Tra simboli ricorrenti, luoghi che ritornano e verità mai dette
C’è chi legge L’Archivio Blackwood come una raccolta di racconti separati.
E, in parte, lo è.
Ogni storia può vivere da sola. Ogni volume può essere letto indipendentemente.
Ma chi legge con attenzione – chi si lascia immergere fino in fondo – comincia a notare connessioni. Segni. Echi.
Non è un caso.
L’Archivio Blackwood non è solo una serie di racconti gotici. È un universo narrativo coerente.
Un mondo fatto di simboli, luoghi, nomi e presenze che si intrecciano, a volte apertamente, più spesso in silenzio.
La coerenza invisibile
Non c’è bisogno di mappe o cronologie per orientarsi nei miei racconti.
La coerenza è fatta di dettagli: un cognome che riappare, un oggetto ricorrente, una frase identica sussurrata da due personaggi vissuti a chilometri di distanza.
Il mondo dell’Archivio funziona come un ecosistema chiuso: le sue regole non vengono spiegate, ma rispettate.
E i lettori più attenti se ne accorgono.
Non c’è bisogno di dichiarare “è un universo condiviso”: lo si intuisce dal modo in cui tutto vibra alla stessa frequenza.
Luoghi che parlano tra loro
Alcuni edifici ritornano. Non sempre con lo stesso nome.
A volte sono case, altre volte istituti, archivi, cliniche.
Ma dentro custodiscono lo stesso odore di cera, lo stesso silenzio.
Londra è il punto fermo, certo.
Ma una Londra filtrata dal mito e dalla paura, in cui non esistono certezze spaziali.
È la città stessa ad adattarsi al tono della storia, come se fosse parte viva del racconto.
Oggetti, non citazioni
Mi piace disseminare ogni storia di oggetti ricorrenti.
Non come citazioni nostalgiche, ma come elementi vivi.
A volte cambiano nome. Altre non vengono mai nominati, ma si intuiscono dalla forma o dal gesto.
Chi li riconosce non ottiene risposte.
Ma sa di essere sulla strada giusta.
È una ricompensa silenziosa per chi legge non solo con gli occhi, ma con l’ombra.
Perché tutto questo?
Perché scrivo come se stessi riempiendo uno stesso archivio, stanza dopo stanza.
Non tutte le cartelle sono etichettate. Alcune sono strappate.
Altre contengono due verità che si contraddicono.
Ma sono tutte nello stesso luogo.
E quel luogo è l’Archivio Blackwood.
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