è stato sorprendente: sembrava un diario maledetto ritrovato in una biblioteca dimenticata.

Quella versione rischia di diventare rarissima: presto, con l’avvio di una nuova strada editoriale, potrei dover sospendere la produzione indipendente di questi formati.

Un libro che deve anche farsi guardare

Credo che una copertina non debba solo “piacere”. Deve evocare. Deve fare domande, non dare risposte.
L’Archivio Blackwood non è solo una saga gotica: è un viaggio tra ombre, colpe e verità sepolte. E ogni immagine, ogni sfumatura della copertina, vuole suggerirlo senza mai gridarlo.

Se non avete ancora tra le mani una copia, ecco i link diretti:

Brossura:
Copertina rigida:

A presto con nuovi dossier, nuove immagini e forsenuovi segreti dall’Archivio.
Restate nell’ombra.
– Claudio Bertolotti

Dietro la nebbia: perché ambientare tutto nel 1888

Nel cuore della Londra vittoriana, l’anno 1888 non è soltanto una data: è un simbolo. Una ferita aperta nel tessuto della Storia, un’epoca sospesa tra rivoluzione industriale, superstizione e tenebra. L’Archivio Blackwood nasce proprio lì, tra le ombre fitte di vicoli nebbiosi e il crepitio dei lampioni a gas.

Ma perché scegliere proprio il 1888 come sfondo narrativo?

Un’epoca sull’orlo del collasso

La fine dell’Ottocento è un periodo di transizione brutale. La scienza avanza, la medicina evolve, la psicanalisi muove i primi passi. Eppure, accanto ai laboratori e agli ospedali, resistono ancora gli esorcisti, le sette, le credenze popolari. È un’epoca in bilico: perfetta per far emergere il dubbio, il mistero, l’ignoto.

Il 1888 è l’anno in cui le strade di Whitechapel si macchiano del sangue lasciato da Jack lo Squartatore. È l’anno del terrore, della stampa sensazionalista, della paura che entra in ogni casa. Ambientare Il Vangelo delle Ombre e Le Ombre di Whitechapel in questo preciso momento storico permette di esplorare un’umanità lacerata, pronta a credere all’oscurità perché ha perso fiducia nella luce.

La Londra del crimine

Un mondo in cui tutto è possibile

La Londra del 1888 è un palcoscenico perfetto per il gotico: nebbia, pioggia, carrozze cigolanti, orfanotrofi dimenticati, chiese in rovina e case infestate dai ricordi. Un mondo dove ogni rumore è un presagio e ogni simbolo inciso nel muro può essere l’inizio di un rituale antico.

Una scelta narrativa, ma anche atmosferica

La scelta dell’epoca non è solo un omaggio al gotico classico. È un modo per immergere il lettore in un tempo che sa di polvere, incenso e pioggia. Ogni elemento – dal linguaggio alle indagini – nasce da questo contesto, rendendo le vicende di Edgar Blackwood più autentiche e inevitabili.

L’Archivio Blackwood non racconta semplicemente una storia ambientata nel passato. Costruisce un mondo che, pur ancorato alla realtà storica, ha le porte aperte sull’Altrove.

Se vuoi perderti in quella Londra, i due volumi sono disponibili su Amazon.
http://www.claudiobertolotti83.net


Un uomo visto di spalle cammina in una via nebbiosa della Londra del 1888, illuminata da lampioni a gas. Davanti a lui, una chiesa gotica svetta tra la nebbia. Atmosfera oscura, realistica e vittoriana.

Memorie dall’Ombra – Il diario segreto dell’Ispettore Blackwood

Ci sono storie che si raccontano tra le righe.
E altre, più oscure, che non vengono mai scritte davvero.

Chi conosce L’Archivio Blackwood sa che ogni caso è molto più di un’indagine: è una discesa nel cuore dell’oscurità, un confronto con i limiti della ragione e la presenza costante dell’invisibile. Ma cosa accade dietro le indagini? Cosa pensa davvero Edgar Blackwood nei momenti in cui nessuno lo osserva?

Ecco dove nasce l’idea del diario segreto dell’Ispettore.

