Era logica pura. Ma Londra, nel 1888, aveva smesso di obbedire alla logica.”
In Le Ombre di Whitechapel, Sherlock Holmes non è il classico investigatore da salotto.
Non c’è tempo per gli scacchi. Né spazio per l’eleganza.
La Londra che incontra è viva, sporca, malata.
E i suoi crimini non seguono alcun metodo razionale.
Holmes, pur armato del suo infallibile ingegno, è costretto a fare i conti con ciò che non si spiega facilmente.
Con l’odore di cera bruciata in una cripta.
Con le ombre che si muovono anche quando nessuno cammina.
Con un nemico che non agisce per denaro, né per vanità, ma per qualcosa di più antico.
Ed è in quel confronto che Holmes diventa più umano.
Non perde la sua mente brillante, ma la affila contro un mistero che sfida persino la sua ragione.
A fianco di Watson, e sotto la pioggia di Whitechapel, il detective affronta un mondo dove il delitto è solo la superficie… e il vero abisso si trova sotto la pelle della città.
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Per chi crede che Sherlock Holmes abbia già affrontato tutto,
Le Ombre di Whitechapel prova a sussurrare:
Non ancora. Non questo.”
