I gemiti sotto il pavimento

La leggenda del Chirurgo Nero di Whitechapel

Nessuno sapeva chi fosse. Ma tutti ricordano quello che si trovò sotto il pavimento.

Nel 1890, durante i lavori di ristrutturazione di un vecchio edificio al numero 14 di Berner Street, nel cuore di Whitechapel, tre muratori si trovarono costretti a interrompere il lavoro. Lamentavano gemiti, colpi ovattati, e una sensazione costante di essere osservati dal basso. Inizialmente si parlò di topi. Ma il pavimento, una volta rimosso, rivelò qualcosa di infinitamente peggiore.

Sotto le assi di legno, chiusa da un meccanismo in ferro ossidato, c’era una botola. E sotto la botola, una stanza sigillata con pareti insonorizzate da vecchie coperte di lino e catrame. L’aria era densa e dolciastra, il buio spezzato da un solo oggetto: una lanterna ancora accesa, alimentata da un sistema a olio automatico.

Nel centro della stanza, un tavolo operatorio in ghisa. Accanto, uno sgabello di pelle consunta, un appendiabiti con un lungo grembiule nero incrostato, e una piccola scrivania. Ma ciò che sconvolse i presenti fu il contenuto della vasca posta nell’angolo.

Corpi sezionati. Non interi. Solo i torsoli.
– Rapporti non ufficiali della polizia, 1890.

Il caso fu rapidamente archiviato. L’edificio fu dichiarato inagibile. Nessun giornale ne parlò apertamente. Ma la voce si sparse nei vicoli dell’East End: quella stanza era appartenuta a un uomo chiamato “Il Chirurgo Nero“.

Chi lo conosceva – pochi anziani testimoni – raccontava che indossava sempre guanti e occhiali scuri, anche di notte. Usciva solo dopo il tramonto. Non era iscritto ad alcun albo medico, ma la sua conoscenza dell’anatomia era “inquietantemente precisa”.

Un diario, trovato nella scrivania, conteneva disegni di corpi aperti con annotazioni in latino e greco antico, accanto a simboli cabalistici e citazioni dal Vangelo delle Ombre. Il manoscritto scomparve misteriosamente prima di essere trasportato in archivio.

Il collegamento con Jack?

Alcuni ipotizzarono che il Chirurgo Nero fosse un emulatore dello Squartatore, altri che si trattasse di un collaboratore. Ma la teoria più disturbante emerse nel 1901, quando uno psichiatra di Bethlem Hospital, analizzando casi di allucinazioni condivise, parlò per la prima volta di “una presenza nera nel seminterrato, che mormorava sotto i piedi dei vivi”.

Oggi

L’edificio non esiste più. Al suo posto c’è un centro commerciale. Ma nei sotterranei, le guardie notturne – così si dice – sentono ancora gemiti. E a volte, trovano tracce di sangue sui pavimenti in ceramica.

Nota dell’autore: questa storia è frutto di finzione narrativa. Ogni riferimento a luoghi esistenti è utilizzato per rendere più credibile il contesto gotico in cui si muovono i protagonisti dell’Archivio Blackwood.

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