Tra Doyle, Stoker e le Ombre: le mie fonti gotiche (non Storiche!)

Quando ho iniziato a scrivere le indagini dell’ispettore Edgar Blackwood, sapevo di voler costruire un mondo che affondasse le radici nell’Ottocento più oscuro, tra nebbia, superstizione e razionalità in crisi. Ma soprattutto, sapevo di voler rendere omaggio a quelle opere e atmosfere che hanno segnato il mio immaginario.

Arthur Conan Doyle e il metodo

Il primo inevitabile riferimento è Sir Arthur Conan Doyle. Non solo per il suo Sherlock Holmes, genio della deduzione, ma per l’intera Londra che ci ha restituito: sporca, stratificata, piena di segreti e percorsa da forze tanto umane quanto inafferrabili.
Blackwood non è Holmes, ma ne condivide l’ossessione per i dettagli, la razionalità forzata anche quando la realtà si fa disturbante. E proprio come Watson accompagna Holmes, nel mio primo volume troviamo Declan O’Connor, un compagno diverso, più irlandese che inglese, ma altrettanto essenziale.

Bram Stoker e l’orrore antico

Se Doyle rappresenta la mente, Bram Stoker è il cuore nero. Dracula è molto più di un romanzo dell’orrore: è  un’opera che parla di controllo, paura dell’ignoto, e sopravvivenza dell’antico dentro il moderno.
In Le Ombre di Whitechapel, Dracula non è solo un nemico: è una presenza che mette in discussione la stessa idea di giustizia. Il confine tra male e mito, tra orrore e fascino, è una linea sottile su cui ho camminato con rispetto e inquietudine.

Penny Dreadful e la contaminazione

Negli ultimi anni, la serie Penny Dreadful mi ha mostrato come si possa fondere in modo elegante e potente i grandi archetipi del gotico.
Ho amato la sua capacità di mescolare Frankenstein, Dorian Gray, vampiri e streghe in un mondo coerente, visivamente potente e narrativamente profondo. Nei miei racconti, non ci sono “crossover” classici, ma c’è la stessa volontà di far coesistere investigazione, spiritualità e sovrannaturale, in un equilibrio instabile e pericoloso.

Scrivere i racconti dell’Archivio Blackwood è stato come varcare una soglia: dalla Londra storica alla Londra nascosta, dai crimini tangibili ai segni che nessun tribunale riconoscerebbe. E se oggi esistono Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre, è anche grazie a quelle letture, a quei simboli, a quei mostri — reali o meno — che non mi hanno mai abbandonato.

Il Male invisibile – L’ombra che perseguita l’Archivio Blackwood

In Le Ombre di Whitechapel il Male aveva un nome.
In Il Vangelo delle Ombre, il Male ha una voce. Ma non un volto.

Questa è una delle trasformazioni più importanti nella saga dell’ispettore Edgar Blackwood: la lenta ma inesorabile evoluzione dell’antagonista. Da figura fisica e riconoscibile, il nemico si dissolve nell’aria, si insinua nelle pieghe della mente e nella fede degli uomini.
Diventa invisibile.

Non è più solo un assassino. È un sussurro nei sogni.
Non è un culto. È un dubbio.
Non è un demone. È la possibilità che esista davvero.

L’indagine oltre la logica

Blackwood è un uomo razionale. Non crede nei fantasmi, ma studia i simboli. Non parla di spiriti, ma osserva chi li teme.
Eppure, nel secondo romanzo, la sua razionalità inizia a incrinarsi. Gli eventi non seguono più logiche umane. I testimoni parlano lingue morte. Le croci si piegano da sole.
E Blackwood comincia a interrogarsi:

E se non fosse un uomo? E se non potessi arrestarlo?”

Un Male che non ha bisogno di apparire

Il vero terrore, in Il Vangelo delle Ombre, non viene da ciò che si vede.
Viene da ciò che si sospetta.
Dal fatto che le prove spariscano. Che i pazienti delirino. Che una reliquia sia solo leggenda… o forse no.
Il Male diventa un’assenza concreta, qualcosa che si sente ma non si può afferrare. Come la fede. Come la follia.

Il Male (senza spoilerare!)

E poi c’è lui. Il nome sussurrato.
Un’entità che non viene mai spiegata del tutto, ma che lascia tracce. Che attraversa il tempo e le convinzioni.
Non ha corpo, eppure si manifesta.
Non ha tempio, ma viene invocato.
E Blackwood dovrà decidere se affrontarlo come poliziotto… o come uomo.

