Un’indagine gotica tra simboli, ombre e memoria
Ogni romanzo è come una casa antica: ciò che si vede è solo la facciata, ma dietro le tende, sotto le assi del pavimento, si celano dettagli che pochi notano al primo sguardo.
Il Vangelo delle Ombre non fa eccezione.
Ecco alcune curiosità sul secondo volume dell’Archivio Blackwood che potresti non aver colto… o che ti faranno guardare la storia con occhi nuovi.
1. La Londra del 1888 è un personaggio silenzioso
Non è solo uno sfondo. La città stessa respira, scricchiola, osserva. Vicoli, lampioni a gas e la nebbia sono tessere attive del mistero: suggeriscono, trattengono, tradiscono.
2. Ogni simbolo ha un’origine reale o mitica
I segni che compaiono nel romanzo non sono inventati a caso. Alcuni derivano da alfabeti esoterici medievali, altri da testi realmente esistiti. Ogni runa, ogni glifo, è stato scelto per evocare un senso di inquietudine e autenticità.
3. Il titolo stesso è un enigma
Il Vangelo delle Ombre non è solo un riferimento a un testo proibito. È anche una metafora per indicare ciò che si crede, ciò che si teme, e ciò che sopravvive nel buio della coscienza.
4. La dualità fede-ragione è il vero conflitto sotterraneo
Al di là dell’indagine e dei colpi di scena, il cuore del romanzo è il confronto tra ciò che possiamo spiegare… e ciò che non vogliamo ammettere. Il protagonista cammina sempre sul filo che separa il raziocinio dalla possibilità del soprannaturale.
5. Ogni personaggio porta una ferita
Che sia recente o antica, visibile o invisibile, ogni figura ha un passato che pulsa. A volte sussurrato, a volte solo suggerito. Ed è lì che si annidano le vere ombre.
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Il Vangelo delle Ombre non è solo un romanzo gotico.
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