Quando pensiamo al Natale, immaginiamo luci, silenzi ovattati e promesse di pace.
Eppure, per secoli, l’inverno non è stato questo. È stato fame, buio, freddo e paura.
Ed è proprio da lì che nasce Krampus.
Non come mostro folkloristico da cartolina, ma come ombra necessaria.
Un demone tra i santi
Krampus appare nell’area alpina tra Austria, Baviera e Tirolo.
È una creatura ibrida: corna caprine, pelliccia scura, lingua lunga, zoccoli.
Cammina accanto a San Nicola, ma non lo serve: lo completa.
Dove il santo premia, Krampus punisce.
Dove c’è ordine, lui ricorda il caos.
Nelle notti di inizio dicembre, soprattutto durante la Krampusnacht, giovani mascherati attraversavano i villaggi scuotendo campanacci, battendo fruste, entrando nelle case. Non per divertire, ma per mettere paura. Una paura rituale, controllata, necessaria.
Il senso profondo della paura
Krampus non nasce per traumatizzare i bambini.
Nasce per insegnare un limite.
In un mondo senza psicologia infantile, senza pedagogia moderna, la paura era un linguaggio. Un linguaggio crudo, ma efficace. Krampus non uccide, non divora. Ricorda. Ricorda che ogni comunità ha bisogno di regole e che il bene, senza un’ombra accanto, perde significato.
È una figura che non consola, ma prepara.
Il Natale prima delle luci
Prima delle decorazioni e dei regali, il Natale era una soglia.
Un passaggio pericoloso tra l’anno vecchio e quello nuovo.
E come ogni soglia, era abitata da figure ambigue.
Krampus rappresenta questo:
la paura che non viene eliminata, ma attraversata.
Non a caso la Chiesa ha cercato più volte di sopprimerne il culto. Troppo pagano. Troppo antico. Troppo legato a un’idea di mondo in cui il male non viene cancellato, ma contenuto.
Krampus oggi: da demone a simbolo
Oggi Krampus è stato addomesticato.
È diventato maschera, film, merchandising. Ma sotto la superficie resta qualcosa di autentico: la consapevolezza che non tutto deve essere rassicurante.
Per questo continua ad affascinare.
Per questo ritorna, ogni inverno.
Krampus ci ricorda che la paura non è sempre un nemico. A volte è un segnale. A volte è una storia che serve essere raccontata, soprattutto quando fuori fa buio presto.
Il demone che non va sconfitto
Krampus non è un antagonista da eliminare.
È una presenza da riconoscere.
Nel profondo, incarna lo stesso meccanismo delle migliori storie gotiche: non mostra il male per scioccare, ma per rendere visibile ciò che normalmente nascondiamo.
Ed è forse per questo che, se ascolti bene, nelle notti d’inverno, tra il rumore del vento e il silenzio delle case, sembra ancora camminare.
Non per entrare.
Ma per ricordare che il buio esiste.
E che ignorarlo non lo fa sparire.
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