Edgar Blackwood: l’uomo, l’ispettore, il tormento


Ritratto del protagonista della saga “L’Archivio Blackwood”

Non è un detective qualsiasi.
Edgar Blackwood non si limita a risolvere enigmi. Li porta dentro, li assimila, li lascia corrodere ciò che resta del suo equilibrio. È il tipo d’uomo che entra in una stanza infestata e si domanda chi ha lasciato la porta aperta nella sua anima.

Chi è davvero Edgar Blackwood?

  • Ispettore di Scotland Yard nella Londra vittoriana, lavora tra nebbia, sangue e segreti sussurrati.
  • Un uomo che non si fida della religione, ma teme profondamente ciò che non si vede.
  • Ha perso persone. Ha tradito la propria coscienza più volte. E ogni notte si chiede se sia davvero ancora dalla parte giusta.

Il suo tormento interiore

Blackwood è un razionalista ferito, costretto ad affrontare forze che la logica non riesce a spiegare.
Più si inoltra nei misteri dell’Archivio, più scava dentro se stesso: la sua fede, la sua colpa, la sua idea di giustizia.
Non cerca la verità per amore della verità.
La cerca perché sa che, se smette di cercare, qualcosa prenderà il suo posto.

La sua evoluzione nella saga

Nel primo volume (Le Ombre di Whitechapel) è uno scettico metodico.
Nel secondo (Il Vangelo delle Ombre), inizia a vedere l’orrore per ciò che è davvero: non solo sangue e rituali, ma un’eco che risuona nei ricordi e nella fede.

Blackwood cambia.
Diventa più duro. Più solo. Ma anche più consapevole.
L’oscurità non è solo fuori, è parte di lui.


Edgar Blackwood è l’uomo che cammina con la torcia accesa… ma sa benissimo che la torcia non basta a scacciare tutto ciò che vive nel buio.

Scopri il secondo volume della saga:

Il Vangelo delle Ombre – Preordinalo su Bookabook


IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti@archivio_blackwood
📘 Facebook personale: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood
🎥 TikTok: https://www.tiktok.com/@claudio.bertolott8


Un giorno qualunque nel 1888… o forse no


“Alcuni giorni si lasciano raccontare. Altri si nascondono. Questo, invece, ci ha trovato.”


12 dicembre 1888 – Bethnal Green, Londra

Un uomo cammina lungo Cambridge Road. È l’alba. Porta con sé una borsa di pelle consumata e un piccolo mazzo di fiori secchi.

Dice che è per la moglie.

Dice che l’aspetta ogni giorno, da quando è morta nel 1879.

Ma nessuno gli ha mai chiesto nulla.

Nessuno tranne un ragazzo, stamattina, poco dopo le 6:00.

Gli ha chiesto: “Perché lo fai?”

E l’uomo ha risposto:
“Perché oggi è il giorno in cui torna.”

Poi si è voltato verso la cancellata del cimitero.
E ha sorriso.

Il cancello era già aperto.

Ma nessuno aveva le chiavi.

Né il custode. Né il vicario. Né Scotland Yard.
Eppure, il cimitero era aperto dall’interno.

L’uomo? Mai più visto.
La sua borsa? Trovata vicino a una tomba mai registrata.
I fiori secchi? Disposti a forma di croce rovesciata.

Sul retro della lapide c’era incisa una frase:
“Un giorno qualunque, per chi non ascolta.”


Perché ho scritto questo?

Perché i miei romanzi nascono da notti così.
Da appunti scritti su fogli che nessuno ha mai chiesto.
Da storie come questa, che sembrano finte, ma suonano vere.
Oppure sono vere, ma sembrano scritte.

E tu, lettore, che stai leggendo ora,
dimmi:
sei sicuro che oggi sia solo un giorno qualunque?


📘 IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood
🎥 TikTok: https://www.tiktok.com/@claudio.bertolott8


I titoli che ho scartato prima de Il Vangelo delle Ombre


Trovare il titolo giusto per un libro è come cercare il battito del cuore in una stanza buia. Sai che c’è. Ma non basta sentire un rumore. Devi riconoscerlo come quel rumore. Quello giusto. Quello che farà vibrare anche il lettore.

Per Il Vangelo delle Ombre, ho scartato almeno cinque titoli. Alcuni belli. Altri evocativi. Ma nessuno… funzionava davvero.


I titoli scartati (veri)

1. “Il Libro del Vuoto”
Suonava bene. Era cupo, denso, persino un po’ mistico. Ma era anche troppo astratto, troppo filosofico. E il romanzo non è solo vuoto. È pieno. Di sangue. Di ricordi. Di segreti.