Il Vangelo delle Ombre è un romanzo che non dà risposte.
Ma una cosa la suggerisce: il vero Male è quello che non puoi spiegare, e che proprio per questo, ti guarda negli occhi ogni giorno.

In arrivo l’edizione speciale de “L’Archivio Blackwood – Volume I”

Qualcosa si muove nell’ombra…
Dopo il successo dei primi due volumi, Le Ombre di Whitechapel e Il Vangelo delle Ombre, presto sarà disponibile una nuova edizione speciale pensata per i lettori più appassionati.

Si tratterà di un volume unico, in copertina rigida, che raccoglie le origini dell’Archivio Blackwood.
Un progetto curato nei dettagli, arricchito da contenuti esclusivi e stampato in una versione elegante, pensata per chi desidera avere tra le mani l’intera storia delle origini.

Cosa aspettarsi?

Senza rivelare troppo, possiamo dirvi che questa edizione:

comprenderà entrambi i racconti pubblicati finora

conterrà una nuova introduzione dell’autore

e sarà impreziosita da materiale inedito: appunti, lettere, simboli esoterici e mappe tratte dall’archivio dell’ispettore Blackwood

Quando sarà disponibile?

L’edizione speciale è prevista tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2025.
Sarà pubblicata su Amazon in formato cartaceo con copertina rigida, e sarà annunciata ufficialmente anche sui social appena disponibile.

Restate connessi. L’Archivio Blackwood si apre… ancora una volta

Perché Blackwood fuma sempre un “sigaro economico”?

Chi ha letto Le Ombre di Whitechapel o Il Vangelo delle Ombre avrà notato una frase ricorrente:
Blackwood accese un sigaro economico.”

Alcuni lettori attenti mi hanno chiesto: “Ma perché ripeterlo? Non è superfluo?”
La risposta è: no, non è un dettaglio casuale. È un tratto caratterizzante.

Un gesto, un’identità

L’ispettore Edgar Blackwood non fuma un sigaro qualsiasi. Non è un vizio di prestigio, né una posa da gentiluomo vittoriano. È un’abitudine concreta, essenziale, senza orpelli.
Un sigaro economico, appunto. Come chi non ha tempo da perdere con le vanità. Come chi preferisce l’efficacia alla forma.

Ripetizione consapevole

Nel linguaggio narrativo, ripetere un dettaglio apparentemente banale può avere due effetti:

1. Ancorare il lettore a un tratto distintivo: ogni volta che Blackwood accende un sigaro economico, non è solo una pausa — è una firma.

2. Costruire atmosfera: il fumo che lo circonda è lo stesso delle strade che indaga. Nessun aroma raffinato. Solo nebbia, tensione, e la concretezza dell’uomo che osserva.

Un vizio sincero

Blackwood non cerca di piacere. Non è Holmes con la sua pipa intellettuale, né un ispettore elegante da salotto. È un uomo di strada, abituato a camminare nei vicoli, non a sedere nei club.
Il suo sigaro economico è l’equivalente del suo silenzio, del suo sguardo diretto, della sua solitudine.

In conclusione:
Non tutto ciò che si ripete è ridondante. A volte, è solo una verità che torna a farsi sentire.

Southwark 1888: la Londra ai margini del sacro e del profano

A sud del Tamigi, oltre i ponti percorsi da carrozze e passanti incappucciati, si estendeva una Londra diversa: Southwark, nel 1888, era un territorio di confine. Non solo tra quartieri, ma tra epoche, tra rispettabilità e degrado, tra il quotidiano e l’oscuro. È qui che i passi di Blackwood e degli altri protagonisti del Vangelo delle Ombre si muovono in silenzio, tra vicoli angusti e chiostri dimenticati.

Un passato monastico e un presente inquieto

Un tempo, Southwark ospitava numerosi edifici religiosi: priorati, ospedali e ospizi. La grande Cattedrale di Southwark, ancora oggi visibile, era il cuore spirituale del quartiere. Ma nel 1888, quei simboli di devozione apparivano isolati, anneriti, quasi schiacciati dalla modernità violenta della città.

Intorno si alzavano:

magazzini

bordelli

taverne dalle insegne scolorite

case di mattoni grigi sbrecciati dall’umidità

Il contrasto tra il sacro decaduto e il profano vivo era palpabile a ogni angolo.

