Pozzi maledetti e urla senza fondo nella Londra dell’Ottocento
Deptford, Londra – inverno del 1888.
C’era chi diceva che, avvicinandosi al vecchio pozzo del cortile della cappella di St. Jude, si potessero udire bisbigli. Non voci vere. Non parole. Solo… un tremolio umido e cavernoso, come fiato tra le pietre.
In epoca vittoriana, le leggende sui “well whisperers“, i sussurratori dei pozzi, erano tanto diffuse quanto temute. In molte parrocchie dell’East End si raccontava che i pozzi abbandonati fossero il rifugio di coloro che non avevano trovato pace. Anime morte senza benedizione, aborti clandestini, impiccati e persino bambini sacrificati in rituali arcani.
I registri della polizia riportano almeno quattro casi di omicidio tra il 1876 e il 1889 in cui il corpo della vittima fu gettato in un pozzo cittadino, spesso dopo un rituale improvvisato. Ma è il folklore a rendere questi luoghi ancor più inquietanti: si diceva che alcune famiglie, durante i lunghi inverni, sentissero bussare da sotto il pavimento, proprio dove un pozzo era stato murato secoli prima.
Il caso più noto: il Pozzo di Clapham
Nel 1861, nel seminterrato di un’antica locanda a Clapham, venne ritrovato un pozzo profondo più di dieci metri. All’interno: ossa umane masticate, candele consunte e simboli scolpiti nella pietra. Le testimonianze dei lavoratori riportano che uno di loro, prima di svenire, gridò: «Mi ha parlato. C’è qualcosa che non è morto!»
Da quel giorno, in certe zone di Londra, nacque un detto:
Se il pozzo sussurra, non rispondere mai.”
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