La voce dei folli: il manicomio come soglia tra reale e sovrannaturale

Ci sono luoghi che non hanno bisogno di mostri per incutere timore. Il manicomio, nella narrativa gotica e horror, è uno di questi. Le sue mura scrostate, i corridoi vuoti, gli echi di urla lontane non raccontano solo la sofferenza dell’uomo, ma anche qualcosa di più antico, inquietante, forse inumano. In Il Vangelo delle Ombre, così come in altri episodi dell’Archivio Blackwood, il manicomio non è solo ambientazione: è confine. Una soglia tra il razionale e l’ignoto. Tra la scienza e la superstizione. Tra la follia e la possessione.

Quando la mente vacilla, la realtà si incrina

Il detective Edgar Blackwood, razionalista per vocazione, si trova spesso a confrontarsi con individui dichiarati folli: pazienti isterici, deliranti, donne accusate di “melanconia uterina”, uomini ossessionati da voci interiori. Ma ogni volta che varca le soglie di un istituto psichiatrico, il dubbio lo assale: sono tutti davvero malati? O qualcuno è preda di qualcosa di più oscuro?

In molte scene chiave della saga, il manicomio si rivela il teatro perfetto per il sovrannaturale. Qui il lettore è posto di fronte a una domanda scomoda: se il male esiste, si nasconde davvero nelle tenebre, o può celarsi nel cuore di chi riteniamo soltanto disturbato?

La parola che inquieta

La follia, nei romanzi gotici, è spesso una maschera che cela altro. Una voce che balbetta frasi in latino arcaico, uno sguardo fisso che riconosce simboli proibiti, una mano tremante che disegna schemi esoterici. Nei miei romanzi, questi gesti diventano indizi. Il lettore, insieme a Blackwood, è costretto a chiedersi: è delirio, o è verità nascosta oltre il velo della ragione?

Il manicomio diventa allora il crocevia di interpretazioni: per il medico è paranoia, per il prete è possessione. Blackwood è nel mezzo. E non sempre scegliere da che parte stare è possibile senza perdere sé stessi.

Un luogo di silenzi e sussurri

C’è una scena in particolare – senza rivelare troppo – in cui un paziente apparentemente catatonico comincia a sussurrare il nome del Viaggiatore. Lo fa solo quando è buio. E solo se non ci sono crocifissi nella stanza. È in momenti come questi che l’intero impianto razionale del detective inizia a vacillare. Il manicomio, così, da luogo di cura si trasforma in catalizzatore del Male.

La soglia

In definitiva, i manicomi nei miei romanzi non sono semplici ambientazioni: sono soglie. Porte aperte su un altrove che la medicina rifiuta, la religione teme e la società isola. Eppure, è proprio lì che si nascondono spesso le risposte. Ma solo per chi ha il coraggio di ascoltare la voce dei folli.

“Il Vangelo delle Ombre” è disponibile in formato ebook

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