Quando l’orrore non è il sangue, ma il silenzio


C’è un errore che si commette spesso quando si parla di orrore: si pensa che nasca dalla violenza. Dal sangue. Dall’atto estremo.
In realtà, l’orrore più persistente nasce prima. E rimane dopo.

Nasce nel silenzio.

Il silenzio delle case chiuse.
Il silenzio delle stanze inutilizzate.
Il silenzio di chi non ha lasciato tracce evidenti, ma solo spazi vuoti.

I casi che continuano a inquietarci — quelli che tornano, che non smettono di essere studiati, raccontati, riscritti — non sono quasi mai i più rumorosi. Non sono quelli che hanno fatto più vittime, né quelli che hanno prodotto più clamore mediatico al momento dei fatti.
Sono quelli in cui qualcosa non torna, e non viene mai spiegato del tutto.

Il sangue si asciuga.
Il silenzio no.


L’orrore che non urla

Pensiamo ai grandi casi di cronaca nera che hanno superato la loro epoca.
Non colpiscono per la spettacolarità dell’atto, ma per ciò che manca: una motivazione chiara, una progressione logica, una confessione liberatoria.

Il vero disagio nasce quando l’orrore non ha voce.

Quando non c’è un manifesto.
Quando non c’è un proclama.
Quando non c’è un nemico dichiarato.

In questi casi, il male non si presenta come un’esplosione, ma come una sedimentazione. Si accumula negli anni, nei gesti ripetuti, nelle abitudini apparentemente innocue.
E quando emerge, lo fa in modo quasi casuale, come se fosse sempre stato lì, in attesa.


Case che parlano troppo piano

Un elemento ritorna spesso nei racconti più disturbanti della storia reale: la casa.

Non come semplice luogo del crimine, ma come prolungamento della mente.
Una casa che non racconta nulla apertamente, ma che suggerisce. Trattiene. Nasconde.

Stanze chiuse a chiave.
Oggetti lasciati al loro posto per anni.
Pareti che non hanno mai sentito una voce alzarsi.

Queste case non gridano.
Sussurrano.

Ed è proprio questo sussurro che rende l’orrore persistente. Perché il lettore, lo studioso, l’osservatore, è costretto a colmare i vuoti. A immaginare. A ricostruire.

Il sangue offre una risposta immediata.
Il silenzio, no.


Il bisogno umano di spiegare

Di fronte a questi casi, il pubblico reagisce sempre allo stesso modo: cerca una spiegazione definitiva.
Una diagnosi.
Un’etichetta.

Mostro.
Folle.
Deviante.

Ma queste parole non servono a comprendere. Servono a chiudere.

Il problema è che certi casi non si lasciano chiudere. Non perché manchino i dati, ma perché i dati non bastano.
C’è sempre un residuo. Un’ombra. Una zona grigia che resiste all’analisi.

Ed è proprio lì che nasce l’orrore autentico: nella consapevolezza che non tutto può essere ordinato.


Il silenzio come specchio

Il silenzio, in fondo, non ci spaventa perché è vuoto.
Ci spaventa perché riflette.

In assenza di spiegazioni chiare, siamo costretti a guardare noi stessi.
A chiederci fino a che punto certi meccanismi siano davvero estranei.
A riconoscere che il confine tra normalità e devianza non è una linea netta, ma una zona d’ombra.

L’orrore silenzioso non ci dice “guarda cosa ha fatto”.
Ci dice: “guarda cosa è stato possibile”.

E questo è molto più difficile da accettare.


Perché continuiamo a tornare lì

I casi fondati sul silenzio non vengono mai archiviati davvero.
Cambiano forma. Cambiano linguaggio. Cambiano medium.

Diventano saggi. Romanzi. Film. Dossier.
Ma il nucleo resta intatto.

Perché il silenzio non invecchia.
Non perde potenza.
Non si consuma.

E ogni volta che qualcuno riapre quelle porte chiuse, non cerca solo la verità storica. Cerca di capire fino a che punto il buio può convivere con l’ordinario.

Questa è la vera domanda che l’orrore ci pone.
Ed è una domanda a cui nessun sangue potrà mai rispondere.