2. “La Croce Nascosta”
Un titolo forte, simbolico, quasi biblico. Ma sembrava anticipare troppo. E poi c’era un rischio: sembrava un thriller religioso canonico. Il mio libro è altro.

3. “Il Sermone del Silenzio”
Mi piaceva. Molto. Ma era troppo vicino al titolo del terzo volume: Il Carnefice del Silenzio. Rischiavo confusione.

4. “L’Evangelium Tenebris”
Latinismi. Mi piacciono. Ma non tutti i lettori li amano. E un titolo deve attirare, non intimidire.

5. “Il Canto delle Cripte”
Suona gotico, giusto? Ma anche… fumettistico. E un po’ troppo barocco.


Perché ho scelto Il Vangelo delle Ombre

Alla fine, l’ho capito: serviva un titolo che fosse solenne, ma inquietante. Qualcosa che evocasse:

  • Religione deviata
  • Luce spenta
  • Parola scritta… ma maledetta

E così è nato:
Il Vangelo delle Ombre.
Un titolo che non spiega, ma sussurra. Che non mostra… ma attira dentro.

Scopri la campagna attiva su Bookabook
Il Vangelo delle Ombre è in pre-ordine qui:
https://bookabook.it/libri/il-vangelo-delle-ombre


Cosa deve avere un titolo, per funzionare?

Secondo me, tre cose:

  1. Risuonare con il cuore del libro
    Non basta suonare bene. Deve contenere l’anima.
  2. Farsi ricordare
    Un titolo debole è come una porta anonima. Nessuno la apre.
  3. Accendere una domanda
    “Che cos’è questo vangelo? E perché è delle ombre?”
    Se un titolo genera una domanda, ha già vinto.

Ci sono titoli che sembrano perfetti, ma non sono il tuo. E altri che arrivano piano, come un sussurro dietro la spalla, e capisci che non potrai chiamarlo in nessun altro modo.


📘 IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood

Storie di crocifissi, specchi e sangue: l’iconografia del Male


Ci sono simboli che non hanno bisogno di spiegazioni.

Un crocifisso che lacrima sangue.
Uno specchio incrinato da cui qualcosa osserva.
Una lanterna accesa accanto a un pozzo senza fondo.

Nel mio universo narrativo – L’Archivio Blackwood – questi elementi ritornano spesso, come impronte lasciate dal Male nel cuore della notte. Ma non sono semplici immagini gotiche: sono archetipi. Segni ancestrali che la nostra mente riconosce prima ancora di comprenderli.

Il crocifisso che sanguina

Tra i simboli più potenti della tradizione cristiana, il crocifisso rappresenta la redenzione. Ma quando inizia a sanguinare, quel segno si capovolge. Non indica più la salvezza, ma l’irruzione dell’incomprensibile, la breccia che si apre tra divino e demoniaco.

In Il Vangelo delle Ombre, il sangue che cola da un crocifisso incrinato non è solo effetto scenico: è un messaggio. È la dimostrazione che qualcosa ha contaminato anche ciò che dovrebbe essere puro. Una chiamata visiva a smettere di fidarsi delle apparenze. La fede, da sola, non basta più.

Lo specchio rotto

Lo specchio è da sempre simbolo di verità, ma anche di inganno. Romperlo è come spezzare la realtà: ciò che era riflesso diventa altro, l’eco visiva del nostro inconscio si frantuma in mille immagini.

Ne Il Carnefice del Silenzio, lo specchio è spesso presente nei luoghi della possessione. Ciò che non si vede con gli occhi nudi, si manifesta nel riflesso. Ed è lì che il Male si insinua: non nella carne, ma nella percezione. Uno specchio rotto è un portale. Non si rompe da solo.

Il sangue come linguaggio

Il sangue nei miei libri non è mai casuale. È un linguaggio. È l’unica forma di scrittura che il Male sembra comprendere, e che a volte usa per comunicare. Le pareti di una cripta scritte col sangue non sono solo un orrore: sono una preghiera rovesciata.

Nell’Archivio Blackwood, ogni macchia ha un’origine, ogni segno una storia. Il sangue non macchia. Parla. Bisogna solo sapere come ascoltarlo.


Perché continuo a usare questi simboli?

Perché funzionano.
Perché nonostante il tempo, la cultura, la distanza tra lettore e autore… un crocifisso che piange, un pozzo buio, una lanterna tremolante colpiscono sempre al cuore del lettore. Lo scuotono, lo disturbano. E lo attraggono.

