Il mondo editoriale italiano è un territorio complesso, pieno di sfumature e zone grigie. Negli ultimi anni, sempre più autori e autrici che incontro mi raccontano la stessa esperienza: una Casa Editrice risponde entusiasta al manoscritto… ma aggiunge una richiesta economica per procedere. È qui che inizia il mio personale punto di vista, maturato negli anni e con diversi contratti editoriali alle spalle.
Non ho mai avuto pregiudizi verso nessuno, ma ho imparato a riconoscere certe dinamiche. E oggi posso dirlo con serenità: non sono favorevole alle Case Editrici a pagamento.
1. Quando l’autore paga, il rischio sparisce
L’editoria tradizionale funziona così:
la CE investe su un testo perché ci crede.
Se il libro vende, guadagnano entrambi. Se non vende, è l’editore ad assumersi il rischio, non l’autore.
Nelle CE a pagamento, invece, questo principio fondamentale crolla.
L’autore paga per pubblicare, la CE incassa a prescindere, il rischio di mercato non esiste.
E quando non esiste rischio, svanisce anche la vera selezione editoriale. A quel punto, la CE non deve più scegliere il “miglior libro”, ma semplicemente un libro che accetti di finanziare la pubblicazione.
2. Un libro accettato solo perché “paga”
non è un libro creduto davvero
Una CE che seleziona senza rischio d’impresa è una CE che spesso si limita a “prendere tutto”, purché arrivi l’assegno.
La qualità del testo, la storia, lo stile, la struttura… finiscono in secondo piano.
L’autore, però, vive l’esperienza esattamente al contrario:
pensa di essere stato scelto per la qualità.
In realtà, è stato scelto per il preventivo.
Questa è la prima grande illusione che voglio evitare a me stesso e a chi mi segue.
3. Il valore dell’editing professionale
Una CE tradizionale investe tempo, editor, impaginatori, grafici, ufficio stampa.
L’autore non paga per questo: lo riceve perché l’editore ha deciso che il libro lo merita.
Nelle CE a pagamento spesso l’editing è minimo, o inesistente, o venduto come “extra”.
E soprattutto non c’è alcun reale incentivo a farlo bene, perché gli incassi arrivano comunque.
4. La distribuzione non è quella che sembra
Molte CE a pagamento promettono “distribuzione nazionale”.
La realtà?
Spesso significa solo la possibilità di ordinare il libro su richiesta, non la reale presenza in libreria.
Un libro che entra davvero nelle librerie fisiche richiede un lavoro editoriale, promozionale e commerciale che nessuna CE senza rischio d’impresa può sostenere davvero.
5. Il rispetto del lettore e dell’autore
Credo profondamente che il lettore meriti libri selezionati per qualità, non per disponibilità economica dell’autore.
E credo che gli autori meritino un percorso onesto, trasparente, basato sul merito.
Pubblicare deve essere un atto di coraggio, certo.
Ma non dovrebbe mai essere un atto di pagamento.
6. La mia scelta: meritocrazia e professionalità
Negli ultimi mesi ho avuto la fortuna di firmare tre contratti editoriali importanti:
- Bookabook
- Saga Edizioni
- Delos Digital
Ognuna di queste realtà ha scelto i miei testi per valore, non per un preventivo.
Nessuna ha chiesto contributi economici.
Nessuna ha promesso miracoli.
Tutte hanno fatto ciò che un editore serio fa: valutano, selezionano, investono.
In conclusione
Le CE a pagamento non sono “il male”, e non voglio demonizzare nessuno.
Ma non sono un modello in cui credo.
Preferisco un percorso più lento, più difficile, ma basato sul merito:
dove un libro viene scelto perché vale, e non perché l’autore può permettersi di finanziare la pubblicazione.
L’editoria è un’arte, non un tariffario.
E chi scrive merita verità, non illusioni.