CONTATTI UFFICIALI

🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📘 Facebook personale: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood
🎵 TikTok: https://www.tiktok.com/@claudio.bertolott8
📺 YouTube: https://youtube.com/@claudiobertolottiauotre?si=WzE25SAC8fm2zBvM


Londra 1888 – 10 fatti reali che sembrano usciti da un romanzo horror


Certe città sembrano fatte per il mistero. Londra, nel 1888, non era soltanto la metropoli più moderna del mondo: era anche un labirinto di fumo, sangue e superstizione. Una città bifronte, dove il progresso e l’oscurità camminavano a braccetto. Ecco dieci fatti storicamente verificati accaduti proprio in quell’anno, ognuno più inquietante del precedente.


1. Jack lo Squartatore firmava con lettere piene di odio

Nel 1888 la polizia ricevette diverse lettere firmate “Jack the Ripper”, ma una in particolare — la celebre “From Hell” — conteneva metà di un rene umano conservato in alcol. Il mittente sosteneva di averlo rimosso da una delle vittime. Non fu mai identificato.


2. I becchini rubavano cadaveri per venderli alle scuole mediche

Nonostante la legge del 1832, il commercio illegale di corpi restava attivo. Nel 1888 fu scoperta una rete sotterranea di “resurrezionisti” che dissotterravano salme fresche nei cimiteri di periferia.


3. L’invenzione dell’illuminazione elettrica fece esplodere l’industria degli specchi spiritici

Molti credevano che le prime lampade elettriche attirassero presenze ultraterrene. In quegli anni nacquero circoli esoterici che usavano specchi anneriti per evocare i morti, tra cui la Società degli Osservatori Notturni.


4. A Whitechapel esisteva davvero un “club del sangue”

Nei registri del 1888 si parla di un gruppo elitario chiamato Red Veil Society, che si riuniva in un bordello dismesso. I rituali prevedevano il consumo simbolico di sangue animale. La stampa lo ignorò, Scotland Yard no.


5. Gli ospedali avevano sale separate per i “posseduti”

Al London Hospital e al Bethlem Royal (il famigerato Bedlam) venivano segregati pazienti con disturbi dissociativi. Nei rapporti clinici, alcuni casi furono descritti come “infestazioni dell’anima”.


6. Un’intera famiglia scomparve a Limehouse senza lasciare traccia

I coniugi Lambert e i loro tre figli svanirono in pieno giorno. La casa fu ritrovata vuota, il tavolo apparecchiato. Nessun segno di effrazione. Nessuna spiegazione. Né allora, né oggi.


7. Una pioggia di vermi colpì Camberwell la notte del 2 novembre

Fenomeno meteorologico documentato: testimoni riferirono che il cielo notturno si oscurò, poi iniziarono a cadere vermi vivi dal nulla. I giornali locali parlarono di punizione divina. I naturalisti non seppero spiegare l’accaduto.


8. Il Club Diogenes non era solo invenzione di Conan Doyle

Una versione reale del “club per misantropi” esisteva davvero. Si trovava a Pall Mall, era frequentato da aristocratici e accademici, e i suoi membri firmavano un patto di silenzio. Letteralmente.


9. Londra aveva una fitta rete di tunnel sotto i cimiteri

In caso di epidemie future, si erano scavati tunnel sotto i camposanti per trasportare cadaveri senza passare in superficie. Alcuni vennero chiusi dopo strani “incidenti” con operai spariti nel nulla.


10. Nel 1888 fu ritrovato un libro rilegato in pelle umana

All’interno della biblioteca privata di un collezionista defunto, la polizia scoprì un tomo rilegato in dermatochiria. Conteneva trattati di stregoneria e annotazioni in latino. Il libro fu sequestrato e mai restituito.


Londra, in quell’anno, sembrava davvero il prologo di un romanzo gotico. Non stupisce che ancora oggi, per molti autori come me, sia la culla naturale dell’orrore.


Hai trovato affascinanti questi fatti storici?
Scrivimi nei commenti quale ti ha inquietato di più… o quale vorresti leggere in un prossimo racconto dell’Archivio Blackwood.


IL CARNEFICE DEL SILENZIO

• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP

• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o

🌐 Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net

📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood

📘 Facebook personale: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/

📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com

📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood

TikTok:  https://www.tiktok.com/@claudio.bertolott8

Spiriti e superstizioni inglesi: cosa credevano davvero nel 1800?


In un’epoca in cui la scienza muoveva i primi passi verso la modernità, Londra era ancora un luogo di nebbia, superstizione e terrore quotidiano.

Non si trattava solo di paura dell’ignoto: nella Londra vittoriana, l’invisibile era ovunque. In ogni scricchiolio del pavimento, in ogni finestra illuminata dopo la mezzanotte, in ogni croce appesa nelle stanze dei poveri, c’era la sensazione concreta che qualcosa — o qualcuno — potesse osservare da un’altra dimensione.