Perché, in fondo, anche tu – che stai leggendo – sai che se quella lanterna si spegnesse…
qualcosa uscirebbe dal pozzo.


Il Vangelo delle Ombre è ora in campagna su Bookabook.
Preordinalo qui: https://bookabook.it/libri/il-vangelo-delle-ombre


Le Ombre arrivano anche su TikTok


Una scelta sofferta, ma necessaria

Non pensavo che sarebbe mai successo.
Non perché snobbassi la piattaforma, ma perché per me scrivere significa tempo, profondità, silenzio. Tutto ciò che TikTok sembra non conoscere.

Eppure eccomi qui: ho deciso di aprire un profilo TikTok dedicato al mio nuovo libro, Il Vangelo delle Ombre.
Una scelta sofferta, sì, ma ragionata.

Perché se c’è una cosa che questo libro mi ha insegnato, è che le ombre vanno portate anche dove non c’è luce.
Anche dove non ti aspetteresti di trovarle.


Perché TikTok?

Perché voglio che questa storia, cupa e gotica, fatta di possessioni, silenzi, sigilli spezzati e anime dannate, arrivi anche a chi ancora non conosce l’Archivio Blackwood.

Perché ogni lettore in più è una lanterna che si accende nella nebbia.
E Il Vangelo delle Ombre merita di essere scoperto anche in mezzo al rumore.

Link tiktotk https://vm.tiktok.com/ZNdnHvNF2/


Se non lo hai ancora fatto…

La campagna di crowdfunding è ancora attiva su Bookabook.
Puoi preordinare il libro e sostenere questo viaggio tra oscurità, fede e segreti dimenticati.

👉 PREORDINA QUI “IL VANGELO DELLE OMBRE”
oppure copia questo link nel browser: https://bookabook.it/libri/il-vangelo-delle-ombre/


Segui le ombre. Anche su TikTok.
Ci troverai lì, tra una fiamma tremante e un simbolo inciso nell’oscurità.

Link tiktotk https://vm.tiktok.com/ZNdnHvNF2/


Il tempo nell’Archivio Blackwood


Quando i minuti diventano ombre

C’è una frase che ricorre spesso nei miei libri, anche se in forme diverse:
“Il tempo non passa. Si accumula.”

Perché nel mio mondo narrativo, il tempo non è un flusso, ma una sostanza.
Un residuo.
Una nebbia che si deposita sulle cose, e che a volte le soffoca.


Il tempo come ferita

In Il Vangelo delle Ombre, gli orologi si fermano sempre nello stesso istante.
Nel Carnefice del Silenzio, i giorni si confondono in una sequenza di notti senza nome.
E in Le Ombre di Whitechapel, persino la luna sembra restare immobile sopra i tetti.

Non è un caso.
Perché per i miei personaggi, il tempo non guarisce nulla: conserva.
Conserva le colpe, i rimorsi, i sussurri mai confessati.
Ogni secondo che passa diventa una cella in cui rinchiudere qualcosa… o qualcuno.


Il tempo come personaggio

Non lo dico per metafora.
Nei miei libri, il tempo agisce.
È la vera entità che muove ogni cosa, più del male, più del destino.
Decide chi dimenticare e chi condannare a ricordare.
È il giudice silenzioso che osserva tutto, ma non interviene mai.

Per questo gli orologi, le clessidre e i rintocchi tornano spesso.
Non come simboli di morte, ma di attesa.
Perché nell’Archivio Blackwood, il tempo non uccide.
Aspetta.


Il tempo come trappola

Chi legge la saga lo sa: Blackwood vive nel passato anche quando guarda avanti.
Ogni caso, ogni indagine, ogni morte lo riporta indietro.
Non nel ricordo, ma nel ritorno.
Il tempo, per lui, è un labirinto che non porta da nessuna parte… perché non ha uscita.

Forse per questo le mie storie finiscono sempre dove sono cominciate.
Perché la fine, nell’Archivio, non è una conclusione.
È solo un altro inizio che finge di essere diverso.


E fuori dalla pagina?

Anche nella scrittura, il tempo è il mio nemico più fedele.
Scrivo lentamente, riscrivo tutto, cancello, ricomincio.
Ogni libro diventa un rito di pazienza.
E forse è per questo che continuo a scrivere:
per provare, almeno sulla carta, a domare il tempo.

Anche se so che, alla fine, sarà sempre lui a domare me.


IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📘 Facebook personale: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood


Dove indagherebbe oggi Edgar Blackwood?


Certe ombre non invecchiano.
Non appartengono solo al passato.
Cambiano forma. Si adattano. Ma restano.

Se l’ispettore Edgar Blackwood vivesse oggi, non camminerebbe più lungo i vicoli di Whitechapel col bavero alzato e il revolver in tasca. Ma il suo sguardo – quello sguardo ostinato, stanco e lucido – sarebbe lo stesso. E si troverebbe a inseguire ombre moderne in luoghi diversi… ma non meno oscuri.


1. Dove sarebbero oggi le sue indagini?

  • Nei sottopassi delle metropolitane, dove si accumulano graffiti, silenzi e occhi che sfuggono.
  • Negli istituti psichiatrici dismessi, dove qualcosa è rimasto chiuso più a lungo del necessario.
  • Nelle aule dei tribunali, dove il Male si traveste da retorica e si protegge dietro una cravatta.
  • Nei vicoli digitali, dove anime perdute si scambiano violenza sotto pseudonimi.

Blackwood non ha mai inseguito il colpevole: ha sempre inseguito ciò che lo rende tale. E quel qualcosa esiste ancora. Cambia linguaggio, abiti, volto. Ma puzza sempre di marcio.


2. Quali crimini indagherebbe?

Non più solo delitti rituali o possessioni. Ma anche:

  • Scomparse ignorate, perché “erano solo tossici”.
  • Morti senza autopsia, archiviate come “incidenti”.
  • Ragazzi sedotti dal culto di qualcosa che non comprendono.

Blackwood non è un detective che cerca giustizia.
È un uomo che cerca risposte.


3. E se fosse dalla parte sbagliata?

C’è un’altra possibilità. Forse, nel mondo di oggi, Blackwood non sarebbe un ispettore. Forse nessuno gli crederebbe. Forse verrebbe sospeso, deriso, curato.
Forse continuerebbe a scrivere appunti su un vecchio quaderno, guardando fuori da una finestra, mentre Londra (o qualsiasi altra città) brucia in silenzio.

Ma anche in quel caso, non smetterebbe.
Perché il Male non dorme mai.
E nemmeno lui.


IL CARNEFICE DEL SILENZIO

• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti@archivio_blackwood
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood


Le cose che butto via quando riscrivo un capitolo


Una delle domande che mi sento fare più spesso è:
“Quanto cambi rispetto alla prima stesura?”
La risposta breve?
Tantissimo. A volte tutto.

Perché ogni volta che rileggo un capitolo, mi accorgo che qualcosa — una scena, un personaggio, un dialogo — non serve più alla storia. O peggio: la rallenta.

E allora butto via.
Senza pietà. Ma con un certo rispetto.


Cose che taglio senza rimpianti:

  • Scene bellissime… ma inutili.
    Quelle che “suonano bene”, ma non portano avanti nulla. Né la trama, né l’atmosfera, né l’anima del libro.
    Le lascio andare. Se mi servivano solo per dimostrare che “so scrivere”, allora non mi servivano affatto.
  • Personaggi che non sanno chi sono.
    A volte nascono per dire una cosa, poi non parlano più. O dicono troppo. O non aggiungono nulla.
    Meglio eliminarli che tenerli come comparse confuse.
  • Finali alternativi.
    Sì, ne scrivo spesso più di uno.
    Ma alla fine ne tengo solo uno. Quello giusto per la storia, non quello più comodo, né quello più clamoroso.

Cancellare è un atto d’amore

Scrivere non è solo aggiungere.
Scrivere è anche togliere. Togliere il superfluo. Il debole. Il finto.
Tagliare vuol dire avere il coraggio di fare spazio a quello che conta davvero.

Ci sono scene che ho riscritto sei o sette volte.
Una in particolare — un dialogo tra Blackwood e il suo antagonista — ha cambiato forma talmente tante volte che potrei pubblicare un libro solo con le versioni scartate.

Eppure… solo nell’ultima ha funzionato.


Dietro ogni libro pubblicato c’è un libro mai nato

Un libro fatto di pagine cancellate, finali alternativi, personaggi sacrificati, idee accantonate.
Ma è proprio quel libro invisibile che dà forza a quello che resta.

Perché ciò che leggi non è mai tutto ciò che è stato scritto.
È solo ciò che — alla fine — è sopravvissuto.


IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood


Cosa NON leggerete mai in un mio libro


C’è una domanda che mi fanno spesso, a volte con curiosità genuina, altre con un mezzo sorriso ironico:
“Ma nei tuoi libri c’è sempre qualcosa di oscuro. Dove metti il limite?”

La risposta è semplice: il limite c’è, eccome.
Ma non è dove pensano loro.
Il vero limite — quello invalicabile — non riguarda quanto orrore posso raccontare. Riguarda cosa scelgo di non raccontare. E perché.

Cosa non troverete mai nei miei libri:

  • L’orrore gratuito.
    Ogni scena disturbante ha un motivo narrativo o simbolico. Non scrivo per scioccare. Scrivo per scavare. Se qualcosa deve far male, lo deve fare per un senso profondo, non per intrattenere a buon mercato.
  • Il dolore di bambini e animali descritto con morbosità.
    Ci sono accenni, simboli, minacce. Ma non troverete mai una descrizione compiaciuta o voyeuristica. Per me il rispetto per la vulnerabilità non è negoziabile.
  • Il bene assoluto.
    Non mi interessano i personaggi perfetti. I miei eroi sono fragili, sbagliati, e a volte inciampano nel fango. Ma non tradiscono mai ciò che li muove. Preferisco un uomo che cade cento volte a uno che non si sporca mai.
  • Il lieto fine imposto.
    Se una storia deve finire male, finirà male. Non sono uno scrittore che accarezza.
    Ma se finirà bene, sarà un bene sofferto, conquistato, insanguinato. Mai comodo. Mai facile.
  • La spiegazione di tutto.
    In ogni mio libro resterà qualcosa di non detto. Un’ombra che si ritrae, una domanda lasciata aperta, un dettaglio che non torna. Perché così funziona la realtà. E anche la paura.

Scrivere è un atto di verità, non di compiacenza.
E io non riesco a scrivere nulla che non sia, in qualche modo, necessario.

Magari non piacerà a tutti.
Ma questo è il patto che offro al lettore: ti porto dove sono stato. Ma non ti dirò dove finisce il sentiero.

IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📘 Facebook: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood


Chi è Claudio Bertolotti quando spegne la luce?


Quando chiudo il portatile, spengo la luce e mi stendo nel letto, la nebbia resta con me.

Non scrivo solo di nebbia, oscurità e silenzi perché amo il gotico. Lo faccio perché, una volta chiuso il sipario del giorno, mi rendo conto che è in quel tipo di mondo che la mia mente torna a casa. Quello che scrivo nasce lì: in quella zona grigia tra il sonno e la veglia, dove tutto si fa più poroso, dove i contorni si sfumano, e le ombre — finalmente — parlano.

Ma chi sono davvero, una volta spento tutto?

Sono un padre che guarda sua figlia dormire e si chiede in che mondo crescerà.
Un uomo che ha paura, spesso. Che combatte contro l’ansia, contro la stanchezza, contro il bisogno — a volte crudele — di essere all’altezza di qualcosa che non ha ancora un nome.
Un marito che si siede accanto alla donna che ama e, tra una cena e un film a metà, prova a tenere accesa una scintilla che gli ricorda perché ha scelto di vivere con lei.

Sono uno che ha scoperto tardi che scrivere non è un gioco, ma una necessità.
Che ci sono storie che ti abitano anche quando non vuoi. E che a un certo punto, se non le scrivi, cominciano a parlare da sole.

Non sono un eroe. Non ho poteri.
Ma ho un vizio — quello sì — che non riesco a smettere: non riesco a voltarmi dall’altra parte.

Quando sento una storia, un dolore, una stortura che fa rumore nell’anima… lo so che prima o poi finirà dentro una pagina.
Non per giudicare. Ma per capirla.
O almeno per lasciarle un posto in cui vivere.

E allora, chi è Claudio Bertolotti quando spegne la luce?

È qualcuno che spera che, nel buio, ci sia ancora qualcosa di vero.
Che scrive per restare.
E che ha imparato a parlare con le ombre.
Non perché sia coraggioso. Ma perché le ombre, a volte, sono le uniche a rispondere.


IL CARNEFICE DEL SILENZIO
• Ebook: https://amzn.eu/d/hVTFocP
• Cartaceo: https://amzn.eu/d/5Q0778o
🌐 Sito ufficiale: http://www.claudiobertolotti83.net
📸 Instagram: @autoreclaudiobertolotti – @archivio_blackwood
📘 Facebook: https://www.facebook.com/share/1Czr6gVnaf/
📬 Substack: https://claudiobertolotti.substack.com
📢 Telegram: https://t.me/archivioblackwood