Popolazione e vita quotidiana

Southwark era abitata da:

facchini e scaricatori di porto

prostitute e venditori ambulanti

predicatori di strada e burattinai

bambini scalzi che correvano nel fango

Le condizioni igieniche erano pessime. Le fogne scoppiavano dopo ogni pioggia. L’odore del pesce marcio e delle cucine a carbone si mescolava con quello delle stamberghe abbandonate.

Eppure, la vitalità era impressionante. Il Borough Market era il cuore pulsante del commercio locale, mentre le rive del Tamigi ribollivano di traffici leciti e illeciti.

Southwark nel romanzo

In Il Vangelo delle Ombre, Southwark è luogo di passaggi e di perdizione. È tra i suoi vicoli che si cela una presenza antica, una verità rimossa, un indizio dimenticato. Il quartiere si trasforma in uno scenario onirico e pericoloso: i mattoni umidi sembrano osservare, i portoni chiusi sussurrano qualcosa, e il suono delle campane si mescola a quello di una messa che nessuno ricorda di aver celebrato.

Oggi come allora

Chi passeggia oggi tra i vicoli restaurati di Southwark può ancora percepire l’eco di un’epoca perduta. Le pietre della cattedrale, le arcate del mercato, le ombre tra le rive: tutto parla di un passato gotico e suggestivo, perfetto per chi ama perdersi tra storia e leggenda.

Hai camminato anche tu tra le ombre di Southwark? Raccontamelo nei commenti qui sotto.

Da dove nasce Il Vangelo delle Ombre

Tra ispirazione, inquietudini e una Londra che respira ancora

Ogni storia ha un’origine. Non sempre è chiara, lineare o decifrabile. A volte nasce da un’immagine. Altre da una sensazione.
Il Vangelo delle Ombre è nato dal silenzio.

Dal silenzio che riempie certi luoghi sacri quando nessuno prega più.
Dall’eco di passi in una corsia vuota.
Da un’idea semplice ma potentissima: e se l’oscurità non fosse solo fuori, ma anche dentro la fede stessa?

Dopo Le Ombre di Whitechapel, il desiderio era quello di spingersi oltre. Di non limitarsi a un mistero da risolvere, ma di raccontare una discesa. Nella Londra del 1888, certo, ma anche nell’animo umano, dove il confine tra il bene e il male non è mai davvero netto.

La figura di un sacerdote tormentato, il ritorno di un ispettore segnato, il contrasto tra razionalità e visioni. E poi simboli, testi dimenticati, sogni che non vogliono andarsene.

L’ispirazione è arrivata leggendo antichi vangeli apocrifi, osservando fotografie di chiese in rovina, e chiedendosi cosa resti della fede quando smette di rassicurare.

Il Vangelo delle Ombre non è solo un thriller gotico. È una domanda sussurrata tra le righe.
Una ricerca che forse non vuole una risposta.
Solo che qualcuno abbia il coraggio di ascoltarla.

Il Vangelo delle Ombre è disponibile su Amazon, in formato cartaceo e digitale.
Secondo volume della saga L’Archivio Blackwood.
La discesa è cominciata.

Il Cimitero di Crossbone: tra anime dimenticate e ombre che non riposano

Nel cuore pulsante della Londra vittoriana, dove il progresso industriale divorava i margini della città, esisteva un angolo dimenticato dai vivi e, forse, anche da Dio.
Un cancello di ferro battuto, invaso dall’edera e protetto da nastri consunti dal tempo, segnava l’ingresso del Cimitero di Crossbone — un luogo che pochi osavano nominare e quasi nessuno visitava.

È qui che l’ispettore Edgar Blackwood si avventurò, guidato da indizi tracciati con sangue antico e simboli arcaici incisi nella pietra. Crossbone non era un cimitero qualunque: era una fossa per anime respinte, un ossario profanato dalla storia e calpestato dall’oblio.

Un tempo riservato alle “donne cadute”, alle vittime della miseria e ai reietti della società, Crossbone non compariva su nessuna mappa ufficiale. Il terreno non era consacrato, le tombe non avevano nomi, eppure l’aria era satura di una memoria che non si lasciava seppellire. Blackwood ne percepì il peso a ogni passo, come se le stesse tombe respirassero sotto di lui.

Le lapidi, spaccate e divorate dalla muffa, erano inclinate come teste reclinate in un eterno lamento. Ai margini del campo, una croce spezzata recava un sigillo dimenticato.