La casa infestata non era un mito

Nel XIX secolo, centinaia di case londinesi erano ufficialmente considerate “infestate”, tanto da influenzare il valore degli immobili. Le cronache dell’epoca parlano di ombre nei corridoi, oggetti che si muovevano da soli e, soprattutto, “colpi alle pareti senza causa apparente”. Molti appartamenti venivano benedetti da preti o svuotati dopo notti troppo lunghe.

Alcune famiglie arrivavano a murare le stanze, pur di non sentire più le voci.

Il fazzoletto nero sullo specchio

Una delle superstizioni più diffuse riguardava gli specchi: quando qualcuno moriva in casa, lo specchio veniva coperto o voltato verso il muro. Si credeva che l’anima potesse restarvi imprigionata, oppure che l’entità della morte potesse “passare” attraverso il riflesso.

Un gesto semplice, quotidiano, ma profondamente simbolico.

Il sangue dei morti parlava

Nel folklore inglese, il sangue delle vittime di omicidio non giaceva mai in silenzio. Secondo una credenza popolare, se l’assassino si avvicinava al corpo, il sangue avrebbe “ribollito”, emettendo un suono sordo. In alcuni villaggi, questo era sufficiente per accusare qualcuno, ben prima dell’arrivo della polizia scientifica.

Candele, sali e protezioni

In molte abitazioni, venivano lasciate candele accese alle finestre per “illuminare la via ai defunti”, soprattutto in novembre. Altre famiglie spargevano sale agli angoli della casa o sotto il letto, convinte che potesse fermare spiriti erranti o entità maligne. In certi casi, si dormiva con una Bibbia sotto il cuscino o una chiave d’argento al collo.


Ancora oggi, nei romanzi gotici ambientati nell’Inghilterra ottocentesca — come L’Archivio Blackwoodqueste credenze non sono solo dettagli d’epoca: sono il cuore pulsante della paura. Perché l’orrore più potente nasce quando il passato non smette di parlare.


Iscriviti al nuovo canale WhatsApp per ricevere curiosità, anticipazioni e aggiornamenti esclusivihttps://whatsapp.com/channel/0029VbC0qCeL2AU4vKtKCI2z


Segui tutti i canali ufficiali:

🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti@archivio_blackwood
📘 Facebook personale: Profilo Facebook
📬 Substack: claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: t.me/archivioblackwood
🎥 TikTok: @claudio.bertolott8


LE MADRI DEL MALE


Augusta Gein, Catherine Knight e il volto oscuro della maternità

Ci sono madri che generano la vita.
E ci sono madri che, nel nome dell’amore, la soffocano.

Nel nostro immaginario, la figura materna è sacra: fonte di accudimento, protezione, origine e cura. Ma quando il legame si spezza e si trasforma in possesso, controllo, o puro fanatismo, allora la madre può diventare la prima cella di una prigione invisibile.

In questo articolo esploro tre casi diversi — due reali, uno simbolico — in cui la maternità diventa incubatrice del Male. Madri che non solo hanno fallito nel proteggere… ma hanno dato origine all’orrore stesso.


Augusta Gein – La madre che generò un mostro

Augusta Gein non ha mai ucciso nessuno.
Eppure, è considerata la radice psicologica dell’orrore generato da suo figlio: Ed Gein, il “macellaio di Plainfield”, colui che avrebbe ispirato personaggi come Psycho, Leatherface e Buffalo Bill.

Fanatica religiosa, misantropa e misogina, Augusta allevò Ed in un clima di terrore spirituale e colpa sessuale. Gli insegnava che le donne erano creature impure, che il corpo era peccato, che il mondo era corrotto. Quando morì, Ed crollò. E tentò — in tutti i modi — di riportarla in vita.

Ogni oggetto ricavato dai cadaveri, ogni gesto di “taxidermia umana”, ogni vestito fatto di pelle… era parte di un rituale disperato. Un culto privato, con una sola divinità: la Madre.


Catherine Knight – La madre che uccise, cucinò e servì

Catherine Knight è il volto più feroce della maternità distorta.
Australiana, madre di quattro figli, protagonista di una delle pagine più oscure della cronaca criminale mondiale.

Nel 2000 uccise il compagno, John Price, lo scorticò completamente, cucinò alcune parti del suo corpo e apparecchiò la tavola per i suoi figli… con cartellini coi loro nomi davanti ai piatti. L’intenzione era chiara. Un pasto simbolico. Una “offerta” familiare.