Un taccuino immaginario – eppure fin troppo reale – in cui l’ispettore annota appunti, riflessioni, simboli, lettere mai spedite, deduzioni incomplete. Un vero e proprio dossier privato dell’anima. Non ci sono resoconti ufficiali, né testimonianze da verbale: solo ciò che resta quando cala il silenzio, e la nebbia avvolge anche il pensiero.

Nel diario non si troveranno spiegazioni o rivelazioni dirette. Ma si percepisce l’usura della mente, il peso dei casi irrisolti, l’eco delle voci che tornano a tormentarlo. Ed è proprio questa la forza del progetto: uno spazio narrativo che espande l’universo di Blackwood senza anticipare nulla, ma che dona profondità e intimità a ciò che è già stato raccontato.

Per il momento, queste pagine restano inedite, custodite nell’ombra.
Ma un giorno, forse, saranno parte di qualcosa di più grande.
E allora il lettore potrà entrare davvero nell’abisso con lui.
Con un sigaro tra le dita, e la coscienza più pesante di quanto vorrebbe.

Un diario antico aperto su un tavolo in legno, circondato da ombre, cera colata e penna d’oca. Atmosfera gotica e misteriosa, come se appartenesse all’ispettore Blackwood.

Quando la città dorme: la Londra silenziosa del primo Archivio

C’è una Londra che non esiste più.
Una Londra che inizia dove finiscono i giornali del mattino, quando il battito dei passi si perde tra la nebbia e le campane tacciono.

È la Londra che Edgar Blackwood attraversa ogni notte.
Vicoli tra mura sudice, lanterne che oscillano su archi gotici, pioggia che cola lungo grondaie arrugginite.
Una città che non dorme: semplicemente finge di farlo.

Il silenzio in queste strade non è mai totale. C’è sempre qualcosa che scricchiola. Un’insegna che ondeggia.
Un cigolio lontano di carrozza o il lamento sommesso del vento.
In quell’apparente immobilità, l’Archivio respira.
Ogni dossier, ogni fascicolo recuperato nel primo volume — Le Ombre di Whitechapel, Il Vangelo delle Ombre — è stato trovato proprio in questa penombra: non nell’urgenza del giorno, ma nel tempo delle cose taciute.

Londra non è solo un’ambientazione.
È un personaggio che osserva e che nasconde.

Ed è di notte, quando la città si svuota, che mostra i suoi segreti più profondi.

L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini è disponibile in due edizioni:
Brossura B/N:
Copertina rigida illustrata a colori:

Oppure scopri Il Vangelo delle Ombre da solo:
eBook Kindle:
Versione cartacea:

Veduta gotica e notturna di una chiesa avvolta nella nebbia, con una figura solitaria di spalle — Edgar Blackwood — che si dirige verso l’ingresso illuminato da un tenue bagliore sacro. L’atmosfera è cupa, silenziosa e carica di presagi.

Scrivere un romanzo gotico investigativo: dietro le quinte de L’Archivio Blackwood – Le Origini

Ogni storia ha un’origine, e quella dell’Archivio Blackwood affonda le sue radici in una nebbia fitta di appunti, mappe, sogni e ossessioni.

Quando ho iniziato a scrivere Le Ombre di Whitechapel, non sapevo ancora che sarebbe nato un intero archivio. Ma sentivo che Edgar Blackwood non era solo un personaggio: era una voce che voleva parlare. Voleva indagare.

Documentarsi nell’Oscurità

Costruire un’indagine ambientata nel 1888 non significa solo studiare la Londra vittoriana, i giornali dell’epoca o la struttura di Scotland Yard. Significa ascoltare l’atmosfera. Per ABVO ho consultato cronache dell’epoca, libri di folklore, testimonianze su Jack lo Squartatore, e testi occulti scritti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Ma il vero cuore pulsante del lavoro è stato: come far convivere il metodo investigativo con l’ignoto?

L’equilibrio tra ragione e orrore

Un romanzo gotico non è solo buio, pioggia e candele tremolanti. È un’ombra che si insinua nella mente del lettore, senza mai svelarsi del tutto. In ABVO ho cercato un equilibrio costante tra logica e terrore, tra razionalità e superstizione.

Blackwood indaga, osserva, annota. Ma intorno a lui tutto vacilla. L’orrore non si rivela mai con chiarezza: si lascia solo intuire.

