Londra, dicembre 1888. La nebbia scende come una coperta ruvida sulle strade. Il freddo penetra nei polmoni, ma ciò che gela davvero è ciò che si muove nell’ombra. Tra i fascicoli dell’Archivio Blackwood – molti dei quali mai pubblicati – vi sono annotazioni inquietanti, che non parlano di assassini o sette. Parlano di qualcosa di più sottile. Più oscuro.
Fenomeni che nessun ispettore oserebbe verbalizzare ufficialmente, ma che Edgar Blackwood ha raccolto nel silenzio della sua biblioteca personale.
Il caso delle candele spente
Nel 1886, in una casa fatiscente a Holloway, una madre segnalò la scomparsa del figlio. Durante le ricerche, i vicini parlarono di luci che si spegnevano da sole. Blackwood stesso scrisse:
La cera non era sciolta. Lo stoppino integro. Eppure, una dopo l’altra, le fiamme cadevano come abbattute da un soffio invisibile.”
Nessuna corrente d’aria. Nessuna finestra aperta. Solo il silenzio e il sussurro lontano di una cantilena.
Le scritte comparse sul vetro
Nel gennaio 1887, durante un’indagine a Clerkenwell, Blackwood entrò in un appartamento dove una bambina parlava da sola a una parete. Il vetro appannato della finestra recava la scritta:
Non lasciarli entrare.”
Nessuno aveva toccato la finestra. Nessun dito aveva inciso quelle parole. La condensa si formava, ma quella scritta riappariva ogni notte, come incisa nella memoria del vetro.
I libri che cambiano posto
Nell’Archivio è presente una nota su un’abitazione abbandonata a Spitalfields. Un piccolo altare, costruito con libri impilati, appariva e scompariva in punti diversi della casa. Ogni volta, un volume diverso in cima. Ogni volume aperto alla stessa pagina: Salmo 88.
Hai scacciato da me i miei amici, mi hai reso un orrore per loro. Sono prigioniero, senza via d’uscita.”
Le gocce sul pavimento
In un vecchio teatro di Soho, chiuso da anni, un custode giurò di aver trovato gocce di sangue sul palco ogni lunedì, sempre nella stessa posizione. Sempre fresche. Sempre senza impronta, senza traccia.
Blackwood vi entrò da solo una notte. Ne uscì pallido, stringendo una pagina strappata di spartito. Sul retro, una nota scritta a matita:
“La musica li attira. Il silenzio li fa impazzire.”
Il peso dell’inspiegabile
Tutti questi eventi furono considerati “non rilevanti” ai fini giudiziari. Ma Blackwood li annotò, con cura ossessiva, in una sezione separata dell’Archivio. Quella con il bordo annerito.
Non perché servissero a incriminare qualcuno.
Ma perché, nel buio, sono proprio quei dettagli a farti capire che non sei solo.
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