Diagnosticata con disturbo borderline e psicopatia, Catherine aveva un passato di violenza, ossessioni e manipolazioni. Ma ciò che colpì fu proprio la sua maschera materna, alternata a furia cieca e crudeltà rituale.


La Madre come simbolo disturbante

Non sempre il Male ha la forma del coltello.
A volte è uno sguardo. Una preghiera imposta. Un abbraccio che toglie l’aria.

Molti culti e racconti gotici — inclusi alcuni presenti nella mia saga Archivio Blackwood — pongono la madre come figura ambivalente: salvifica e demoniaca, fertile e cannibale, luce e tenebra. Un’icona potente, antica, capace di nutrire… o divorare.

Nel saggio-narrativo Il Culto della Madre ho voluto esplorare questo nodo oscuro: non solo la biografia di Ed Gein, ma il suo culto interiore. Quella devozione cieca e malata per una madre assente, che continua a parlare anche da morta.


In conclusione

Le madri del Male non sono solo donne crudeli.
Sono figure simboliche che mettono in crisi le nostre certezze. Ci obbligano a chiederci: fino a che punto l’amore può diventare una gabbia? E cosa resta, di un figlio, quando la voce della madre è l’unica che ha mai ascoltato?


Vuoi approfondire il caso Ed Gein?
Leggi il mio saggio-narrativo qui:
https://amzn.eu/d/5RaJTUw


🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📘 Facebook: Pagina Facebook
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood
🎥 TikTok: https://www.tiktok.com/@claudio.bertolott8


Quando la realtà supera l’incubo: 5 case dell’orrore che hanno ispirato libri e film


C’è qualcosa nelle case abbandonate che ci attrae e ci respinge allo stesso tempo. Forse è la promessa di un mistero sepolto sotto il pavimento, o quel silenzio pesante che sembra nascondere grida lontane. Ma alcune abitazioni non hanno bisogno della fantasia per essere spaventose. Sono reali, documentate, teatro di indicibili atrocità. E proprio per questo, sono diventate il cuore pulsante di romanzi, film e leggende.

Ecco cinque case dell’orrore realmente esistite, dove la cronaca ha incontrato l’incubo. Luoghi dove la morte ha lasciato il segno, ispirando intere generazioni di scrittori, registi e lettori.


1. La casa di Ed Gein – Plainfield, Wisconsin (USA)

Un’abitazione isolata in mezzo ai campi. All’apparenza anonima, quasi banale. Ma al suo interno, gli agenti di polizia scoprirono uno degli orrori più profondi della psiche umana: teschi trasformati in ciotole, maschere di pelle umana, organi essiccati, mobili rivestiti con resti umani.
Gein, affetto da delirio religioso e complesso materno ossessivo, ha ispirato personaggi iconici come Norman Bates, Leatherface e Buffalo Bill.

Approfondimento: il mio saggio narrativo
👉 Il Culto della Madre – Ed Gein e l’orrore nella mente umana


2.  La casa di Lizzie Borden – Fall River, Massachusetts

«Lizzie Borden took an axe…» inizia così una filastrocca popolare. L’assassinio del padre e della matrigna con una quarantina di colpi di ascia sconvolse l’America puritana del 1892.
Lizzie fu processata ma mai condannata. La casa, oggi trasformata in B&B, conserva ancora il letto insanguinato e i mobili originali.
Un luogo impregnato di non detti, isteria collettiva e fantasmi del patriarcato.


3.  Il Castello di H. H. Holmes – Chicago

Durante l’Expo del 1893, Henry Howard Holmes costruì un “hotel” pieno di passaggi segreti, stanze senza uscite, botole e camere a gas.
Il primo serial killer “ingegnere del male”, Holmes progettò un edificio pensato per la tortura, la morte e la dissoluzione dei corpi.
La stampa dell’epoca lo battezzò “The Murder Castle”.
L’edificio venne demolito, ma la sua ombra aleggia ancora su Chicago e nelle pagine di molti romanzi gotici americani.


4. La casa di Amityville – New York

Resa celebre dai Warren e dalla serie di film horror, la casa di Amityville fu teatro di un massacro nel 1974, quando Ronald DeFeo Jr. uccise tutta la sua famiglia.
Successivamente, i nuovi inquilini dichiararono di aver vissuto fenomeni paranormali: voci, odori nauseanti, crocifissi capovolti.
Molti elementi furono poi contestati o rivelati come invenzioni, ma la casa è diventata il simbolo moderno della casa infestata per eccellenza.


