Quando il sangue è preghiera

Il ritorno dei culti sacrificali tra Il Vangelo delle Ombre e Il Carnefice del Silenzio

C’è un filo rosso che attraversa l’intera saga dell’Archivio Blackwood. Non è solo narrativo. È fisico. È sangue.

Nel mondo che ho creato, il Male non si limita ad agire: richiede. Richiede voce, occhi… e carne. Dai rituali egizi descritti ne Le Ombre di Whitechapel alle possessioni infernali de Il Vangelo delle Ombre, fino agli echi silenziosi e inquietanti de Il Carnefice del Silenzio, il culto sacrificale non è mai scomparso. Ha solo cambiato forma. E significato.

Il sangue come chiave e linguaggio

In Il Vangelo delle Ombre, il sangue viene versato non per vendetta, ma per evocazione. La possessione non avviene per caso: è guidata, quasi cercata, tramite offerte precise. Gli “ospiti” vengono scelti, preparati, talvolta marchiati. L’offerta sacrificale non è solo violenta: è teologica.

In alcune scene chiave, si fa riferimento a vangeli apocrifi e testi eretici in cui il sangue dei puri viene descritto come “chiave dell’accesso e vincolo del patto”. Non è il dolore a nutrire il Male: è la rinuncia. Il corpo offerto volontariamente. La carne che si fa verbo… al contrario.

Il Carnefice e il culto della muta obbedienza

Nel terzo volume, Il Carnefice del Silenzio, il sacrificio cambia ancora forma. Non è più gridato. È taciuto.

L’orrore si fa rituale ordinato: simboli marchiati, tagli esatti, sangue disposto come in una liturgia. E chi partecipa al rito lo fa non urlando, ma accettando in silenzio il proprio destino.

È qui che il culto si rivela davvero moderno e antico insieme. È un’eresia che non brucia più nei roghi, ma si diffonde nei sussurri.

Un orrore che ha radici vere

Molti elementi del culto fittizio presente nei romanzi traggono ispirazione da documenti reali: cronache del ‘600 sui flagellanti italiani, il culto medievale dei Silenziosi, e testimonianze raccolte nel XIX secolo sulle sette del Nord Europa che praticavano forme di espiazione fisica collettiva.

Li rielaboro in chiave narrativa, trasformandoli in una trama gotica e rituale, ma senza mai perdere quel senso disturbante di verosimiglianza. Perché il vero orrore… è quello che potrebbe essere accaduto.

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