Nel cuore della Londra vittoriana, l’anno 1888 non è soltanto una data: è un simbolo. Una ferita aperta nel tessuto della Storia, un’epoca sospesa tra rivoluzione industriale, superstizione e tenebra. L’Archivio Blackwood nasce proprio lì, tra le ombre fitte di vicoli nebbiosi e il crepitio dei lampioni a gas.
Ma perché scegliere proprio il 1888 come sfondo narrativo?
Un’epoca sull’orlo del collasso
La fine dell’Ottocento è un periodo di transizione brutale. La scienza avanza, la medicina evolve, la psicanalisi muove i primi passi. Eppure, accanto ai laboratori e agli ospedali, resistono ancora gli esorcisti, le sette, le credenze popolari. È un’epoca in bilico: perfetta per far emergere il dubbio, il mistero, l’ignoto.
Il 1888 è l’anno in cui le strade di Whitechapel si macchiano del sangue lasciato da Jack lo Squartatore. È l’anno del terrore, della stampa sensazionalista, della paura che entra in ogni casa. Ambientare Il Vangelo delle Ombre e Le Ombre di Whitechapel in questo preciso momento storico permette di esplorare un’umanità lacerata, pronta a credere all’oscurità perché ha perso fiducia nella luce.
La Londra del crimine
Un mondo in cui tutto è possibile
La Londra del 1888 è un palcoscenico perfetto per il gotico: nebbia, pioggia, carrozze cigolanti, orfanotrofi dimenticati, chiese in rovina e case infestate dai ricordi. Un mondo dove ogni rumore è un presagio e ogni simbolo inciso nel muro può essere l’inizio di un rituale antico.
Una scelta narrativa, ma anche atmosferica
La scelta dell’epoca non è solo un omaggio al gotico classico. È un modo per immergere il lettore in un tempo che sa di polvere, incenso e pioggia. Ogni elemento – dal linguaggio alle indagini – nasce da questo contesto, rendendo le vicende di Edgar Blackwood più autentiche e inevitabili.
L’Archivio Blackwood non racconta semplicemente una storia ambientata nel passato. Costruisce un mondo che, pur ancorato alla realtà storica, ha le porte aperte sull’Altrove.
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