5. La prigione di Moorside – Yorkshire, Regno Unito

Non una casa, ma una villa-prigione trasformata da Ian Brady e Myra Hindley in luogo di sevizie, torture e omicidi su minori.
Tra gli anni ’60 e ’70, i due portarono avanti una serie di crimini che ancora oggi scuotono l’Inghilterra.
La casa fu demolita per volontà pubblica, ma le registrazioni delle confessioni e le fotografie degli ambienti restano nei fascicoli della polizia come prova vivente del Male banale.


Conclusione

Queste case non fanno paura per ciò che promettono… ma per ciò che è realmente accaduto.
Non servono demoni o fantasmi quando l’essere umano è capace di generare l’orrore più profondo.
Ed è proprio in questo spazio ambiguo tra realtà e finzione che nasce la mia scrittura: laddove il crimine diventa specchio dell’anima, e l’orrore è reale.


Scopri di più nei miei saggi narrativi e nella saga L’Archivio Blackwood:
www.claudiobertolotti83.net

Seguimi anche su Instagram:
@autoreclaudiobertolotti
@archivio_blackwood

Iscriviti alla newsletter:
https://claudiobertolotti.substack.com

Acquista il libro:
Il Culto della Madre – Ed Gein e l’orrore nella mente umana


I casi criminali che ispirarono (o vennero ispirati da) Ed Gein


Il Culto della Madre

Nel vasto panorama del crimine americano, pochi nomi risuonano con l’eco disturbante di Ed Gein. Ma se è vero che il “Macellaio di Plainfield” ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop e nella cronaca nera, è altrettanto vero che Gein stesso non fu un’isola. I suoi atti disumani si collocano in un contesto più ampio di influenze reciproche tra realtà e finzione, tra mitologia del male e carne viva.

Prima di Gein: chi ha ispirato l’orrore?

Alcuni studiosi e profiler criminali ritengono che Gein, pur vivendo in un isolamento rurale quasi totale, abbia assorbito suggestioni dell’immaginario gotico e della cronaca nera locale. I racconti orali, i pulp magazine dell’epoca e le leggende sul body-snatching (il furto di cadaveri) avevano già contribuito a creare un’atmosfera malata in certe aree del Midwest.

Tra le figure più vicine al suo immaginario, anche se molto anteriori, possiamo citare:

  • Albert Fish: il “Vampiro di Brooklyn”, che nei primi decenni del ‘900 compì orrendi crimini legati a pulsioni sessuali e religiose. Sebbene diverso per modalità, Fish creò un precedente nella costruzione di un mostro che usava la propria “fede” come giustificazione per atti indicibili.
  • H.H. Holmes: il costruttore del famigerato “Castello degli Orrori” a Chicago, che nel 1893 trasformò un albergo in un labirinto mortale. La struttura mentale deviata e manipolativa di Holmes può essere vista come un lontano predecessore di certi aspetti del controllo materno subito da Gein.

Dopo Gein: il mostro genera altri mostri

Ma è soprattutto dopo Gein che il suo nome diventa seme oscuro per nuove mostruosità. I suoi crimini, come narrato nel Libro Il Culto della Madre, hanno ispirato decine di personaggi letterari e cinematografici, ma anche – e tristemente – altri assassini reali.

Alcuni casi emblematici:

  • Jerry Brudos: collezionista di scarpe femminili e feticista necrofilo, attivo negli anni ’60, mostrava una forte ossessione per il corpo femminile “conservato”, in modalità non troppo distanti da Gein.
  • Ted Bundy: sebbene molto diverso per intelligenza e modus operandi, è interessante notare come Bundy abbia letto avidamente di Gein durante i suoi anni di formazione criminale. Alcuni suoi comportamenti con i cadaveri sembrano echeggiare una fascinazione necrofila, anche se più “raffinata”.
  • Gary Heidnik: sequestrava donne nel seminterrato, costruendo una realtà parallela fatta di controllo, punizione e ossessione. La sua casa, come quella di Gein, divenne un santuario del delirio.

Quando il male diventa specchio

La figura di Ed Gein è, in un certo senso, uno specchio oscuro in cui molti altri criminali hanno proiettato le proprie fantasie. Un nome che è diventato quasi un archetipo, il “prototipo” del serial killer prima ancora che questa figura venisse definita scientificamente.