Fu proprio lì, tra il vento che ululava come una voce sepolta e la luce tremolante di una lanterna a petrolio, che Blackwood comprese: Crossbone non era solo un cimitero. Era un varco. Un confine sottile fra ciò che è stato rimosso dalla memoria degli uomini e ciò che attende, nell’ombra, il momento per tornare.

Scena tagliata dal manoscritto originale de “Il Vangelo delle Ombre”

Un frammento rimasto sepolto nella nebbia… fino ad oggi.

La candela di St. George’s Lane

Londra, 4 dicembre 1888 — ore 2:16 del mattino

La pioggia aveva cessato da poco di cadere, ma St. George’s Lane era ancora una lingua di fango e ombre.

Blackwood si chinò, sfiorando il bordo di un tombino spostato. Il chiavistello era arrugginito, ma fresco di graffi. Qualcuno l’aveva aperto. Di recente. Si voltò verso Monroe, che stringeva la lanterna con le nocche pallide.

«Che cosa cerchiamo, esattamente?» sussurrò il sergente.

Blackwood non rispose subito. Aveva lo sguardo fisso su una candela. Alta, sottile, piantata nel fango come un segno d’attesa. La fiamma, incredibilmente, bruciava ancora, nonostante l’umidità. Non era cera comune: colava densa e nera, come sangue rappreso.

«Questa non è una veglia,» disse l’ispettore. «È un invito.»

Monroe deglutì. Dietro di loro, un lieve cigolio.

Poi, un sussurro. Due sillabe, come un nome soffocato:
“Declan…”

Il vento si alzò d’un tratto, spegnendo la fiamma. E con essa, qualcosa nell’aria cambiò. Lontano, giù nei canali, una figura avanzava a passi lenti, coperta da un mantello funebre. Ma quando Monroe sollevò la lanterna, non c’era più nulla.

Solo silenzio. E quella candela spenta, che ora gocciolava in senso inverso, risalendo il proprio stelo.

Questo frammento è stato escluso dalla versione finale del romanzo.
Ma la nebbia conserva tutto. Anche ciò che volevamo dimenticare.

Arthur Pritchard – L’ispettore capo che non ti aspetti

In un dipartimento come Scotland Yard, il cambiamento non è mai accolto a braccia aperte. Dopo la scomparsa dell’ispettore Harrington, serviva una figura in grado di tenere insieme le fila, mantenere l’equilibrio e non ostacolare chi, come Edgar Blackwood, agisce spesso in territori oscuri e fuori dagli schemi.

Così arriva Arthur Pritchard.

Non ha l’aspetto minaccioso né il carisma del capo temuto. È impacciato, incline alla riflessione più che all’azione, un burocrate con l’aria perennemente preoccupata. Eppure, dietro quei baffi poco curati e il tono sommesso, si cela un’intelligenza sottile e una profonda onestà intellettuale.

Pritchard non è lì per ostacolare Blackwood, ma per proteggerlo. Ha capito che certe indagini richiedono qualcosa in più del protocollo. Ha capito, forse, che qualcosa di ben più profondo dell’omicidio si annida nelle pieghe della città.

Sarà lui, in Il Vangelo delle Ombre, a garantire a Blackwood quel margine di libertà di cui ha bisogno. Ma per farlo… dovrà scendere anche lui, un passo alla volta, nel buio.

È online Il Vangelo delle Ombre!

La nuova indagine dell’ispettore Edgar Blackwood è finalmente disponibile su Amazon, in formato eBook Kindle.

Dopo i tragici eventi di Whitechapel, un’ombra ancora più antica si insinua tra i vicoli silenziosi della Londra vittoriana. Un’inquietudine senza volto si diffonde tra simboli proibiti, sussurri latini e antiche cripte. Blackwood, accompagnato da un giovane sergente e da un prete segnato dal proprio passato, si troverà a combattere una battaglia che va oltre la carne e la logica.

Tra visioni, manoscritti dimenticati e un rituale che potrebbe cambiare ogni cosa, Il Vangelo delle Ombre è un viaggio gotico tra fede e disperazione, tra ciò che si può spiegare e ciò che nessuna mente dovrebbe mai comprendere.

Il secondo caso de L’Archivio Blackwood è online.
Disponibile ora su Amazon.
E la città… trattiene il respiro.

Link ebook   https://amzn.eu/d/8FM6fsa