L’archivio, un mondo vivo

L’idea di trasformare ogni indagine in un dossier è nata quasi per gioco. Ma col tempo è diventata la chiave di tutto. Un archivio è silenzioso, ma ogni fascicolo trattiene la voce di chi l’ha scritto, e il dolore di chi è scomparso.

Ogni lettore, aprendo queste pagine, non legge solo una storia. Sfoglia prove, lettere, indizi e segreti. Come se Blackwood stesso avesse lasciato tutto perché qualcuno, un giorno, potesse capire.

Copertina promozionale per “L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini” di Claudio Bertolotti, con i due volumi (copertina rigida illustrata e brossura in bianco e nero) su sfondo scuro gotico. Testo evidenzia le due edizioni disponibili.

L’abito dell’ispettore Blackwood

Ci sono uomini che entrano in una stanza in silenzio, eppure la riempiono.
Non per il tono della voce, né per l’autorità formale, ma per ciò che indossano. O meglio: per come lo indossano.

L’ispettore Edgar Blackwood non è un eroe da vetrina. Il suo cappotto è troppo logoro per l’eleganza, troppo pesante per la moda, troppo impregnato di pioggia e fumo per chi vive all’asciutto.
Eppure è quel cappotto che lo precede. Che lo annuncia, come una figura uscita da un archivio che nessuno ha mai chiesto di aprire.

Ogni piega racconta una notte.
Ogni bottone cucito a mano tiene insieme un caso irrisolto.
Il colletto rialzato non è stile: è protezione. Dal freddo, dagli sguardi. Dai ricordi.

Il sigaro che fumaeconomico, mai aromatico — è più una museruola che un vizio. Lo tiene occupato, lo isola, lo frena. È la brace che si consuma mentre intorno tutto resta oscuro.

Blackwood non ha bisogno di presentazioni.
Il suo abito, il suo passo lento, la sua presenza tra le ombre parlano prima di lui.
E quando si ferma, davanti a una porta, davanti a un corpo, davanti a un nome… è sempre il cappotto a muoversi per primo.

Quello non è un indumento.
È un archivio addosso.

Edgar Blackwood sotto la pioggia davanti a una chiesa gotica di Londra

Perché Dracula? La scelta di un nemico immortale

Nel costruire il primo volume Le Ombre di Whitechapel ci si è trovati davanti a una domanda antica quanto la narrativa stessa: contro cosa combatte davvero il nostro protagonista?

Non bastava un assassino. Non bastava un rituale.
Occorreva un’ombra più grande, più profonda. Qualcosa che fosse insieme reale e irreale, concreta ma avvolta nel mistero. Un male che non si limitasse a colpire il corpo, ma che potesse insinuarsi nelle pieghe della mente e nella memoria stessa di una civiltà.

È qui che nasce la scelta: evocare Dracula.

Non il Dracula da manuale, non il mostro da cinema, ma il simbolo di ciò che l’Ottocento temeva di più: la decadenza mascherata da nobiltà, la superstizione che ritorna, la contaminazione dell’invisibile.
Dracula diventa, in questo contesto, un’eco. Non serve vederlo per sapere che c’è. Come un sussurro nei corridoi del potere o una goccia d’inchiostro nero versata su un documento classificato.

In Le Ombre di Whitechapel, primo dei due dossier raccolti nel volume L’Archivio Blackwood Volume I – Le Origini, la sua presenza è un’influenza, un’infezione sotterranea. L’ispettore Blackwood non insegue solo degli indizi: insegue un pensiero antico, una minaccia senza volto che si riflette nei simboli, nei culti, nei riti.

Ecco perché Dracula.
Perché più di ogni altro rappresenta il nemico definitivo di un uomo razionale.
Perché sopravvive ai secoli, muta, si adatta e torna.
E perché ogni archivio, prima o poi, contiene qualcosa che sarebbe dovuto restare sepolto.

Libro Brossura B/N disponibile su Amazon

Libro copertina rigida a colori disponibile su Amazon

Perché Blackwood non dimentica – Il tema della memoria nell’Archivio

Ci sono investigatori che archiviano i casi.
E poi c’è Edgar Blackwood, che li colleziona.

Ogni fascicolo dell’Archivio Blackwood è più di una cronaca nera: è una ferita, un frammento, un dubbio mai estinto. Nei due romanzi che compongono i L’archivio Blackwood – Volume I: Le Origini, ciò che lega i misteri di Whitechapel e il Viaggio nel sangue è proprio la memoria.

Non si tratta solo di risolvere. Si tratta di ricordare.
Per Blackwood, archiviare un caso è come inchiodarlo al tempo. Ogni dettaglio, ogni indizio, ogni volto incontrato… nulla viene davvero lasciato indietro.
Perché? Perché dimenticare, nel suo mondo, equivale rischiare che l’Ombra ritorni.

Nelle sue stanze — sempre immerse in nebbia e odore di carta umida — Blackwood conserva tutto: lettere, schizzi, annotazioni. Come se temesse che, un giorno, ciò che ha già affrontato possa risvegliarsi.
E forse, in parte, ha ragione.

Per questo l’Archivio esiste.
Per questo L’archivio Blackwood Volume I Le origini è più di una semplice raccolta: è una battaglia contro l’oblio.

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Brossura (B/N) →
Copertina rigida (Colori) →

Bianco e nero o colore? Le due anime di ABVO – L’Archivio Blackwood Volume I: Le Origini

Ogni archivio custodisce i suoi segreti in modo diverso. Alcuni su carta ingiallita e fragile, altri su pergamene incise con simboli che il tempo non ha mai osato cancellare. L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini non fa eccezione: è un dossier doppio, eppure profondamente unico, diviso tra due edizioni che raccontano la stessa storia… con occhi diversi.

La brossura è pensata per i lettori che vogliono tuffarsi nel cuore dell’indagine. Stampata in bianco e nero, raccoglie Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre in un unico volume compatto, elegante, essenziale. Perfetta per chi cerca la sostanza, per chi segue le tracce lasciate sul selciato umido della Londra vittoriana.

La copertina rigida illustrata, invece, è un viaggio visivo. Ogni pagina a colori restituisce il gusto di un archivio dimenticato, tra immagini rare, frammenti rituali e dettagli gotici. È pensata per collezionisti, appassionati, per chi desidera possedere non solo una storia… ma un oggetto da conservare.

Entrambe le edizioni contengono gli stessi due racconti integrali. Cambia l’esperienza. Cambia il modo in cui la polvere dell’Archivio si posa tra le mani.

🔎 Quale versione sceglierai?


📘 Brossura (bianco e nero)
📕 Copertina rigida (a colori)

PS: Ho abbreviato L’Archivio Blackwood Volume I le Origini in “ABVO” ! Altrimenti non ci stava nell’immagine!

“Due indagini. Un solo archivio.”

È disponibile ora L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini

C’è un tavolo a Scotland Yard che nessuno tocca.
Sopra, due dossier segnati dal tempo.
Il primo è sottile, ma insanguinato: Whitechapel, ottobre 1888.
Il secondo è più corposo, intriso di presagi e versi oscuri: Il Vangelo delle Ombre, dicembre 1888.

Sono i primi due casi ufficiali dell’ispettore Edgar Blackwood.
Le sue origini. La sua discesa.
E ora, per la prima volta, vengono raccolti in un unico volume:

L’Archivio Blackwood – Volume I: Le Origini

Include:
Le Ombre di Whitechapel
Il Vangelo delle Ombre
Scene aggiuntive inedite, contenuti esclusivi, illustrazioni, lettere, simboli rituali e una nuova veste grafica gotica.

Due edizioni disponibili:

Brossura bianco e nero (testo + copertina morbida)
Acquista su Amazon

Copertina rigida illustrata a colori (testo + contenuti grafici a colori e alta qualità)
Vai all’edizione speciale

Nota bene: i contenuti narrativi e grafici sono identici, ma la versione rigida è arricchita da illustrazioni e materiali stampati a colori per una fruizione visiva immersiva.

Perché questo volume è speciale?

Perché non è solo una raccolta.
È un modo per vedere come tutto è cominciato.
Per rileggere la discesa nell’occulto con nuovi occhi.
Per sfogliare i fascicoli che avrebbero dovuto restare sigillati.
E per osservare da vicino la trasformazione di Blackwood…
prima che la luce si spegnesse del tutto.

L’Archivio è aperto. Le origini attendono.