Nel mio Libro, Il Culto della Madre, ho analizzato in dettaglio come Gein sia stato ispirato dalla madre, dalla Bibbia, dalla psicosi… ma anche da un tessuto culturale e narrativo che non è mai innocente.

E forse è proprio questo il punto più inquietante: la linea tra l’invenzione e la realtà è molto più sottile di quanto vogliamo credere.


Vuoi approfondire i casi e la mente disturbata di Ed Gein?
Scopri il Libro completo:
https://amzn.eu/d/5RaJTUw

Seguimi anche su:
@autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
🌐 www.claudiobertolotti83.net
📬 Substack: clicca qui
📢 Telegram: t.me/archivioblackwood

La casa come tempio del Mostro


Anatomia delle abitazioni dei killer seriali

Quando il Male mette radici, ha bisogno di un luogo in cui crescere.
Spesso, quel luogo è una casa. Apparentemente normale. A volte isolata. A volte nel cuore del vicinato. Ma sempre, sempre diversa.
In questo articolo esploriamo la dimensione domestica del crimine seriale, con particolare attenzione alla figura di Ed Gein — cuore del mio recente saggio Il Culto della Madre — ma anche in relazione ad altri casi reali e alle inquietanti somiglianze con le dimore gotiche del mio universo narrativo.


Non è solo un luogo: è un corpo vivente

Le case dei serial killer non sono semplici contenitori. Sono estensioni simboliche della mente del carnefice: ogni oggetto, ogni stanza, ogni odore racconta un bisogno, una frattura, un’ossessione.

Nel caso di Ed Gein, la casa di Plainfield divenne un vero e proprio teatro rituale, un santuario della madre morta e al tempo stesso un laboratorio della carne. Le stanze chiuse, i cadaveri sezionati, i trofei umani: tutto all’interno rifletteva la trasformazione di un lutto non elaborato in culto mortale.


La casa come psicodiagramma

In criminologia ambientale, lo spazio domestico viene spesso analizzato come “psicogeografia del crimine”: la disposizione degli ambienti, la scelta degli oggetti, la loro alterazione (o conservazione) offrono indizi sulla psiche del soggetto.

  • Nella stanza di Gein dove dormiva la madre, nulla era stato toccato.
  • Nella cucina, i resti umani erano stati trattati come utensili.
  • In cantina, si compivano atti al limite tra necrofilia e arte sacrificale.

Questa dicotomia tra conservazione del sacro e profanazione del corpo ritorna spesso anche nei miei romanzi: la stanza sigillata di una bambina morta, il laboratorio rituale sotto una chiesa, la biblioteca dove ogni scaffale contiene frammenti di dolore.


Narrativa gotica e verità disturbanti

Molti lettori mi chiedono se le case descritte nell’Archivio Blackwood siano ispirate a luoghi reali.
La risposta è: sì, ma non solo.
Ho preso spunto da documenti reali — come le foto dell’abitazione di Gein dopo l’arresto — ma anche da suggestioni letterarie, teologiche e simboliche: la casa non è solo luogo fisico, è sempre una porta verso qualcosa.
Nel gotico, la casa è spesso corrotta, viva, malata, esattamente come lo è nella mente di un assassino.


Il passato non se n’è mai andato

Le case in cui sono avvenuti crimini orribili non perdono mai del tutto il loro carico. Non è solo superstizione. È psicologia dell’ambiente.
Il trauma impregna i muri, e spesso chi entra dopo — vittima o lettore — lo sente.

È per questo che, in narrativa o nella realtà, il Male non muore mai davvero tra quelle pareti.
Resta lì, in attesa.
Di essere riscoperto.
O riattivato.


Tratto da riflessioni nate durante la stesura del saggio
“Il Culto della Madre – Ed Gein e l’orrore nella mente umana”,
disponibile ora su Amazon.

Acquista il saggio su Ed Gein


Se ti è piaciuto l’articolo, esplora gli altri post del blog o iscriviti alla newsletter.



IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📘 Facebook personale: Vai al profilo
📬 Substack: claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: t.me/archivioblackwood
🎥 TikTok: @claudio.bertolott8


Le Stanze Segrete di Londra


Luoghi reali che sembrano usciti da un romanzo gotico

Londra non è solo la città che ospita le storie dell’Archivio Blackwood: è essa stessa una storia che si racconta da sola. Dietro ogni muro annerito dalla fuliggine, sotto ogni lastra di pietra, si nasconde un varco. Non verso l’inferno – quello è troppo semplice – ma verso i segreti dimenticati.

Scrivendo i miei romanzi, passo dopo passo, mi sono imbattuto in luoghi reali che sembrano inventati. E invece sono lì, in carne, pietra e polvere. Questo articolo è un viaggio. Non serve una lente d’ingrandimento, ma occhi che sappiano ancora vedere.


La cripta della chiesa di St. Bride – Dove il silenzio scrive ancora

Sotto l’elegante chiesa barocca di St. Bride’s, nel cuore di Fleet Street, c’è una cripta che pare respirare. Un tempo rifugio e ossario, oggi è uno dei pochi luoghi dove il tempo si è fermato.
Le ossa che dormono lì non sono famose, ma forse proprio per questo inquietano. Alcuni parlano di un odore dolciastro che si diffonde in certe notti umide, e di una figura che si aggira tra le colonne.

Una delle scene del mio romanzo è nata proprio qui, in punta di piedi, con la torcia tremolante di uno dei custodi notturni che ancora ricorda un passo alle sue spalle…


I tunnel murati sotto Aldwych – Il cuore sigillato della città

Aldwych Station è chiusa da decenni. Ma il vero segreto non è il binario dimenticato. Sono i passaggi murati, i cunicoli in pietra che nessuno osa più aprire.
Dicono portassero a magazzini, rifugi antiaerei, archivi. Ma c’è chi parla di celle monastiche, cappelle sotterranee e perfino stanze in cui si praticavano rituali esoterici durante il periodo vittoriano.

Uno degli ultimi esploratori urbani che ci è entrato, nel 2007, ha lasciato online una nota criptica: “C’erano tracce di cera. Ma non c’erano mai state candele.”


La casa abbandonata di Cock Lane – Il fantasma di Scratching Fanny

Cock Lane, vicino a Holborn, è uno di quei nomi che strappano un sorriso… finché non si scopre cosa è accaduto al numero 25.
Nel 1762, una giovane serva chiamata Fanny morì in circostanze sospette. Qualche settimana dopo, iniziarono rumori, graffi, lamenti. Il caso fu tanto noto da coinvolgere perfino William Hogarth e Samuel Johnson.
Il fenomeno venne poi etichettato come truffa… ma la casa, nei secoli, non fu mai più abitata a lungo. Oggi è murata. Nessuno ne parla, ma l’archivio cittadino ne segnala ancora l’esistenza, tra carte sbiadite e progetti mai approvati.


Il Club delle Ossa – Dove i vivi brindavano ai morti

A due passi da Piccadilly, in un edificio oggi anonimo, esisteva il cosiddetto Club delle Ossa, una società segreta vittoriana che si riuniva per cene commemorative… con ospiti molto particolari.
Alcuni membri erano imbalsamatori, medici, altri semplici nobili eccentrici. La cena prevedeva un posto vuoto a tavola e un calice di vino versato in terra, seguito da un brindisi silenzioso.
Ogni mese un nome veniva estratto e… scompariva. Nessun verbale è mai stato ritrovato, solo lettere anonime e una medaglia nera con inciso: “Viviamo per ricordare.”


Il passaggio nascosto dietro la libreria di Holborn – Una leggenda urbana?

C’è chi giura che in una vecchia libreria di Holborn – non più esistente – si trovasse una scala nascosta dietro un pannello. Un corridoio che portava sotto il Tamigi, verso il Temple.
Ovviamente non ci sono prove, solo racconti tramandati da generazioni di antiquari. Ma uno dei miei contatti all’università mi mostrò una mappa del 1826, con una linea rossa senza nome, che partiva proprio da lì.

E se fosse vero?


In fondo, Londra non è cambiata.

Camminando per i suoi vicoli, ti accorgi che i muri non dimenticano. Che sotto i nostri piedi c’è un secondo mondo, fatto di silenzi, pietra umida e memorie sigillate.
I romanzi gotici non li abbiamo inventati. Li abbiamo solo trascritti. Erano già lì.

Tu entreresti in uno di questi luoghi?


IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti@archivio_blackwood
📘 Facebook personale: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood
🎥 TikTok: https://www.tiktok.com/@claudio.bertolott8


Le Ombre arrivano anche su TikTok


Una scelta sofferta, ma necessaria

Non pensavo che sarebbe mai successo.
Non perché snobbassi la piattaforma, ma perché per me scrivere significa tempo, profondità, silenzio. Tutto ciò che TikTok sembra non conoscere.

Eppure eccomi qui: ho deciso di aprire un profilo TikTok dedicato al mio nuovo libro, Il Vangelo delle Ombre.
Una scelta sofferta, sì, ma ragionata.

Perché se c’è una cosa che questo libro mi ha insegnato, è che le ombre vanno portate anche dove non c’è luce.
Anche dove non ti aspetteresti di trovarle.


Perché TikTok?

Perché voglio che questa storia, cupa e gotica, fatta di possessioni, silenzi, sigilli spezzati e anime dannate, arrivi anche a chi ancora non conosce l’Archivio Blackwood.

Perché ogni lettore in più è una lanterna che si accende nella nebbia.
E Il Vangelo delle Ombre merita di essere scoperto anche in mezzo al rumore.

Link tiktotk https://vm.tiktok.com/ZNdnHvNF2/


Se non lo hai ancora fatto…

La campagna di crowdfunding è ancora attiva su Bookabook.
Puoi preordinare il libro e sostenere questo viaggio tra oscurità, fede e segreti dimenticati.

👉 PREORDINA QUI “IL VANGELO DELLE OMBRE”
oppure copia questo link nel browser: https://bookabook.it/libri/il-vangelo-delle-ombre/


Segui le ombre. Anche su TikTok.
Ci troverai lì, tra una fiamma tremante e un simbolo inciso nell’oscurità.

Link tiktotk https://vm.tiktok.com/ZNdnHvNF2/


Le vere cripte di Limehouse


Tra nebbia, misticismo e sepolture dimenticate

C’è qualcosa, in Limehouse, che non lascia scampo.

Chi ha letto i miei Libri sa che questa zona della Londra vittoriana è uno degli epicentri del Male. Ma la verità è che Limehouse è sempre stata un quartiere liminale: un crocevia tra mondi, tra superstizione e realtà, tra povertà estrema e segreti inconfessabili.

Cripte, chiese e cunicoli dimenticati

Nel sottosuolo di Limehouse si snoda una rete di cripte e gallerie sotterranee oggi quasi del tutto dimenticata. Alcune risalgono al XVII secolo, altre sono più recenti, costruite sotto le chiese sconsacrate o distrutte dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Molti documenti – compresi alcuni dossier ecclesiastici mai divulgati – parlano di spostamenti irregolari di resti umani, di cripte mai registrate ufficialmente e di riti privati tenuti in notturna, in epoche in cui il confine tra spiritualità e superstizione era sottilissimo.

Limehouse Hole: una leggenda che affonda nel fango

Una delle storie più note (ma mai confermate) è quella del cosiddetto “Limehouse Hole”, un’antica apertura nel terreno che secondo i racconti popolari non poteva essere riempita. Ogni tentativo di murarla o interrarla falliva: il giorno dopo, era di nuovo aperta.

Si dice che, nei primi dell’Ottocento, un gruppo di bambini scomparve nei pressi di quel buco. E che una veggente del tempo, conosciuta solo come Miss Eleanor, avesse affermato:

“Non sono morti. Sono stati raccolti.”

Un’espressione inquietante, che ricorda molto le tematiche trattate nei miei romanzi.

Quando la realtà ispira la finzione

Molti lettori mi chiedono se le cripte che appaiono nei miei libri esistano davvero. La risposta è: in parte, sì.

La cripta sotto la chiesa di St. Dismas (inventata) prende spunto da diverse fonti reali:

  • la cripta di St. Anne a Limehouse (reale),
  • alcuni tunnel murati scoperti nel 1892 durante i lavori per la rete fognaria,
  • e testimonianze raccolte in vecchi articoli del Pall Mall Gazette.

La finzione prende forma proprio da queste tracce: una frase, un dettaglio, un nome dimenticato diventano semi narrativi da cui germogliano storie oscure.

Perché ci affascinano le cripte?

Le cripte sono simboli. Sono l’inconscio urbano, il luogo dove la società nasconde ciò che non può spiegare o accettare. Sono tombe, ma anche passaggi. Rappresentano il passato che non smette di parlare e il silenzio che diventa assordante.

In Il Vangelo delle Ombre, le cripte non sono solo spazi fisici. Sono zone liminali, in cui il Male può emergere, ma anche in cui la verità può venire alla luce, se si ha il coraggio di guardare.


Pre ordina Il Vangelo delle Ombre

https://bookabook.it/libri/il-vangelo-delle-ombre/

🌐 Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net

📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood

📘 Facebook personale: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/

📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com

📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood